È una storia che si studia a scuola quella del caso Dreyfus (l’affaire Dreyfus) passato alle cronache di tutta Europa per aver generato lo sdegnod egli intellettuali del Continente. Un caso che ebbe in nuce le teorie sulla razza che si svilupparono in Germania negli anni successivi e che mise alla sbarra un innocente soltanto perché “diverso”. Roman Polanski racconta la sua interpretazione del caso Dreyfus, dirigendo tre grandi interpreti, Jean Dujardin, Louis Garrel ed Emmanuelle Seigner in L’Ufficiale e la Spia – J’Accuse, presentato in concorso alla 76 Mostra di Arte Cinematografica di Venezia.
IL NUOVO FILM DI ROMAN POLANSKI, L’UFFICIALE E LA SPIA, È UN AMBIZIOSO SPACCATO DI STORIA
L’affaire Dreyfus è una storia forte, che ha sconvolto l’Europa in un momento di importanti cambiamenti politici e sociali, alla luce della prima guerra mondiale, che ne cambiò gli equilibri per sempre. Il Capitano Alfred Dreyfus (Louis Garrel) è accusato dal Comandante Georges Picquart (Jean Dujardin) di essere una spia e di aver cospirato contro la Francia a favore della Germania. Siamo nel 1895 e il conflitto Franco-Prussiano ha lasciato una profonda cicatrice, che ha ridisegnato i confini francesi e creato nella popolazione un clima di odio e paura.
Disonorato, umiliato e mandato in prigione sull’Isola del Diavolo, il Capitano si professa innocente ma non ottiene un processo equo perché di religione ebraica. Il suo principale accusatore, il Comandante Picquart, osservando nuovamente il caso prova la sua innocenza ed è deciso a cercare verità e giustizia per Dreyfus, ma la revisione del processo è un labirinto fitto di insidie che dovrà affrontare superando molti ostacoli e generando il caos tra l’opinione pubblica.
IL CASO DREYFUS E IL J’ACCUSE CHE SCONVOLSE L’EUROPA
L’antisemitismo imperversante in Francia, la politica dei generali, l’intolleranza diffusa e la paura dell’altro sono i punti cardine della storia, che Polanski narra allo spettatore attraverso il linguaggio di un film di spionaggio, lavorando molto sulla comunicazione visiva. Il regista ci mostra attraverso un buco della serratura, un binocolo, una porta socchiusa, le azioni dei protagonisti circondati da un’atmosfera losca, fumosa fatta di pavimenti in legno, soffitti ingrigiti e pesanti tende damascate.
In L’Ufficiale e la Spia – J’Accuse tutto sembra portare lo spettatore ad interagire con un ambiente soffocante, al limite della ragionevole tolleranza, dove agli angusti ambienti domestici e lavorativi si aggiunge il timore di essere costantemente osservati. Il parallelismo che il regista vuole sottolineare è che finché la verità non verrà a galla quel senso di prigionia e solitudine che prova l’innocente Dreyfus, costretto alle più vili umiliazioni, sarà provato anche dai suoi accusatori e in senso più generale da tutto l’establishment politico e sociale che ha permesso simili discriminazioni. Un grande regista come Roman Polanski non ha bisogno di presentazioni e conferma la sua presenza al lido con un film eseguito magistralmente, che riesce a mantenere una tensione costante e affama lo spettatore della ricerca di verità e giustizia.
JEAN DUJARDIN E LOUIS GARREL, ANTAGONISTI IN CERCA DI VERITÀ
Jean Dujardin comunica con grande franchezza la necessità morale dell’essere umano, mostrando anche le debolezze del suo personaggio, che non è presentato come un eroe ma soltanto come uomo, un servitore della Francia che comprende quanto la giustizia sia necessaria per dimostrare la civiltà di un paese. Louis Garrel si trasforma completamente per interpretare Dreyfus, un uomo provato dalla prigionia e dalle umiliazioni, i suoi occhi non perdono mai fierezza nonostante le torture subite, mentre Emmanuelle Seigner conferma il suo fascino sul grande schermo, nel ruolo dell’amante e confidente di Picquart.
L’Ufficiale e la Spia – J’Accuse prende in prestito il titolo dall’articolo giornalistico scritto da Emile Zola sull’Aurore, uno dei primi atti di mobilitazione per mezzo dei media, che costò all’anziano scrittore un anno di detenzione. Il film è ben eseguito e rappresenta un ottimo compromesso tra il dramma storico e la spy story. Polanski dirige con il suo stile, caratterizzato dall’equilibrio tra i tempi scenici e dalla coordinazione con la musica incalzante, scritta da Alexandre Desplat. Una grande storia quella del caso Dreyfus che aveva la necessità di essere raccontata con una grande opera, tale è il film di Polanski, regista che continua a dimostrare come il mezzo cinematografico possa raccontare il passato con uno sguardo sempre rivolto al presente. L’Ufficiale e la Spia sarà nelle nostre sale dal 21 novembre grazie a 01 Distribution.