Sorry we missed you è l’avviso che viene lasciato dal corriere quando non trova a casa un cliente per consegnargli la merce ed è diventato anche il titolo dell’ultimo lavoro di Ken Loach, dove il termine lavoro risulta quanto mai appropriato: il regista inglese, classe 1936, è infatti noto al suo pubblico come il vero paladino della working class (dalla quale lui stesso proviene), da sempre impegnato a portare sugli schermi storie di cruda realtà sociale di fronte alle quali lo spettatore è chiamato, se non costretto, a reagire.
KEN LOACH TORNA A RACCONTARE LE DIFFICOLTÀ DI UNA FAMIGLIA DI LAVORATORI
Ricky e Abby sono una coppia di mezza età che vive a Newcastle insieme ai due figli adolescenti, Seb e Liza; Abby lavora dalle 7:30 del mattino alle 9 di sera prestando assistenza a domicilio mentre Ricky ha finalmente ritrovato un impiego, come corriere: per lavorare deve però pagare il noleggio del furgone, aumentando così ulteriormente la pressione dei debiti.
“Non pensare, guida” recita un foglio affisso alle pareti dell’azienda, così anche Ricky arriva a guidare il suo furgone quattordici ore consecutive, barcamenandosi tra impegni familiari, imprevisti e consegne rocambolesche; unico momento in cui tira il fiato (mentre in sala si ride) è il litigio calcistico con un tifoso di una squadra avversaria. Nel frattempo la moglie corre a sua volta da una casa all’altra per accudire degli anziani e un ragazzo disabile, investendo una dose massiccia – e non pagata – di coinvolgimento sincero e profondo (“La regola che mi sono data è trattarli tutti come se fossero mia madre”).
Altrettanto importanti sono le figure dei figli: Sam è un ribelle, ma di buon cuore, che finisce per rubare delle bombolette spray per sfogare la sua rabbia scrivendo sui muri mentre la sorella più piccola Liza, vero ago della bilancia nell’equilibrio tanto della famiglia quanto del film, si ritrova a nascondere al padre le chiavi del furgone nell’illusione di riportare la pace in casa. Sempre più pressati da ritmi di lavoro insostenibili, Abby sogna di trovarsi in una palude dove più lavora più affonda e finisce per esplodere al telefono con il principale del marito, Ricky arriva invece a perdere il controllo con Seb, sfogando in uno schiaffo contro il figlio tutta la sua frustrazione.
SORRY WE MISSED YOU È UNA PROTESTA ESTREMA E COMPASSIONEVOLE
Certamente Sorry we missed you è un film politico, come del resto ci ha abituati il suo regista: un film fatto di forti emozioni e di forti turbamenti, tanto per chi lo ha fatto quanto per chi lo guarda; un film di testa ma soprattutto di cuore e di pancia dove ciascuno è tenuto a mettere la sua parte, spettatore compreso. Ken Loach non cede di un passo sul fronte dell’impegno, del pieno coinvolgimento e della voglia di continuare a farlo; sembra anzi farsi prendere la mano, spingendo l’acceleratore sul ritmo del racconto fino al rischio di uno schianto e lasciando nel finale (che non c’è) i suoi personaggi in balia degli eventi, forse come forma di estrema protesta ma anche di resa: “Devo lavorare” sono le ultime parole di Ricky, prima di partire a tavoletta sul suo furgone.
Uno dei migliori Ken Loach di sempre che, disinteressandosi delle grandi platee e dei compromessi per raggiungerle, rimane fedele alle tematiche che gli sono care e al suo cinema (in realtà quanto mai attuale se si pensa ai nuovi lavoratori “autonomi” che fanno le consegne in bicicletta). Un cinema di denuncia dello sfruttamento del bisogno e delle ingiustizie delle disparità sociali, ma anche e soprattutto di profondissima compassione e comprensione dei sui personaggi. Un film di rara umanità sull’importanza di prendersi cura gli uni degli altri che ognuno di noi dovrebbe assolutamente vedere: possibilmente in lingua originale, per non perdersi niente dell’interpretazione magistrale di tutti i suoi attori, e possibilmente in una sala cinematografica, pagando il prezzo del biglietto. Sorry We Missed You è distribuito dal 2 gennaio da Lucky Red.