Tata dai poteri magici, suora che con la sua musica cambia la vita di 7 bambini, cantante disoccupata che finge di essere un uomo per arrivare al successo: questi sono solo alcuni esempi dei ruoli interpretati da Julie Andrews, icona del cinema ma anche stella di Broadway, scrittrice, produttrice, doppiatrice e detentrice di tutti i più grandi riconoscimenti del mondo del cinema e del teatro. Con la sua voce portentosa e la sua elegante bellezza senza tempo è entrata nelle case e nel cuore di milioni di famiglie, conquistando generazioni intere di bambini che, a distanza di 55 anni, si ritrovano a cantare con entusiasmo “Supercalifragilistichespiralidoso”. È a lei che la 76a Mostra del Cinema di Venezia assegna uno dei due Leoni D’Oro alla carriera per il 2019 (l’altro a Pedro Almodovar), a coronare un percorso che oltre a farla diventare una stella del firmamento Hollywoodiano, l’ha resa una leggenda vivente, simbolo non solo di talento ma anche di forza, caparbietà e ambizione. Passando dal musical al dramma, dal thriller alla graffiante commedia, Julie Andrews è l’esempio di una grande professionista che mai si è lasciata imprigionare all’interno di un unico ruolo, che si è sempre sfidata distruggendo e di volta in volta ricostruendo la sua immagine fatta di mille sfumature diverse.
JULIE ANDREWS E L’ICONICO RUOLO DI MARY POPPINS
Con una voce di 4 ottave e spettacolari virtuosismi canori, Julie Andrews approda a Broadway appena diciottenne e diventa molto presto una stella del teatro americano. Ma per il suo debutto cinematografico bisogna aspettare il 1964, anno in cui Walt Disney la sceglie per interpretare il ruolo di una magica tata volante nel suo nuovo musical. Nasce così uno dei personaggi più rappresentativi del cinema di tutti i tempi: Mary Poppins. Armata di ombrello e borsa dalle mille sorprese, la super governante affascina bambini e adulti, divertendoli con viaggi magici in mondi pieni di fantasia e canzoni per sempre impresse nella memoria.
Come disse Julie Andrews: “Mi resi conto che potevo portare divertimento e gioia agli altri e aiutarli a dimenticare per un momento le difficoltà e le sofferenze delle nostre vite”.
Ma la pellicola, oltre a regalare due ore di puro divertimento, veicola messaggi molto importanti e profondi. Parla di altruismo, della capacità di aiutare chi si trova nel bisogno, della forza che ogni persona deve avere per superare i momenti difficili e affrontare col giusto spirito ogni piccola sfida quotidiana (perché “basta un poco di zucchero e la pillola va giù!”). E la stessa Mary Poppins è emblema della donna forte, indipendente e caparbia che vive secondo le sue regole e non si sottomette mai, nemmeno davanti al rigido e austero signor Banks.
Grazie ad un’interpretazione quasi magica e fiabesca, Julie Andrews vince il premio Oscar come miglior attrice protagonista e dà il via alla sua ascesa nell’olimpo Hollywoodiano. La sua immagine di donna perfetta ed elegante conquista il pubblico che la amerà ancor di più nel film che diventerà una pietra miliare della storia del cinema: Tutti insieme appassionatamente.
TUTTI INSIEME APPASSIONATAMENTE: UN NUOVO GRANDE SUCCESSO
È il 1965 e la Andrews interpreta il personaggio di Maria Von Trapp, una suora dallo spirito libero che diventa la tutrice di 7 bambini, figli di un generale austriaco e orfani di madre. Suor Maria, con la sua incontenibile felicità e la sua musica, porta di nuovo l’allegria nella casa e nelle vite dei bambini ormai incupiti da un padre troppo severo e austero. Grazie a lei, la famiglia Von Trapp riscopre l’amore e la gioia di vivere, nonostante le difficoltà di un’Austria stretta nella morsa nazista. Anche in questa pellicola la protagonista, che può sembrare in apparenza un personaggio conservatore, racchiude in sé elementi di grande emancipazione: parliamo infatti di una suora che non riesce ad accettare le regole di un convento che la tengono lontana dalle sue adorate montagne e che ad un tratto, scoprendo dentro di sé l’amore per un uomo, lascia la veste da monaca e cambia radicalmente la sua vita, dimostrando con questa scelta grande coraggio, forza d’animo e determinazione.
Ancora una volta Julie Andrews diventa icona del cinema familiare e Tutti insieme appassionatamente (titolo originale The Sound of Music) diviene un classico insormontabile. Ma l’artista non intende rimanere imprigionata nel ruolo di “brava ragazza amata dai grandi e piccini” e decide di dedicarsi a ruoli differenti, allontanandosi dal musical che l’ha resa in poco tempo l’attrice più pagata e ricercata di Hollywood.
DAL MUSICAL PER FAMIGLIE AD ALFRED HITCHCOCK
“Muovetevi con il vento, trovate il giusto equilibrio, fate in modo di conoscere voi stessi e di scoprire gli altri. Coltivate la capacità di sognare”.
È la stessa Julie Andrews a pronunciare queste parole davanti ad una folla di giovani studenti, invitandoli a non temere il cambiamento poiché questo aiuta a capire ciò che si è e si vuole realmente. L’attrice inglese sperimenta in prima persona il cambiamento interpretando nuovi ruoli e scoprendo nuove strade nella sua carriera cinematografica. Sceglie di abbandonare i panni della “brava ragazza” dei musical e lavora in film come il drammatico Hawaii (1966) di George Roy Hill e il thriller di Hitchcock Il sipario strappato (1966). E così diventa moglie sottomessa di un pastore del 1800 che, accecato dalla sua fede nelle sacre scritture, dimentica l’amore e la compassione per gli esseri umani e condanna la sua famiglia ad una vita di stenti e sacrifici. O ancora è Sarah, assistente e fidanzata fedele di un fisico americano che si ritrova coinvolta in intrighi e complotti nella Berlino Est del blocco comunista. In entrambi casi, nonostante trame e contesti lontani nel tempo e nello spazio, Julie Andrews fa emergere la sofferenza di donne divise tra i propri principi e sogni e l’amore incondizionato per gli uomini che hanno al loro fianco, sottolineando la drammaticità delle scelte che si ritrovano a fare e che spesso (come nel caso di Ierusa in Hawaii) le portano a soccombere, vittime di un amore troppo crudele.
BLAKE EDWARDS, MARITO E REGISTA: JULIE ANDREWS DIVENTA VICTOR VICTORIA
Il 1969 è l’anno in cui due grandissime personalità si sposano e creano un sodalizio artistico fra i più longevi e importanti della storia del cinema: parliamo di Blake Edwards e Julie Andrews che per ben 42 anni condivideranno la vita personale e professionale, lavorando insieme a film caratterizzati da un’ironia pungente e a tratti dissacrante. L’attrice si ritrova così protagonista di commedie come S.O.B. (1981) e Victor Victoria (1982) che portano sullo schermo una “nuova” Julie Andrews irriverente e sarcastica. Con S.O.B. vediamo rappresentata una Hollywood fatta di feste, droga e rock and roll dove un regista, reduce dall’enorme fallimento del suo ultimo film per bambini, tenta più volte il suicidio prima di decidere di trasformare il suo musical in una pellicola a luci rosse. E dopo mille traversie riesce nell’impresa, convincendo sua moglie, fino a quel momento icona del cinema per famiglie, a indossare i panni di una seducente ninfomane protagonista di un sogno per adulti. Con un umorismo graffiante e fortemente provocatorio, Edwards riporta sullo schermo un momento della sua vita (il colossale fiasco del suo film “Operazione crepes suzette”, prima opera in cui collabora con sua moglie) e lo dipinge con toni irriverenti che ci regalano una divertentissima Julie Andrews nelle vesti di Sally Miles, donna disinibita e affascinante che, con il suo topless e le imprecazioni, suscita grande scalpore nel suo pubblico ancora legato all’eterna immagine di una Andrews/tata volante.
“Sally Miles dice cazzo! Questo farà aumentare gli incassi di 100 milioni, di 200 milioni! Ah ah, Mary Poppins è morta! [..] Faremo noi la storia del cinema, un monumento cinematografico all’umana immoralità!”.
La vera sfida per l’attrice inglese arriva con Victor Victoria, brillante commedia ambientata nella Parigi degli anni 30 nella quale interpreta una cantante disoccupata e ridotta alla fame (Victoria) che si finge un ricco omosessuale polacco dalle portentose doti canore (Victor). E così, accompagnata da un cabarettista gay, suo amico e “collega”, raggiunge la fama fingendosi un travestito ed esibendosi nei locali più in voga della capitale francese. È grandiosa la capacità della Andrews di appropriarsi di questo personaggio, costruendo una magnifica performance premiata con un Golden Globe, il David di Donatello per la miglior attrice straniera e la sua terza nomination agli Oscar.
UN TRAGICO ERRORE MEDICO: JULIE ANDREWS DICE ADDIO ALLA SUA VOCE FLAUTATA
L’incredibile vita di Julie Andrews, costellata di grandi successi e soddisfazioni, subisce un duro colpo nel ’97 quando la donna, a causa di un errore durante un intervento chirurgico alla gola, viene privata della sua voce straordinaria e da quel momento non potrà cantare mai più. Ma mostrando una resilienza non da tutti, la Andrews riprende a lavorare nel cinema (a partire dagli anni Duemila) in commedie romantiche quali Pretty Princess – Principe Azzurro Cercasi dove interpreta la regina di un piccolo regno che insegna alla nipote impacciata ad essere una principessa e L’Acchiappadenti, simpatica commedia sulla capacità di sognare nella quale interpreta una severa fata impegnata ad istruire un Dwayne Johnson in versione “apprendista fata dei denti”. Un ritorno dell’attrice al cinema familiare in ruoli di donne eleganti e raffinate che ben si addicono alla sua bellezza fuori dal tempo.
Con il suo talento, la sua ambizione e la sua caparbietà Julie Andrews ha dato un enorme contributo al mondo dell’arte, divenendo un’icona indiscussa e insormontabile del cinema di tutti i tempi e per questo, come afferma il presidente della Mostra del Cinema di Venezia: «Il Leone d’oro è il riconoscimento doveroso di una carriera straordinaria che ha saputo ammirevolmente conciliare il successo popolare e le ambizioni artistiche senza mai scendere a facili compromessi».