Racchiudere La Donna Elettrica all’interno di un unico genere sembra davvero impossibile, poiché il film di Benedikt Erlingsson si muove con disinvoltura tra commedia surreale, dramma sociale e addirittura action. La pellicola, premiata per la sceneggiatura al Festival di Cannes e da poco disponibile in home video CG Entertainment, affronta tematiche di grande importanza e attualità come il surriscaldamento globale e l’inquinamento ambientale, ma lo fa con un tono divertente, leggero e sopra le righe, creando così un mix di riflessione consapevole e divertimento che dipinge il sorriso sul volto dello spettatore per 101 minuti. Il regista riesce infatti pienamente nel dichiarato intento di creare un feel-good movie sui cambiamenti climatici, portando sullo schermo la sua Islanda, selvaggia e verdissima che fa da sfondo alle (dis)avventure della protagonista, Halla, una donna apparentemente tranquilla ma disposta a fare di tutto per salvare la sua terra.
LA DONNA ELETTRICA TRA ECOTERRORISMO, DENUNCIA SOCIALE E RISATE
Single sulla quarantina, Halla conduce vita normalissima tra lezioni di canto, lunghe nuotate e pedalate in giro per la città. Ma dietro un’esistenza ai limiti della monotonia, la donna nasconde un animo ribelle: è infatti un’ecoterrorista che organizza sabotaggi contro l’industria siderurgica islandese che sta mettendo in pericolo la sua amata Islanda. E così, sola e armata di arco e frecce, porta avanti la sua lotta con una determinazione degna di un’eroina classica, la quale non teme il suo nemico, nonostante questo sia un colosso come una multinazionale. I suoi pensieri e le sue perplessità sono sempre accompagnati dalla musica suonata da una piccola band locale che è fisicamente presente all’interno della vicenda e ne prende parte in modo attivo. Come il coro nel teatro (così afferma lo stesso Erlingsson), il piccolo gruppo musicale rappresenta le voci nella testa della protagonista spesso in contrasto tra loro, nell’ attesa della decisione finale. E nel frattempo, Halla avanza risoluta verso il suo obiettivo, fino a quando una bambina di 4 anni incrocia il suo percorso, destabilizzando ogni suo piano.
Ed è qui che il desiderio di essere madre, temporaneamente assopito, riaffiora prepotentemente, mettendo la protagonista davanti alla necessità di fare delle scelte, di decidere quale direzione dare alla sua vita. Ma Halla non è sola, ha una sorella gemella, Asa, che rappresenta quasi il suo alter ego, la parte riflessiva e saggia del suo essere. E le due donne (o forse è solo una…) riusciranno a compiere gesta inaspettate, fino ad arrivare ad un finale imprevisto ricco di originalità e forti spunti di riflessione.
IL CINEMA ISLANDESE FA UN SALTO IN AVANTI
In un film che insegna senza fare moralismi, Erlingsson crea una storia tutta al femminile e con un tocco delicato, talvolta quasi fiabesco, mette in primo piano sentimenti e valori profondi come l’amicizia, la solidarietà e l’amore tra sorelle. E percorrendo gli sconfinati altipiani islandesi, lo spettatore si immerge in una natura selvaggia e bellissima, riuscendo a sentire il profondo legame di Halla con la propria terra, femmina anch’essa.
Il cinema islandese non è certo tra i più prolifici, e nonostante negli ultimi anni inizi sempre più spesso a varcare i confini nazionali – si pensi a Under The Tree ma anche al più recente The Deep – difficilmente è caratterizzato da sceneggiature ben limate. La Donna Elettrica invece, al netto di un’ottima confezione, si distingue proprio per la scrittura solida e ricca di spunti, ragion per cui non possiamo che consigliarvene caldamente la visione.