Ham On Rye, esordio al lungometraggio dello statunitense Tyler Taormina, è un incantevole viaggio all’interno della provincia americana. Presentata alla 72. edizione del Festival di Locarno nella sezione Cineasti Del Presente, la pellicola è disponibile gratuitamente in streaming, fino al 31 agosto, su FestivalScope, piattaforma web che offre una numerosa selezione di titoli provenienti dai migliori festival cinematografici del mondo.
UN ONIRICO RITO DI PASSAGGIO DALL’ADOLESCENZA ALL’ETÀ ADULTA
In una cittadina californiana, un nutrito gruppo di adolescenti si ritrova in un bar dove avviene un singolare rito di passaggio che condiziona il loro futuro. Da qui il destino dei giovani cambia, tra chi rimane invischiato nella noiosa routine della provincia e chi invece scompare dopo la bizzarra festa.
RICERCA ESTETICA E SURREALISMO IN UNA PELLICOLA DALLA TRAMA ESILE
Il giovane Tyler Taormina ambienta la sua opera prima in una cittadina che sembra quasi fuori dal tempo (per sottolineare l’universalità del tema trattato) per raccontare quel particolare momento della vita, il passaggio dall’adolescenza alla vita adulta, in cui l’essere umano decide la strada da intraprendere nella propria esistenza, perdendo così l’innocenza fanciullesca.
Il regista prende come punto di riferimento alcuni grandi registi del cinema americano (il George Lucas di American Graffiti e il David Lynch di Twin Peaks) per questo coming of age diviso in due parti: nella prima dominano le atmosfere sognanti e spensierate dei teen movie (la fotografia qui gioca un ruolo di primo piano) mentre nella seconda metà del film i toni si fanno più cupi e malinconici.
Sviluppando un soggetto interessante (la scena clou, quella del rito di passaggio, è il muro portante dell’opera), Taormina dimostra fin dalle prime scene di curare nel dettaglio l’aspetto visivo della pellicola e di saper lavorare molto bene anche con la colonna sonora; tuttavia come sceneggiatore deve ancora affinare il suo acerbo talento. Lo script, scritto assieme ad Eric Berger, è ridotto all’osso e non sempre la coerenza narrativa viene rispettata; infatti, in alcuni frangenti, la sensazione di assistere a sequenze esteticamente convincenti ma pretenziose nella sostanza è molto forte però il bel finale, che riprende le atmosfere di inizio film, conclude degnamente un racconto affascinante, anche se scarno dal punto di vista dei contenuti.
Nonostante i difetti tipici di un’opera prima, Ham On Rye riesce comunque a conquistare il pubblico per il suo coraggio di osare (la pellicola, malgrado il numeroso cast, non ha un protagonista) e per la capacità di creare immagini suggestive difficili da dimenticare. Niente male per un autore esordiente.