Dopo la conclusione di serie TV osannate come Banshee e The Knick, il canale americano Cinemax non è più riuscito a produrre un titolo in grado di entusiasmare il proprio pubblico (emblematiche sono state le cancellazioni di Quarry e dell’horror Outcast); Warrior, nuovo period drama in 10 episodi del network via cavo, rappresenta un tentativo ambizioso di invertire un trend preoccupante. Prodotto da Justin Lin (il regista di molti capitoli della saga di Fast And Furious), il nuovo prodotto di punta di Cinemax, già rinnovato negli Stati Uniti per una seconda stagione, è andato in onda nel nostro paese su Sky Atlantic.
UN ESPERTO CINESE DI ARTI MARZIALI EMIGRA NELLA SAN FRANCISCO DI FINE OTTOCENTO
Ah Sahm (Andrew Koji) è un giovane immigrato proveniente dalla Cina che si trasferisce nella pericolosa e corrotta San Francisco della seconda metà dell’Ottocento, finendo per essere ingaggiato dal clan criminale di Chinatown Hop Wei. Giunto in America alla ricerca della sorella Xiaojing (Dianne Dong), il nostro protagonista, esperto di arti marziali, riesce a ritrovarla ma scopre che la ragazza, che ha cambiato il suo nome in Mai Ling, lavora per una gang rivale.
TRA BANSHEE E PEAKY BLINDERS, WARRIOR È IL NUOVO SUCCESSO TARGATO CINEMAX
Supervisionato da Jonathan Tropper (lo storico showrunner di Banshee), Warrior si basa su un soggetto sviluppato per la televisione da parte di Bruce Lee nel 1971 che fu però cassato dalla Warner Bros e dalla Paramount; tuttavia la figlia di Lee, Shannon (che figura tra i produttori esecutivi), ha recuperato il materiale originale, annunciando nel 2015 lo show che avrebbe dovuto in principio essere diretto dallo stesso Justin Lin.
Fin dal pilot notiamo come la nuova serie della Cinemax prenda spunto non solo da Banshee, mostrando la stessa natura pulp, ma anche da Peaky Blinders: Warrior, che racconta le faide di fine Ottocento tra gang cinesi all’interno delle Chinatown americane (le cosiddette Tong Wars), mette in scena un microcosmo corrotto e razzista in cui domina la legge del più forte.
Nonostante sia presente uno sguardo tutt’altro che caricaturale della società statunitense di allora, la creatura di Jonathan Tropper è principalmente intrattenimento rivolto ad un pubblico maschile: lo show non ha paura di mostrare scene di sesso esplicite (in coerenza con l’anima softcore del canale via cavo controllato dalla Warner) e, soprattutto, mette in grande risalto il kung fu. Attraverso il lavoro di stuntman bravissimi (il coordinatore, Brett Chan, ha lavorato in serie come Iron Fist e Marco Polo) i combattimenti sono la vera attrazione di Warrior, capaci di tenere incollati gli spettatori davanti allo schermo per il loro realismo.
Bisogna però aggiungere che, oltre al ritmo sempre incalzante e all’ottima regia, la serie presenta anche una buona caratterizzazione dei personaggi principali (ci sono diverse storylines che si intrecciano tra loro) e, nei suoi momenti più riflessivi, non ha nulla da invidiare a period drama più prestigiosi (in alcuni frangenti ricorda molto, non a caso, The Knick); seppur il lato action del prodotto Cinemax sia predominante rispetto alla componente drammatica, Warrior crea un proprio equilibrio senza mai snaturarsi nel corso dei primi dieci episodi.
Al netto di uno sviluppo narrativo non sempre impeccabile, lo show Cinemax non delude le aspettative mettendo in risalto la sua spiccata personalità; Warrior offre al pubblico uno spettacolo adrenalinico ma mai banale e, in vista della seconda stagione (già annunciata dal network), l’augurio è che il prossimo anno possa mantenere lo stesso livello qualitativo, anche per onorare al meglio la figura di un gigante della cultura popolare come Bruce Lee.