In un periodo storico nel quale sembra che nelle sale cinematografiche ci sia spazio solo per un’idea filmica più che mai iperbolica e fracassona, Quasar Multimedia ha il merito di portare sul grande schermo – per il momento con un tour promozionale accompagnato dal cast – una pellicola delicata e intima che dimostra come non ci sia bisogno dell’ennesima iterazione dell’eroe vogleriano per raccontare un percorso di crescita forte e appassionante. Don’t Forget To Breathe, piccola produzione per la regia di Martin Turk presentata alla Festa del Cinema di Roma nel concorso di Alice nella Città, è infatti un lavoro minimale costruito sul non detto e sulle suggestioni, in cui però troviamo tutta la grandezza di quel cinema indipendente che parla a chi ha la sensibilità per ascoltarlo.
DON’T FORGET TO BREATHE E I FRAGILI EQUILIBRI DELL’ADOLESCENZA
Attingendo a piene mani dalle sue esperienze biografiche, Turk – che firma anche la sceneggiatura a quattro mani con Gorazd Trušnovec – ricorre al topos della trasformazione verso l’età adulta che si compie nel tempo di un’estate, e sceglie di declinarlo attraverso l’espediente del rapporto tra fratelli per i quali l’affiatamento dell’infanzia si trasmuta in qualcosa di diverso. Al centro della lente d’ingrandimento del regista il mondo emotivo di Klemen (Matija Valant), quindicenne incapace di capire e gestire i propri sentimenti nel momento in cui l’adorato fratello maggiore Peter (Tine Ugrin) inizia a trascurarlo per dedicarsi alla dolce compagnia di Sonja (Klara Kuk), il cui fascino turba anche il protagonista stesso.
La forza di Don’t Forget To Breathe risiede evidentemente non tanto nell’intrigo narrativo stesso – che anzi riporta alla mente un canovaccio di affetti, passioni, invidie e gelosie già incontrato in tante storie di formazione – quanto nel modo nel quale Martin Turk decide di confezionarlo. Ad essere straordinario è infatti lo sguardo amorevole e partecipato che cala la vicenda in una natura rigogliosa e inondata da luce calda, alla quale è impossibile non sovrapporre una lettura allegorica della giovinezza stessa. Mentre prendono forma sullo schermo i delicati equilibri destinati inevitabilmente ad essere stravolti al termine della narrazione, lo spettatore si cala quasi senza accorgersene nell’universo esistenziale di Klemen e Peter, ritrovandosi infine completamente assorbito dal rapporto intenso e contraddittorio, tenero e rabbioso, su cui è imperniato il film.
UNA COMING OF AGE GENTILE E SINCERO
Se la fotografia di Marco Juratovec è fondamentale nel costruire il linguaggio filmico di Ne Pozabi Dihati (questo il titolo originale della pellicola), a dare un contributo di grandissima qualità sono anche le musiche del sempre straordinario Teho Teardo – cui in realtà la confezione asciutta di Turk non lascia volutamente troppo spazio. I giovani interpreti reggono con sorprendente mestiere un’impalcatura scenica mai ruffiana, e il risultato finisce per essere di una gentilezza e una sincerità rare.
Don’t Forget To Breathe è principalmente un racconto sulla giovinezza, e come vale per l’adolescenza non è tanto un percorso che porta a una vera e propria conclusione, ma una finestra che si apre su un mondo meraviglioso e spaventoso di infinite opportunità. Un titolo che vi consigliamo assolutamente di recuperare, tanto più che dal 24 al 28 ottobre il cast accompagnerà di persona un tour promozionale a Roma (Apollo 11), Milano (Cinema Beltrade), Bologna (Cinema Teatro Orione), Udine (Cinema Centrale) e Trieste (Cinema Ariston).