Il metodo Kominsky, serie con Michael Douglas ideata da Chuck Lorre (Due Uomini e Mezzo, The Bing Bang Theory), prodotta dalla Warner Brothers e distribuita da Netflix, è uno dei prodotti più ingiustamente sottovalutati delle ultime annate televisive.
IL METODO KOMINSKY: L’UOMO, L’ESISTENZA E… IL METODO
Lo show, che vede nel cast anche Alan Arkin (premio oscar 2006 come miglior attore non protagonista in Little Miss Sunshine) è incentrata sulle vicende di Sandy Kominsky (Michael Douglas), un insegnante di recitazione che, alla veneranda età di settantacinque anni, tiene i suoi corsi utilizzando un metodo del tutto personale (da cui il titolo della serie). Ad affiancare il suo percorso lavorativo ed esistenziale, la figlia Mindy (Sarah Baker), il suo caro e sarcastico amico – nonché manager – Norman Newlander (Arkin), a sua volta messo nelle condizioni di dover affrontare la tragica scomparsa dell’amata moglie e i travagli di una figlia tossicodipendente.
Il soggetto ideato da Lorre si articola sullo sfondo di un’apparente comicità, che cela e ripropone tematiche dal forte impatto emotivo: la terza età, il decadimento, il cancro, il senso e l’etica delle relazioni personali e il loro sviluppo nel tempo. Un prodotto che vale la pena gustarsi dato il fluido e ben combinato intreccio narrativo.
MICHAEL DOUGLAS E UNA VERITÀ CHE SA ANDARE IN SCENA
Il metodo Kominsky è una serie che custodisce bene lo stretto nesso fra il tragico e il comico, mostrando questa combinazione come fondamento stesso dell’esistenza. Questa lezione la conosce bene Sandy Kominsky che nella sua “dottrina” teatrale sa mettere dentro non solo la tecnica, ma anche l’esperienza vissuta restituendo ai propri studenti la recitazione come arte della verità. E questa verità si dischiude attraverso le battute, le emozioni che sono il frutto di una consolidata esperienza, soprattutto legata alle relazioni umane. Infatti, Sandy vive un profondo e contrastante rapporto di amicizia con il suo sprezzante e a tratti apatico amico Norman, mentre riscopre il piacere della relazione sentimentale con una sua studentessa di mezza età. Ma ogni forma di relazione manifesta la sua intrinseca conflittualità, oscillazione, imprevedibilità.
Se c’è un tema che emerge ne Il metodo Kominsky è proprio l’etica delle relazioni, nutrite e contestualizzate rispetto a temi potenti come la necessità di accettazione, la lotta contro la malattia, il mancato senso di realizzazione rispetto all’incedere della terza età, in cui irrimediabilmente si tirano le fila della propria esistenza, talvolta poco soddisfacente.
Sogni infranti, speranze sfuggite sulla scia della superficialità e di una vita che travolge, anziché essere veramente vissuta… ma forse non è mai troppo tardi. Ecco l’altra grande lezione di Sandy Kominsky: c’è sempre tempo per la riscoperta della dimensione emotiva, anche a se questa contrasta brutalmente con la tragicità del proprio vissuto.
NELLA SERIE NETFLIX IL SENSO DELLA FELICITÀ TRA TRAGEDIA E COMMEDIA
Il metodo Kominsky ha da raccontare molte storie ai suoi spettatori, mettendo sullo schermo una serie di filoni che si focalizzano in maniera curata sulla splendida evoluzione dei personaggi. In fondo, proprio in questa caratterizzazione si condensano metodo e speranza del soggetto della serie: l’evoluzione è possibile anche in quella fase che è il tramonto della vita.
Certo, non è mai facile rinunciare a ciò che si è stati instaurando nuove relazioni, ma di certo la vecchiaia non è solo demenza senile e Sandy e Norma lo dimostrano bene. In qualche modo, quando la solitudine non diventa il mezzo di evasione dal mondo, quando si decide di vivificare lo scambio con l’altro, scegliendo di ridefinirsi, di mantenere sempre in costruzione la propria persona, forse in quel caso la senilità può garantire ancora occasioni di riscatto.
Così, Sandy, Norman e i personaggi intorno a cui ruota la storia – con l’avanzare dell’età – incidentano il senso della felicità che, al pari di una buona pièce teatrale, si colloca nel territorio di mezzo fra la commedia e la tragedia, dove ogni verità si situa e proprio come il metodo di Sandy Kominsky insegna.
La storia di amicizia tra Sandy e Norman, le love-story in tarda età di entrambi, la perdita delle persone amate, i rapporti contrastanti con i figli diventano così motivo di riscoperta di se stessi, e di quella felicità che è frontiera impervia fra lo spazio nostalgico del trascorso e l’aspettativa del riscatto.