Il grandissimo regista Francesco Rosi veniva chiamato dagli amici e dalla figlia, Carolina, semplicemente “Franco”. In questa perla di documentario che è Citizen Rosi – presentato fuori concorso a Venezia 76 – il regista di Le Mani sulla Città è sempre chiamato affettuosamente Franco, dagli amici, dalla famiglia, dai colleghi e dagli ammiratori. Nel film, scritto e diretto dalla giornalista Didi Gnocchi e da Carolina Rosi, si ripercorre in modo cronologico – dal punto di vista della storia e non dei film – la carriera di un regista modernissimo, mai abbastanza celebrato e nominato quando si parla del grande Cinema italiano del secondo novecento.
CITIZEN ROSI È UN RACCONTO A PIÙ VOCI DI UN GENIO DEL NOSTRO CINEMA
Si sentono, in Citizen Rosi , le “mani” diverse che hanno costruito il documentario e in questo sta la sua grande forza. Da un parte il film ha un forte piglio giornalistico, così come lo avevano i film di Rosi, mentre grazie a Carolina – la cara figlia di “Franco” – tutta l’opera è attraversata da una tenerezza fantastica, con momenti toccanti come quello in cui Rosi, quasi commosso, confessa di essere emozionato all’idea di rivedere i suoi film con la figlia.
E così i 130 minuti di Citizen Rosi sono animati da una fortissima vitalità. Vediamo alternarsi diverse sequenze dei film di Rosi – dai più famosi come Le Mani sulla Città o Il Caso Mattei fino ai meno celebrati come Cristo si è Fermato a Eboli – a commenti da parte dello stesso regista. Franco ricorda le scene, i collaboratori, le origini delle piccole idee – come l’anello che indossa il nonno in Tre Fratelli – o la demolizione dell’edificio in Le Mani sulla Città. In questo senso, grazie a Carolina, il film è davvero una chiacchierata familiare, un ritratto molto intimo e personale fatto di memorie e aneddoti.
MOLTE VOCI PER PARLARE DI FRANCESCO ROSI
L’altro lato del documentario riguarda invece la storia italiana del Novecento, quella alla quale Rosi ha dedicato una carriera intera, attingendo spesso dai migliori romanzi dell’epoca. La scelta narrativa per cui optano le due attrici, seppure con qualche imperfezione a livello di montaggio, è piuttosto curiosa: ogni film di Rosi viene commentato da grandi studiosi, storici, magistrati; vengono interpellati intellettuali come Gherardo Colombo, Lirio Abbate, Roberto Saviano, Giuseppe Tornatore o Vincenzio Calia.
Citizen Rosi ripercorre in modo originale la carriera del regista, seguendo l’ordine della storia e non quello cronologico dei film – il documentario parte con Lucky Luciano , girato nel 1973 – proponendosi di affrontare le evoluzioni della storia italiana, segnata prima dal fascismo e poi dal terrorismo. Il risultato è un’opera toccante che è tanto il racconto di un rapporto padre-figlia quanto un saggio storico sull’opera omnia di un mito come Francesco “Franco” Rosi.