Dieci persone, un cane e un cavallo sono i protagonisti di Here For Life, lungometraggio firmato dai registi Andrea Luka Zimmerman e Adrian Jackson. Sullo sfondo di una Londra in piena gentrificazione, i personaggi si raccontano e si confessano a vicenda i propri dolori. Sono ex tossicodipendenti, ex detenuti, poveri e senzatetto riuniti dalla voglia di vivere, nonostante la società faccia di tutto per relegarli ai margini.
Non è difficile arrivare a capire le necessità estetiche e poetiche che hanno spinto i due autori. Nato direttamente da una costola del progetto teatrale Cardboard Citizens – fondato proprio da Adrian Jackson – il film decide di non delimitare lo spazio tra generi differenti. La sceneggiatura, infatti, sembra non essere programmata e le strutture narrative si costruiscono man mano che i protagonisti entrano in scena. Tutto sembra improvvisato, eccetto quegli intermezzi durante i quali hanno luogo gli esercizi di interpretazione e le prove dello spettacolo finale.
Eppure Here For Life non è un lungometraggio che pretende di scandagliare le personalità di ogni personaggio e concedersi al pubblico con drammaticità e emozioni. Zimmerman e Jackson compongono un film collettivo che trova il suo massimo compimento nelle battute finali. Qui infatti tutti i protagonisti sono riuniti a presentare uno spettacolo teatrale, all’interno di quella che sembra essere una discarica, davanti ad un pubblico attivo, intento ad assorbire le parole di quello che sembra essere uno spettacolo dell’assurdo ma che invece regala spunti su cui dibattere (mostrando in questo modo tutto l’intento politico e sociale della pellicola).
Sebbene la metafora sia facilmente intuibile, non significa che sia meno efficace. Here For Life racconta attraverso gli occhi dei suoi protagonisti il cambiamento della società avvenuto in pochi anni. Le zone disagiate di Londra diventano così un microteatro in cui presentare i problemi del mondo intero e in cui affrontare la spinosa questione del progresso. La costruzione di nuovi edifici, l’aumento dei prezzi, la crescita del divario tra gli stipendi dei lavoratori non possono essere definiti un perfezionamento della civiltà. Così dietro ad un nuovo grattacielo si nasconde una vecchia comunità che è stata lasciata alle spalle, semplicemente cancellata.
Zimmerman, attivista culturale, e Jackson, tra i principali sostenitori del Theatre Of The Oppressed, scelgono una regia capace di non sovrastare mai la scena. E, sebbene il montaggio possa sembrare caotico, in realtà delinea il preciso compito di suggerire in pillole l’atmosfera sociale, politica e culturale in cui questi reietti vivono. I protagonisti si prendono tutto il tempo per dialogare tra loro, confessarsi alla telecamera o recitare la propria parte. Così Here For Life diventa un film ibrido dove documentario, poesia e teatro si mescolano tra di loro senza alcuna distinzione. Un’opera che non solo denuncia una condizione sociale ma soprattutto parla di resistenza e della necessità per tutte le comunità di non essere lasciate indietro nella corsa al progresso.
Here For Life è stato presentato alla 72. edizione del Festival di Locarno nella sezione Cineasti Del Presente, ora disponibile gratuitamente fino al 31 agosto in streaming su FestivalScope.