«Ragazzi, il romanzesco è la verità dentro la bugia, e la verità di questo romanzo è semplice: la magia esiste» (Stephen King, 1986). A due anni esatti dall’uscita di It – Capitolo I di Andrés Muschietti e a circa ventinove anni dall’uscita della prima versione di Tommy Lee Wallace, il perturbante clown kinghiano è tornato a galleggiare sul grande schermo con It – Capitolo II e ora è disponibile in versione DVD e Blu-ray.
Il film ripropone la trama originale del libro approfondendo alcuni passaggi lasciati in sospeso nella miniserie del 1990. In questo nuovo secondo capitolo, cinque dei protagonisti (James McAvoy, Jessica Chastain, Jay Ryan, Bill Hader, James Ransone) – ormai adulti con carriere e vite avviate fuori dalla terrificante Derry – si rincontrano nella cittadina, sollecitati da uno di loro, Mike (Isaiah Mustafa), rimasto a fare da sorvegliante. Qui, il loro nemico dell’infanzia Pennywise/It (Bill Skarsgård) è tornato a mietere vittime. Toccherà a loro affrontarlo e con esso anche i loro traumi.
IT: RIMPASTANDO IL TEMA DELL’INCONSCIO
L’immaginario proposto in It costituisce un ripresentarsi del tema lanciato nel capolavoro del re del brivido e che a sua volta suggerisce il nucleo tematico di stampo psicoanalitico autoevidente nel titolo. Le parole chiavi diventano l’Es [ingl. It] e l’Unheimlich, ossia l’inconscio e il perturbante che – al pari di come avveniva nell’omonimo saggio freudiano con Sandmann – si ripropongono nel binomio mostro-bambini. Nella sua crudeltà, nel suo nascondersi e celarsi nei luoghi più turpi e bassi della cittadina di Derry, nel suo serpeggiare fra i tombini e le fognature, Pennywise non può che evidenziare simbolicamente la localizzazione inconscia dell’Es.
La stessa ontogenesi di It – che viene maggiormente specificata nella nuova versione –mostra la sua ancestralità, l’originarietà e il permanere della potenza inconscia che si manifesta in forme diversificate, in questo caso nella figura del clown. Questo terrore amorfo, nella versione di Muschietti, trova una sua via di fuga nella risistemazione storica con l’abuso di effetti speciali e così addio effetto vintage. Ma di questo forse se n’è avuto abbastanza, dopo la parabola in tre stagioni di Stranger things (Matt e Ross Duffer, 2016-in corso), e rispetto a quell’ormai celebre prodotto della serialità, molto condivide il film sul ridacchiante clown che si aggira per le fogne, perché c’è ancora un che di “perturbante” nel riutilizzo del già citato binomio mostro-bambini o di mondi che stanno sotto-sopra, confondendosi in un’inversione continua.
LA MEMORIA DEL RIMOSSO: IT E LA CATARSI.
Questa topografia ricorsiva tra il “su” e il “giù” fa sì che il tema psicoanalitico risulti inflazionato, pur rimanendo uno sfondo concettuale da cui trarre qualcosa di nuovo, anzi dove sottolineare qualcosa di già esistente, riportandolo all’evidenza. Tuttavia, con It degni di interesse diventano i temi preponderanti della memoria e del valore performativo del linguaggio.
Da notare, però, che la “questione della memoria” rinvia ancora alla relazione temporale che lega il trauma al sintomo, e in cui la riscoperta dell’evento traumatico da parte del soggetto costringe a una ricapitolazione totale della propria esistenza, che viene riletta alla luce dell’emergere del trauma stesso. Non a caso, il meccanismo di rimozione messo in atto dai sei Losers, protagonisti del film, li costringe ad una completa dimenticanza delle loro infanzia che viene mano a mano recuperata solo nel loro “ritorno alle origini”, in un lavoro di sceneggiatura intrecciato fra il passato e il presente.
Ciò che riemerge lentamente alla coscienza permette così una rilettura completa dell’esperienza passata, dando il via ad una potente catarsi collettiva nel finale del film, in relazione al trauma dell’amore non corrisposto, a quello del lutto famigliare, a quello dell’abuso domestico. Tutto trova la sua risoluzione in quell’universo nascosto e sotterraneo in cui l’atavica potenza inconscia trascina i personaggi, obbligandoli a una potente ricerca di sé, in un processo continuo di annessione dell’inconscio al conscio.
La memoria, nella sua duplice funzione di ritenzione ed oblio, mostra così il suo valore formativo rispetto all’identità personale: si mantiene ciò che è importante, si scarta ciò che non lo è, ma a volte si scarta anche ciò che non si vuole mantenere. Questo rimosso-dimenticato rimane lì, sopito, inosservato, nascosto ma mai sconfitto, a meno che non venga consapevolmente riassorbito, mediante un processo di scavo e scioglimento. Così l’It rimane in latenza, pronto a tornare per mietere vittime e produrre turbamenti, riaffiorando verso la superficie ogni 29 anni.
L’IT NON È PADRONE IN CASA PROPRIA
Proprio nel momento di autocoscienza dei protagonisti It capitola, grazie allo svilimento che viene attuato e che depotenzia il clown del suo ruolo simbolico. Gli uomini nuovi sono scesi nell’oscurità, hanno scavato affondo, sempre più affondo, spodestando It nella sua stessa dimora.
Allo stesso tempo, la paura originaria viene decostruita grazie alla potenza dell’atto linguistico, che rafforza la consapevolezza del soggetto traumatizzato, mediante una semplice affermazione: «Sei solo un clown!». Proprio grazie a questa verbalizzazione è concesso ai Losers di affrontare definitivamente il trauma affermandolo e, allo stesso tempo, indebolendone l’incidenza psicologica, fino ad ammetterne la sostanziale inconsistenza.
Le parole curano, le parole uccidono. E proprio a colpi di parole Pennywise si rimpicciolisce, riducendosi a un essere minimale: è nulla, ormai svuotato del suo significato, ridotto a un vegetale sofferente che muove solo a pietà lo spettatore. Poi – con il tono malinconico di un vecchio padre malato e morente, la cui autorità e potenza fagocitante sono ormai state svilite – It (male e cura) afferma: «Siete diventati grandi».
Per questa maturazione, però, si è reso necessario un ritorno al principio, prima di It, prima del conflitto, al trauma, a ciò che esso aveva rappresentato in quanto illusione, che trascinandosi nel tempo si potenzia nella coscienza. In quella relazione parallela che si stabilisce fra infanzia e vita adulta, in It- Capitolo II, le età si ricombinano e nel rintreccio – paradossalmente – il nodo si scioglie, grazie ad accettazione e depotenziamento; così il trauma è ripescato, rivissuto, affrontato, eppure mai dimenticato.
I Losers sono pronti a ricominciare, ripercorrendo le orme di un’esistenza che di certo non galleggia, ma è almeno più leggera.