La famiglia Crawley è tornata con tutto l’aplomb britannico che contraddistingue i protagonisti di Downton Abbey, serie televisiva di grande successo, andata in onda in sei stagioni e adattata sul grande schermo per la regia di Michael Engler. Scritta da Julian Fellowes, premio Oscar alla migliore sceneggiatura originale per Gosford Park nel 2001, la serie ruota intorno alla narrazione delle vicende dei nobili Crawley, proprietari di una grande magione nello Yorkshire, e del personale che lavora a servizio della famiglia. Ambientata tra il 1912 e il 1925, ai tempi di Re Giorgo V, la serie in costume ha ottenuto numerosi riconoscimenti, sia di pubblico che di critica, grazie alla buona combinazione tra scrittura, interpretazione e scenografia.
Sul grande schermo il cast originale per rivivere appieno l’atmosfera di Downtown Abbey
Il grande seguito del pubblico e l’entusiasmo dello sceneggiatore e produttore Julian Fellowes ha spinto la produzione alla messa in programma di un film, che si concentra su un particolare evento più che sull’approfondimento dei singoli personaggi e delle loro storie. Presentato in concorso alla 14. Festa del Cinema di Roma e in sala dal 24 ottobre, il film è ambientato nel 1927, dopo le ultime vicissitudini familiari che hanno chiuso la sesta e ultima stagione della serie. In programmazione già da qualche settimana sia nel Regno Unito che negli Usa, Downton Abbey ha riscosso un grande successo al botteghino, superando ogni aspettativa, seppur era prevedibile che il grande ritorno di una serie così amata radunasse un bacino di pubblico tanto esteso.
La storia, che apre la nuova avventura a Downton Abbey, inizia con un campo lunghissimo sulla maestosa tenuta Crawley, portando idealmente il pubblico nella campagna britannica, ancora una volta sede di emozionanti eventi. Lady Mary Talbot (Michelle Dockery) tiene le redini della proprietà organizzando il lavoro del personale e gestendo i rapporti con i fittavoli. I genitori Robert (Hugh Bonneville) e Cora (Elizabeth McGovern) continuano a far fronte ai loro impegni istituzionali, mentre la figlia maggiore Edith (Laura Carmichael) è costantemente impegnata nel sociale e la nonna Violet (Maggie Smith) inizia ad invecchiare, ma senza perdere la sua tempra. La vita a Downton Abbey scorre tranquilla finchè alla famiglia Crawley e al personale non spetta organizzare una visita reale. Al cospetto di Re Giorgio V e della regina Maria tutta la vita di corte dovrà gestire al meglio il proprio lavoro, non lasciando da parte intrighi, scandali e lotte di potere, il tutto sullo sfondo di un mondo in cambiamento, dove le ferree regole dell’aristocrazia britannica stanno per crollare, cedendo il passo ad una società borghese e moderna. Anche le rigide imposizioni di Lady Violet dovranno cambiare, per riavvicinarsi a Lady Bagshow (Imelda Staunton), una cugina molto vicina alla famiglia reale. Per l’occasione, più unica che rara, alla guida di Downton Abbey rivedremo il maggiordomo Mr Carson (Jim Carter) e i volti del personale di corte, tanto cari al pubblico, tra cui Mr Bates e sua moglie Anna (Brendan Coyle e Joanne Froggatt), Miss Baxter (Raquel Cassidy) e l’aiuto cuoca Daisy (Sophie Mc Sheira).
Un fan service riuscito tra segreti di famiglia e visite reali
La grande capacità di scrittura di Julian Fellowes emerge anche nel sequel cinematografico della sua “creatura”, che placa la sete di storie in costume, che il grande pubblico dimostra avere. Downton Abbey è un buon film, coerente con le sue radici, che sa offrire momenti di evasione ma anche di riflessione, sullo sfondo di quel pungente umorismo snob incarnato alla perfezione da Maggie Smith, la Lady Violet per eccellenza. Le battutine sagaci che Fellowes piazza, tra l’organizzazione di una cena e la preparazione di un tè, rendono Downton Abbey un prodotto sempre fresco e divertente, ben fatto, nonostante si tratti chiaramente di un fan service. La coerenza nell’evitare i ribaltamenti di ruoli e mantenere i due mondi, l’aristocrazia da un lato e la servitù dall’altro, completamente separati è da apprezzare in questo adattamento per il cinema. L’introduzione di un nuovo personaggio e la scelta di Imelda Staunton aggiungono valore al film di Michal Engler, che dopo il successo in patria non lascerà deluso il pubblico italiano.