Un Valzer Tra Gli Scaffali (titolo internazionale In The Aisles), film di Thomas Stuber presentato in concorso al 68. Festival di Berlino e qui premiato dalla Giuria Ecumenica, arriva finalmente in home video con Satine e CG Entertainment. Vincitrice di un’ampia serie di riconoscimenti internazionali, la pellicola si colloca in continuità con la poetica di Stuber, da sempre costruita sui contrasti (ricchezza e violenza in Teenage Angst, rudezza e malattia in Herbert), ma rispetto ad essa si muove su un terreno in parte diverso, esplorando nella prima metà del lungometraggio un’inedita delicatezza, quasi femminile, che fa fare un notevole salto di qualità al tedesco.
UN VALZER TRA GLI SCAFFALI: LA BELLEZZA CHE FIORISCE SU TERRENI BRULLI
Protagonisti di Un Valzer Tra Gli Scaffali sono Christian (l’ottimo Franz Rogowski, già visto in Victoria) e Marion (la bravissima Sandra Hüller di Vi Presento Toni Erdman). I tatuaggi di lui lasciano intendere un passato ribelle, ma in realtà sembra semplicemente un uomo dimesso, particolarmente solo e triste, che scappa dalla propria vita rifugiandosi nel nuovo impiego di magazziniere notturno in un supermercato, lavorando sodo e tenendo lo sguardo basso. Marion, che si occupa di allestire gli scaffali dei dolci, ha sì uno sguardo malinconico ma è invece brillante e intraprendente. Tra i due c’è un’intesa speciale, perlopiù inespressa, e nonostante il mondo complicato di fuori, i grigi scaffali del supermercato potrebbero rappresentare l’idilliaca quinta per qualcosa di bello. Nella visione di Stuber però non c’è grande spazio per le favole, e le vicende della vita si succedono farraginose.
LE ISPIRAZIONI DI STUBER E LA SCELTA DELLA STRADA PIÙ DIFFICILE
Il cinema tedesco, rispetto ad altre realtà, è piuttosto avaro di grandi sorprese, ma il delicato dramma sentimentale di Stuber si potrebbe a tutti gli effetti annoverare tra queste. L’opera non è perfetta e, benché sia evidente la volontà dell’autore di non seguire la strada più ovvia e di far muovere i suoi protagonisti in un terreno arido, ermetico e amaro, la scelta di far impantanare dei perdenti nelle sabbie mobili di ulteriori fallimenti nega allo spettatore un vero arco evolutivo del personaggi, e quindi mutila il piacere della visione.
Detto questo, i punti di riferimento cinefili del regista sono evidenti e di tutto rispetto: se per la maggior parte della pellicola si respira aria di cinema rumeno e bulgaro, non è tanto lo spettro di Mungiu e Puiu ad aleggiare incombente, quanto sorprendentemente quello di Paolo Sorrentino e di Terry Gilliam. Nei movimenti di macchina, nella costruzione delle interazioni, nelle scelte musicali, nel gusto d’insieme e soprattutto nella scrittura, ritroviamo pur trasfigurata l’ombra lunga dell’acerbo ma riconoscibilissimo Sorrentino di L’Uomo In Più, mentre l’idea di una favola d’amore tra ‘ultimi’ e alcune trovate particolarmente ispirate e romaniche rimandano a diversi passaggi de La Leggenda del Re Pescatore. C’è poi anche qualcosa del percorso narrativo decisamente inusuale di Ubriaco d’Amore di Paul Thomas Anderson.
Ciò non vuol dire che Un Valzer Tra Gli Scaffali non abbia una propria dignità e autonomia artistica né che l’autore saccheggi il già visto, ma l’eco lontana dei suddetti titoli a volte rimbomba particolarmente presente.
Un Valzer Tra Gli Scaffali è un film bello, intenso, che si prende grandi rischi quando si tratta di giocare con le aspettative dello spettatore ma che non trova nella scrittura una sponda sufficientemente solida per mettere ogni elemento al suo posto. Cionnonostante è un lavoro eccellente e assolutamente da recuperare, che se lascia l’amaro in bocca al termine della visione è anche in grado di sedimentarsi nel cuore dello spettatore e di riconciliarsi con esso nei giorni successivi.