Destinato a cadere nel dimenticatoio ancor prima di sbarcare nei cinema, Fantasy Island di Jeff Wadlow è un divertissement che manca in pieno il suo scopo primo ed ultimo: intrattenere. Di fondo non dubitiamo che il film possa rivelarsi in grado di strappare momenti di ilarità a chi deciderà di andarsi a sedere in sala. Certo è che però riuscirà a farlo per i motivi più sbagliati.
A Fantasy Island non basta il supporto della Blumhouse Productions
Il film trae il soggetto dall’omonima serie televisiva ABC, in Italia trasmessa da Canale 5 a partire dal 1980 con il titolo di Fantasilandia, ponendosi come una sorta di prequel/libero adattamento della medesima. La produzione di Fantasy Island è curata dalla Columbia Pictures, affiancata dalla Blumhouse Productions di Jason Blum – negli ultimi anni attiva nel finanziamento di interessanti pellicole horror a basso/medio budget con incassi stratosferici (Split, Get Out, Auguri per la tua morte, per citarne alcuni). Questo supporto dietro le quinte lasciava uno spiraglio aperto alla speranza di potersi trovare di fronte a qualcosa di più di uno spicciolo fantasy drama noioso e confusionario, quale in realtà il film di Wadlow si rivela.
Mantello da gioco di ruolo, anima da film mediocre
L’intreccio è presto detto: Mr. Roarke (Michael Peña) gestisce una tenuta su di un’isola tropicale che promette di esaudire ogni desiderio più proibito dei propri ospiti. Com’è ovvio che sia, queste fantasie prenderanno presto il sopravvento in modo sovrannaturale sulla realtà, sfuggendo al controllo del malcapitato gruppetto di turisti. Traendo spunto creativo dalle diversificate scelte di immaginazione (e quindi narrative), di primo acchito il film tenta di allargarsi ad esplorare differenti generi e stili cinematografici. Da un lato prova ad accarezzare l’horror splatter-psicologico di Saw, dall’altro si avvicina ad una pellicola action, oppure ancora ad un racconto di redenzione sentimentale.
Acchiappa un po’ qui e un po’ lì, buttando tutto quanto in un calderone di mediocrità che almeno in parte vorrebbe rifarsi ad una struttura da videogame (qualcuno nel film parla di GDRV, gioco di ruolo dal vivo), fallendo però miseramente. Non c’è nessuna “gamification” o speculazione teorica dietro le “quest” che compongono le singole fantasie degli ospiti (siamo lontani anni luce dall’ottimo Jumanji: Welcome to The Jungle). Gli stilemi di un videogioco a realtà aumentata si fermano in realtà ben presto, venendo a scontrarsi con la natura di fondo caciarona e rimbambita di Fantasy Island.
Confusione e cast anonimo in un divertissement senza capo ne coda
Ad un certo punto Wadlow decide di far convergere tutto quanto nello stesso punto incasinando irrimediabilmente uno script (scritto a sei mani dallo stesso regista assieme a Jillian Jacobs e Chris Roach) fino a quel momento sicuramente debolissimo, ma perlomeno un minimo coerente. Rovesciamenti di trama e colpi di scena continui perdono di vista ogni coordinata (e personaggi) del racconto fino a lì faticosamente tenute per i capelli. Si arriva a dire “va bene, allora vale tutto”, di certo non aiutati nemmeno dalle abbastanza infelici ed anonime scelte di casting (tra le quali Lucy Hale, Maggie Q, Austin Stowell), capitanate dal demiurgo Peña nel ruolo di un Mr. Roarke campione di anti-carisma.
Fantasy Island si barcamena in questa giostra di paese messa su con due lire e poca voglia nella speranza di accontentare un po’ tutti, ma in realtà riuscendo solamente ad annoiare in modo inverosimile. Il film sarà disponibile nelle sale a partire dal 13 febbraio.