Il piacere stilistico dell’esagerazione è celebrato all’ennesima potenza nel nuovo, adrenalinico film di Michael Bay, 6 Underground, prodotto e distribuito da Netflix. Dal 13 dicembre sulla piattaforma di streaming la squadra di “fantasmi” capitanata dal multimilionario Ryan Reynolds porterà sui piccoli schermi una dose massiccia di testosterone. Esplosioni, mutilazioni, inseguimenti al cardiopalma e un cast di tutto rispetto, sono la formula potenziata di un semplice ma solido action movie.
Micheal Bay si diverte a girare un folle inseguimento nel centro di Firenze
Il regista, specializzato da più di 20 anni in film d’azione, tra cui Armageddon e la saga di Transformers, in 6 Underground lascia da parte una sceneggiatura che abbia anche una minima parvenza di credibilità e sceglie Paul Wernick e Rhett Reese, autori di Deadpool e Zombieland per realizzare un film folle e sconsiderato, dove l’unica parola d’ordine è la distruzione. Ed è proprio questa chiave di lettura che rende il film un prodotto ben strutturato e divertente, al limite dei b-movie anni ’70, in cui improbabili eroi conducevano pericolosissimi inseguimenti a bordo di auto modificate. In questo scenario Bay si diverte a collocare il suo gruppo di anti-eroi a Firenze, su un’Alfa Romeo Giulia Quadrifoglio verde in modalità distruggi-tutto.
Wernik e Reese sviluppano la trama partendo dal punto di vista del protagonista principale, Uno (Reynolds), un ricco informatico di cui si sono perse le tracce, che ha deciso di creare una squadra di “fantasmi”, fatta da sicari, ex agenti segreti e chiunque voglia chiudere con il proprio passato ed iniziare una nuova vita senza nome, famiglia, amici. Troviamo così il numero Due (Mélanie Laurent), Tre (Manuel Garcia-Rulfo), Quattro (Ben Hardy), Cinque (Adria Arjona) e Sei (Dave Franco), con qualche cambiamento in corso d’opera. Lo scopo delle missioni è altissimo: creare un mondo migliore sovvertendone le regole.
Ryan Reynolds guida una squadra speciale per combattere l’odio nel mondo
Lo script si concentra su una particolare missione, liberare lo stato immaginario del Turghistan dal suo terribile dittatore e con un golpe collocare il fratello, amante della democrazia, al suo posto. Bay muove la sua camera tra scenari di guerra e lussuosi yacht, tra i vicoli di Firenze e l’Opera di Parigi, in un inarrestabile gioco di close-up e montaggio, tanto frenetico (soprattutto all’inizio) da far girare la testa. Lo spazio per i sentimenti è ridotto al minimo, anche se come tutti i film del regista americano, non manca un pizzico di sano romanticismo. Alle vite precedenti dei protagonisti è lasciato pochissimo spazio, mentre la sceneggiatura si concentra sul presente. Una scelta che risulta adeguata ad uno “sparatutto” come questo, ma che avrebbe acquisito qualche punto di forza in più con un approfondimento adeguato sui protagonisti. L’approccio troppo serio verso una geopolitica di finzione non è certamente un punto a favore di 6 Underground, ma colloca il prodotto a firma Netflix in un universo a sé, una sorta di via di mezzo tra l’action e la fantapolitica, il tutto condito con l’inconfondibile Bayhem, quel tocco registico tipico dello stile di Michael Bay.
Adrenalina allo stato puro e un bel cast rendono il film Netflix un action godibile
Dopo il ruolo dell’eroina tarantiniana in Bastardi senza Gloria, Mélanie Laurent ritorna all’azione con un personaggio di tutto rispetto, la fredda e spietata numero Due, ex agente della Cia. Il numero Tre Manuel Garcia-Rulfo, visto in Soldado di Stefano Sollima è un affascinante killer dal cuore d’oro, mentre il numero Quattro, interpretato da Ben Hardy (il Roger Taylor di Bohemian Rapsody) un acrobata abilissimo nel parkour. Il protagonista Ryan Reynolds, complice anche il feeling con gli sceneggiatori del “suo” Deadpool, convince nel ruolo da leader, evitando di prendersi troppo sul serio e lasciando spazio all’ironia, nonostante sia con una pistola in mano per quasi tutto il film.
6 Underground nonostante abbia una struttura claudicante fa del caos il suo punto di forza, enfatizzando il genere action, complice un innovativo linguaggio nel montaggio visivo e sonoro. Purtroppo entrambi saranno leggermente penalizzati dal piccolo schermo, ma basta alzare al massimo il volume per entrare nel mondo parallelo di Michael Bay, fatto di proiettili, automobili rombanti ed elicotteri che si alzano in volo sul deserto fiammeggiante.