Che il mondo dei video musicali sia da sempre un terreno fertile dal quale gli artisti della macchina da presa emergono per allungare a toccare il mondo del cinema è cosa risaputa. Basti pensare a due nomi qualsiasi (e pesanti) come quelli di Michel Gondry (The Eternal Sunshine of The Spotless Mind) o Spike Jonze (Her), che nonostante le perle dirette per il grande schermo hanno mantenuto la loro terra base proprio in canali come MTV o negli spot promozionali.
Anche Francesco Lettieri, partenopeo classe ’85, ha deciso di affrontare il sempre indomito mostro cinematografico cimentandosi con Ultras in un’opera prima che vortica nei meandri del tifo organizzato napoletano. Il film (prima dell’emergenza Covid-19 originariamente destinato a passare in sala per una release evento di tre giorni) è uscito come pellicola originale su Netflix, che ha patrocinato la distribuzione del lavoro del filmmaker attualmente più in voga del palcoscenico italiano.
Francesco Lettieri dai videoclip a Netflix con Ultras
Liberato, Calcutta, Noyz Narcos, Carl Brave x Franco126, Thegiornalisti sono solamente alcuni dei nomi del nostro mondo musicale per i quali Lettieri ha lavorato realizzando videoclip che sono vere e proprie novelle in grado di suscitare l’emergere di un intero immaginario proprio come nel caso del misterioso cantante primo in questa lista e che di Ultras cura anche parte della colonna sonora.
Ma il padre putativo del Lettieri cinematografico va ricercato in quel filone divenuto imprescindibile nella dimensione crime movie italiana degli ultimi anni e che scava a ritroso fino a trovare come progenie il Gomorra (2008) di Matteo Garrone. Da lì, con un cinema di genere rifiorito, a valanga con racconti che hanno attinto e plasmato quella narrazione di periferia come La terra dell’abbastanza (D’Innocenzo, 2018), Dogman (sempre Garrone, 2018) e soprattutto con Gomorra – la serie e La paranza dei bambini (Giovannesi, 2019), in grado di spostare definitivamente il focus sotto l’ombra del Vesuvio. Sulle spalle di questi piccoli giganti va a poggiarsi Ultras nel tentativo di affacciarsi anch’esso a quel panorama, con un risultato tra luci e ombre che solo in parti rientra nel cinema di genere.
Lettieri recupera Aniello Arena (già collaboratore di Garrone) nei panni di un capo del tifo organizzato stanco e sempre più indeciso. Per lui lo scontro non è più quello negli stadi e con la sciarpa azzurra intorno al collo, con un calcio ascoltato in radio che nemmeno gli scorre realmente più dentro ma il quale scivola sulla superficie un po’ come è epidermico l’approccio del regista nell’impatto con questa realtà. L’attrito in gioco è quello tipico delle generazioni a confronto, tra i giovani che scalpitano per guardare al futuro smarcandosi dai vecchi e quei vecchi, ormai diffidati e roba altra rispetto al tifo e ai cori della domenica, che vorrebbero mantenersi come portatori di valori e di un codice di condotta.
Ultras, primo film di Lettieri, scinde il mondo violento della curva dai tifosi di calcio napoletani
Lo strappo non è solo nella mentalità ma anche addosso ai corpi, da una parte curati, griffati, tonici, dall’altra strabordanti, stracciati e con denti marci. È bravo Lettieri a scindere completamente con un bilancio impietoso questo micromondo criminale vestito da branco ed isolarlo dalla sfera sportiva nei confronti della quale non riconosce nulla se non un pretesto di aggregazione e sfogo selvaggio. Si avverte e si può anche annusare l’odore della fanga che ricopre il vissuto di questi personaggi, ma il regista non la esplora e rovescia mai realmente fino in fondo se non tramite fugaci scorci nelle contraddittorie quotidianità di anime perdute o in via di perdizione. Lo sguardo si mantiene distaccato ed imparziale (e ci mancherebbe), ma al contempo non aderisce con efficacia a quella carnalità che dovrebbe puzzare di marcio e rimpianto, girando lì intorno ma fermandosi sempre un attimo prima di sporcarsi.
Sicuramente punto di forza di Ultras è una regia che fa da ottimo collante, che al mancato affondo di lama nel tessuto umano contrappone una buona tenuta dell’immagine che in più di un frangente smaschera in modo funzionale il Lettieri filmmaker che lancia occhiate ai padri fondatori nominati più sopra. Il regista non si espone comunque più di tanto e pare rimanere con un lavoro preciso e pulito in un terreno intermedio, in modo tale da assicurarsi di risultare funzionale all’economia di un film al quale interessa più piacere che lasciare un segno. Furba la scelta di non abusare assolutamente delle musiche di Liberato che ha rappresentato un più che valido biglietto promozionale della pellicola, la cui colonna sonora (splendida) rientra in pieno in quella ricerca estetica piacente che va a ricoprire tutto.
Ultras, prodotto dalla Indigo Film, è un’opera prima assolutamente degna di visione ma che non si immerge mai davvero in profondità nel buio; un inizio promettente per questo regista che in futuro sicuramente potrà dirci anche qualcosa di più.