Il jazz è il filo conduttore del film d’apertura della 14. edizione della Festa del Cinema di Roma: Motherless Brooklyn – I Segreti Di Una Città, un noir fumoso e intrigante come le strade di Brooklyn che mette in scena, è il secondo lungometraggio diretto da Edward Norton che, a distanza di 19 anni, torna dietro la macchina da presa; presentato in anteprima al Telluride Film Festival, il film uscirà in sala il 7 novembre distribuito da Warner Bros Italia.
LA STORIA DI UN DETECTIVE DALLA PERSONALITÀ COMPLESSA
Tratto dal romanzo di Jonathan Lethem (Brooklyn senza Madre, edito da Bompiani), la pellicola narra le vicende di Lionel Essrog (Edward Norton), un peculiare detective privato affetto dalla sindrome di Tourette che si trova sulle tracce dell’assassino del suo mentore; sullo sfondo la Brooklyn degli anni ’50, un covo di narcisisti, trafficanti e truffatori che ruotano intorno ai numerosi club di quella che, all’epoca, era una losca periferia di New York. Orfano, disadattato ma dotato di un’intelligenza sagace, Lionel è stato indirizzato al lavoro come detective da Frank Minna (Bruce Willis), un omaccione apparentemente brutale ma di grande sensibilità che ha dato l’opportunità a molti ragazzi complicati di riscattarsi.
Particolarmente bravo nel suo lavoro, probabilmente a causa della stessa nevrosi che lo rende così diverso dagli altri, Lionel lavora ad un caso complesso che va ben oltre l’omicidio di Minna. Abusivismi edilizi, razzismo e violenza conducono Lionel nei quartieri malfamati della città, dove lo splendore della musica incontra la brutalità del crimine. Tra musicisti filosofi, tra cui un jazzista chiaramente ispirato a Miles Davis (Michael K. Williams) e un magnate imponente della New York dei bassifondi (interpretato magistralmente da Alec Baldwin), Lionel deve gestire il caso ma anche se stesso, imparando dalla strada ad incanalare le sue pulsioni imprevedibili e altalenanti.
MOTHERLESS BROOKLYN, AL NETTO DEI SUOI PROBLEMI, È UN’OPERA CHE AFFASCINA
In Motherless Brooklyn Edward Norton è regista, sceneggiatore e protagonista, capace di incarnare l’anima di un’opera che, pur avendo un cast eccellente, non sviluppa la complessità della trama attorno agli altri interpreti lasciando tutto il peso della pellicola sulle spalle del personaggio principale. Norton interpreta con particolare convinzione Lionel Essrog, un uomo senza madre affetto da un disturbo che, negli anni ‘50, era difficilmente diagnosticabile. L’attore e regista americano è particolarmente abile nel mostrare la condizione del suo Essrog utilizzando l’alternanza di suoni e pause della composizione musicale, a tal punto che il jazz è il vero co-protagonista del film. La sua interpretazione sovrasta di netto la regia, la quale, seppur il lungometraggio vada ben oltre il mero compitino, non è del tutto convincente pur proponendo un approccio stilistico classico.
Il noir, in particolare quando è tratto dalla narrativa, è complesso e difficile da riprodurre al cinema perché le storylines tendono ad intrecciarsi e livellarsi su molteplici piani, generando quella continua suspense che è l’anima del mistero e del fascino di questo genere. Norton risente della poca esperienza dietro la macchina da presa, riuscendo a cogliere solo in parte l’essenza dell’opera, ma è molto coerente e attento alla sua performance e a quelle del cast, in particolare quelle di Bobby Cannavale ed Alec Baldwin; buona anche l’interpretazione della co-protagonista femminile Gugu Mbatha–Raw (Black Mirror: San Junipero), senza contare la presenza di attori carismatici come Willem Dafoe, Leslie Mann ed Ethan Suplee.
Motherless Brooklyn è un film imprevedibile come il suo protagonista, in grado di alternare momenti di grande attenzione registica ad altri meno convincenti; tuttavia è una pellicola che ha il pregio di avere un’anima ben definita, che si identifica con la passione e l’intensità visiva che un attore di grande talento come Edward Norton riesce a trasmettere al suo protagonista.