Bird Island (titolo originale L’Île aux oiseaux) è il secondo lungometraggio della coppia di cineasti formata da Maya Kosa e Sergio Da Costa. Presentata alla 72. edizione del Festival di Locarno nella sezione Cineasti Del Presente, la pellicola è disponibile gratuitamente fino al 31 agosto in streaming su Festival Scope, la piattaforma web che offre la visione di una numerosa selezione di film provenienti dai migliori festival cinematografici del mondo.
Nel Centro di riabilitazione ornitologica di Genthod a Ginevra, si incontrano le vicende degli animali che popolano questo luogo, e degli addetti ai lavori che si occupano degli uccelli in difficoltà. Quelli che apparentemente sembrano due mondi lontani e inconciliabili, si scoprono in realtà figli della stessa Natura. Una natura che oggi giorno corre più veloce di quello che riusciamo a percepire, facendoci sprofondare in veri e propri malanni fisici e mentali. Così, il Centro diventa un rifugio non solo per falchi e civette feriti, ma anche per chi, come l’apprendista Antonin, soffrono di incerti mali. A contatto con un mondo nascosto tra i meandri di una società indivualista e alienante, i malati riscoprono nuovamente la dinamicità della vita.
Lo sguardo documentarista di Kosa e Da Costa è infatti solo a primo impatto, freddo e distante. Bird Island è un film fatto soprattutto di piani sequenza e inquadrature statiche, dove i dettagli sono accennati e sussurrati allo spettatore. Quello di Bird Island è però vero e proprio cinema. Laddove i dialoghi, diretti e ironici, sono appena inseriti nella diegesi, le immagini fanno tutto il lavoro. Quello che non viene detto è mostrato, e niente di quello che viene taciuto potrebbe aggiungere qualcosa alle inquadrature. La vita nel centro viene ripresa nella maniera più fedele possibile: né lo spettatore è risparmiato dalla vista della parte più cruda del lavoro dei veterinari. Le operazioni, la pulizia delle carcasse di topi da dare in pasto ai rapaci, addirittura le autopsie degli uccelli non sopravvissuti, vengono ripresi senza filtro alcuno, rendendo l’aderenza alla realtà assoluta. Talmente tanto che il risultato che i due registi ottengono è quello di un’atmosfera onirica e visionaria.
Lo stesso ritmo del film, che nella diegesi è scandito dalla partenza e dall’arrivo di aeroplani, prosegue in maniera lenta e surreale. Si apre cioè una finestra direttamente sul mondo, dove il pubblico in atteggiamento voyeuristico viene inconsciamente invitato a riflettere sulla società moderna. Una società cioè in cui ormai conta la massa e dove l’individuo rimane schiacciato nella sua inadeguatezza di fronte alla frenesia della modernizzazione. Bird Island non offre risposte certe, ma racconta la storia di chi, o con un ala spezzata o con l’anima infranta, piano piano è riuscito a tornare alla vita.
Bird Island è un film che apparentemente si fa forza di metafore scontate, ma che invece offre diversi spunti di riflessione e invita ad ascoltare i propri bisogni fisici e emotivi per non morire sotto la pressione dei nostri tempi. Maya Kosa e Sergio Da Costa regalano un film documentario intriso di poetica semplicità.