Cattive Acque, pellicola dal cast stellare (Mark Ruffalo, Anne Hathaway e Tim Robbins sono solo alcuni dei carismatici attori coinvolti nel progetto), è l’ultima fatica dell’acclamato regista statunitense Todd Haynes (Carol, La Stanza Delle Meraviglie, Velvet Goldmine): distribuito in Italia da Eagle Pictures (uscito nelle nostre sale il 20 febbraio), il film racconta la battaglia legale, durata vent’anni, condotta dall’avvocato Robert Bilott contro l’azienda chimica DuPont e la sua sintesi dell’acido perfluoroottanoico (più conosciuto come C8).
CATTIVE ACQUE METTE IN SCENA UN’INTENSA STORIA VERA
Quando un agricoltore della Virgina Occidentale si reca presso l’imponente studio legale Taft tentando di sollecitare l’attenzione dell’avvocato Robert Bilott (Mark Ruffalo) non sa che quella richiesta d’aiuto significherà l’inizio di una battaglia legale lunga e difficile. 190 mucche morte sospettosamente, pietre fluviali schiarite, dentature nere come la pece, una centrale chimica nella piccola cittadina di Parkersburg, un avvocato di uno studio legale affiliato con le industrie chimiche e una potente multinazionale: tutti questi elementi compongono il mosaico messo in scena splendidamente da Haynes.
LA LOTTA E LA SCELTA: CATTIVE ACQUE È UN FILM DAI FORTI TEMI ETICI
La sceneggiatura prende spunto da una storia realmente accaduta, facendo riferimento alla sintesi di una sostanza chimica di cui – come annotano le ultime didascalie alla fine del film – ogni essere vivente, probabilmente, ancora oggi presenta tracce nel proprio organismo: il C8, una catena indistruttibile di atomi potenzialmente tossica utilizzata per la produzione di oggetti di uso comune (tra cui le padelle antiaderenti).
Robert Bilott, nel 1997, veniva posto di fronte al pesante dilemma etico se continuare l’ascesa della sua carriera fra i benestanti avvocati della “bella” America e continuare a difendere le proficue aziende chimiche, oppure difendere un disagiato agricoltore della più bassa estrazione sociale che gli mostrava gli effetti dannosi di una sostanza chimica riversata nelle acque della propria cittadina.
Se c’è un tema ricorrente nell’opera di Haynes è la tragicità dell’atto etico, le sue implicazioni, le sue conseguenze e finalità. Per Bilott scegliere di difendere un povero agricoltore equivale a rinunciare agli affetti, mettersi contro colleghi e amici nonché le stesse persone che da tempo difende. Fare ciò che è giusto, dunque, rinunciando ad un comodo sistema di certezze che fa leva sull’abuso e sulla corruzione dilagante del sistema, nella sua compromissione con le forze economiche dello Stato. Ma questo, si sa, è una vecchia criticità della politica statunitense e non.
TODD HAYNES E UN GRANDE CAST FANNO DI CATTIVE ACQUE UNA PELLICOLA MERITEVOLE DI VISIONE
La lotta di uno contro tutti, l’idea di una disobbedienza civile legittima viene fortunatamente sostenuta dalle poche persone che riescono a dare il giusto supporto: la pazienza ventennale della moglie di Bilott (Anne Hathaway) e il capo dello studio legale Taft (Tim Robbins) costituiscono il fondamento sicuro su cui l’eroe può costruire la propria lotta contro il sistema.
Se nel film le linee narrative in alcuni frangenti non presentano un bilanciamento sempre coerente, la potenza del tema e del percorso del protagonista sono così incredibilmente coinvolgenti che a volte non ci si fa neanche caso alla lunga assenza di alcuni personaggi chiave. Probabilmente è anche giusto così: è necessario entrare nell’ossessione che Ruffalo ben rappresenta con la sua sofferenza, la sua postura sghemba e incurvata, con i suoi tremori da stress. Perché la lotta contro il sistema stanca, svilisce, annienta e trascina con sé chi lotta.
Bilott, grazie anche all’ottima interpretazione di Ruffalo, mostra la consistenza morale dell’eroe tragico e di tutta la drammaticità che esso rappresenta. Una lotta del giusto, per il giusto, per i giusti a fronte del collasso morale di ogni norma che si piega alle viscide logiche del mercato e dell’economia. Proprio come Ismene – sorella di Antigone, che riconosce il valore della giusta lotta contro il sistema – anche i sostenitori di Bilott comprendono l’intrinseco significato del suo sacrificio.