Come ogni anno il Torino Film Festival si conferma una delle kermesse più ricche, trasversali e ricercate del panorama italiano: dal 22 al 30 novembre passeranno sotto la Mole 149 lungometraggi, 11 mediometraggi e 31 cortometraggi. La manifestazione affiancherà alle anteprime (45 mondiali, 28 internazionali e 64 italiane) una serie di retrospettive: dall’omaggio al suo ex direttore Gianni Amelio alle proiezioni dedicate Mario Soldati; da Si può fare!, rassegna sul cinema horror classico del cinquantennio 1920-1970 a alla sezione curata da Carlo Verdone. Come ogni anno abbiamo preparato una guida per non perdere la bussola tra i numerosi film in programma, segnalando tutte quelle proiezioni assolutamente da non perdere e tutte quelle da tenere d’occhio.
Film in concorso a Torino 37: cosa vi consigliamo
Sempre occhi puntati sulla sezione competitiva di opere prime o seconde che negli anni ha fatto conoscere in Italia autori come Damien Chazelle, David Gordon Green e Pablo Larraín. Fra le pellicole provenienti da tutto il mondo (compresa l’Italia, con Il grande passo di Antonio Padovan e Now Is Everything di Valentina De Amicis e Riccardo Spinotti) ne segnaliamo almeno cinque da tenere d’occhio.
Beanpole Opera seconda del russo Kantemir Balagov, talentuoso allievo di Sokurov che a Torino aveva già presentato il suo bellissimo esordio, Tesnota. Un dramma storico ambientato a Leningrado appena dopo la fine della seconda guerra mondiale ispirato al libro di Svjatlana Aleksievič, La guerra non ha un volto di donna. Chi l’ha visto alla Certain Regard dell’ultimo Cannes, dove è stato premiato con la miglior regia e il premio Ripresci, ne è rimasto estasiato e l’ha definito “commovente, inquietante e travolgente”. La Russia lo ha già selezionato per concorrere ai prossimi Oscar come miglior film in lingua straniera.
El hoyo Lungometraggio d’esordio del regista di Bilbao Galder Gaztelu-Urrutia, a metà fra distopia politica e thriller fantascientifico, in cui un uomo accetta di entrare in una sorta di prigione verticale scoprendo poi di trovarsi in una vera e propria struttura sociale divisa in classi. Acclamatissimo ai Festival di Toronto, Austin e Sitges (dove ha ottenuto il premio come miglior film, regista rivelazione, migliori effetti speciali e premio del pubblico), su El hoyo ha messo le mani Netflix che ha acquistato i diritti per distribuzione internazionale.
A White, White Day Realizzato due anni dopo il suo premiatissimo Winter Brothers, il secondo lungometraggio di Hlynur Pálmason è stato presentato alla Semaine de la Critique di Cannes e subito dopo a Toronto, confermando Pálmason come uno dei più grandi registi islandesi della sua generazione. Una storia sull’elaborazione del lutto di un commissario di polizia in congedo che indaga sulla morte accidentale della moglie, tra atmosfere cupe e un’apertura che è tutto un programma: “quando tutto è bianco e non puoi più vedere la differenza tra la terra e il cielo, i morti possono parlare con noi che siamo ancora vivi.” White, White Day sarà il film a rappresentare l’Islanda ai prossimi Oscar.
Wet Season Secondo lavoro di Anthony Chen, già vincitore della Camera d’Or al Festival di Cannes del 2013 con il suo bellissimo esordio di Ilo Ilo. Questa volta il regista di Singapore racconta la storia d’amore tra studente e insegnante che “brucia così lentamente da non prendere fuoco mai”. Il film è stato presentato in anteprima mondiale al Toronto International Film Festival l’8 settembre 2019 e aprirà il Singapore International Film Festival il 21 novembre prossimo.
Ohong Village Si parla benissimo di questo esordio per il taiwanese Lim Lung-Yin. La storia di Shengji, un trentenne che ritorna nella sua città natale nel sud rurale di Taiwan lasciata diversi anni fa, diventa un pretesto per un film sul ricongiungimento e sulla riconnessione ma anche sulla disintegrazione della campagna. Impressionato sulla pellicola da 16mm, Ohong Village ha meravigliato chi l’ha visto soprattutto per la sua estetica crepuscolare dal sapore vintage.
Festa Mobile del TFF37: i film consigliati
La sezione Festa Mobile offre invece una carrellata di titoli che hanno fatto il giro del mondo nei migliori Festival Internazionali. In anteprima italiana ci sono tre titoli molto attesi: Jojo Rabbit, commedia nera di Taika Waititi (What We Do in the Shadows) che nelle sale italiane uscirà il 23 gennaio 2020; The Good Liar, il nuovo film di Bill Condon con Helen Mirren e Ian McKellen (nelle sale il 5 dicembre); Knives Out di Rian Johnson interpretato da un cast corale che vede, fra gli altri, Daniel Craig, Chris Evans, Ana de Armas, Jamie Lee Curtis, Toni Collette, Don Johnson, Michael Shannon e Christopher Plummer. Oltre a questi “must” ecco altri titoli meno conosciuti ma assolutamente da cerchiare sul programma.
Beats Prodotto da Steven Soderbergh e diretto da Brian Welsh (già dietro la macchina da presa in alcuni episodi della serie cult Black Mirror), Beats racconta la vera storia dei rave tenuti in Scozia nell’estate del 1994 e si porta dietro una godibilissima colonna sonora curata da JD Twitch con dentro brani dei Prodigy, Carl Craig, LFO, Orbital, Plastikman, Leftfield, Hudson Mohawke, Ultra Sonic. La pellicola è stata girata in bianco e nero, richiamando i classici film di metà anni Novanta, come Clerks (1994) di Kevin Smith e Ventiquattrosette (1997) di Shane Meadow.
Frances Ferguson Nuovo film di Bob Byington (già premiato nel 2012 a Locarno con Somebody Up There Likes Me) che ancora una volta sceglie di raccontare una vicenda border-line: una giovane supplente si porta a letto uno studente del liceo in cui insegna, finisce in prigione ed è costretta alla rieducazione sociale. Al solito arguto e provocatorio, Byington a questo giro trova supporto in Nick Offerman (il Ron Swanson nella serie NBC, Parks and Recreation) che qui è produttore e narratore.
La Gomera Già in concorso all’ultima edizione del Festival di Cannes, il nuovo film del romeno Corneliu Porumboiu è la conferma di uno dei registi più intelligenti e al contempo più ironici che ci sono in circolazione. Un ispettore di polizia corrotto da trafficanti di droga è sospettato dai suoi superiori e messo sotto sorveglianza mentre si imbarca controvoglia per l’omonima isola delle Canarie. Siamo nei dintorni del noir ma anche della commedia tagliente, con un eco che rimanda direttamente ad autori come Hitchcok e Melville. La Gomera sarà il film che rappresenterà la Romania ai prossimi premi Oscar.
Mientras dure la guerra Il nuovo lavoro del cileno Alejandro Amenábar (già autore di The Others e premio Oscar per Mare dentro) arriverà direttamente dall’anteprima mondiale al Festival di Toronto e dal concorso del 67° Festival di San Sebastián. Questa volta l’autore di Santiago del Cile si concentra sulla guerra civile spagnola e in particolare sulle vicende di Miguel de Unamuno uno dei più grandi scrittori spagnoli del ‘900 che inizialmente si schierò a favore di Francisco Franco per poi cambiare totalmente idea (e rischiando la vita per seguire i suoi ideali). In Spagna, nella sua prima settimana di programmazione, il film ha incassato oltre un milione di dollari.
Slim&Queen La visionaria regista vincitrice di due Grammy Melina Matsoukas e la pionieristica scrittrice, vincitrice dell’Emmy Lena Waithe, firmano una storia d’amore potente che scuote le coscienze e che mette lo spettatore a confronto con l’incredibile prezzo pagato da tanti a causa del razzismo. Interpretato dal candidato all’Oscar Daniel Kaluuya, nei panni di “Slim”, e dalla nuova stella Jodie Turner-Smith in quelli di “Queen”, il film (in cui appare anche Chloë Sevigny) ha aperto l’ultima edizione dell’American Film Institute Festival e uscirà nelle sale statunitensi il 27 novembre prossimo.
History of the Kelly Gang Adattamento di Justin Kurzel del romanzo di Peter Carey (vincitore del Booker Prize), True History of the Kelly Gang è un’opera sulla vita e i crimini dell’omonimo fuorilegge australiano vissuto alla fine dell’800. Il regista di Adelaide combina tematiche familiari (già presenti in Snowtown del 2011) con le atmosfere inquietanti del suo Macbeth (Cannes 2015), generando un’opera originale con accenni a Kubrick e Fincher. Il film, in cui fa un cameo anche Russel Crowe, è stato proiettato in anteprima a Toronto e farà la sua comparsa nei cinema australiani nel 2020.
Torino Film Festival 2019, sezione Afterhours
La sezione più eccentrica ed estrema del Festival che omaggia soprattutto il cinema di genere e che quest’anno vede, tra i tanti titoli, anche una paio di italiani molto promettenti, Un confine incerto di Isabella Sandri (recita anche Valeria Golino) e Letto n°6 di Milena Cocozza prodotto dai Manetti Bros. E poi ci sono tre film che in particolare hanno catturato la nostra attenzione.
The lodge Se ne parla benissimo da un po’ di tempo, fin da quando è stato presentato all’ultimo Sundance Film Festival. Dietro la macchina da presa ci sono quei due birbanti di Veronika Franz e Severin Fiala che già con loro disturbante debutto di Goodnight Mommy avevano spiazzato pubblico e critica. Di nuovo affrontano una storia familiare con protagonisti una mamma e due bambini isolati in una casa dal passato oscuro. Da molti definito come uno dei migliori horror dell’anno.
Starfish Dopo una lunga gavetta fatta di cortometraggi e colonne sonore il debutto nel lungometraggio per A.T. White (musicista della band inglese Ghostlight) prende la forma di un mistery movie di quelli ambiziosi e che mette assieme dramma, sci-fi e horror post-apocalittico in un mix di generi e di sensazioni. Al centro della storia una ragazza sconvolta dalla perdita della miglior amica e che si ritrova perduta in mondo quasi irriconoscibile. Echi illustri agli immaginari di The Road, Monsters e Resolution. Finalone con la musica dei Sigur Ros.
Die Kinder der Toten B-movie di quelli tosti, girato in Super 8 e politicamente scorretto, anzi, scorrettissimo: nazismo, necrofilia e incesto trasfigurati attraverso un horror a base di zombie ambientato nel Tirolo durante l’olocausto. Sangue e follia premiati con un Ripresci al Festival internazionale del cinema di Berlino nella sezione Forum. Dirige la coppia di registi austriaci Kelly Copper e Pavol Liska, produce Ulrich Seidl.
Onde e Documentari
Inutile dire che nel resto del programma bisogna sapersi avventurare, magari confidando di avere un po’ di fortuna. Per la sezione Onde, che guarda al cinema più coraggioso e sperimentale, vi consigliamo però di tenere d’occhio i film portoghesi di Pedro Costa (Vitalina Varela) e Teresa Villaverde (Où en êtes-vou, Teresa Villaverde?), mentre per la sezione documentari internazionali c’è una certa attesa per Space Dogs di Elsa Kremser e Levin Peter, che segue la vicenda della cagnolina Laika, il primo essere vivente mandato in orbita dai sovietici.