Reduce dall’ottimo Il banchiere anarchico, Giulio Base si è rimesso in gioco con un altro film coraggioso: parliamo di Bar Giuseppe, presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma e dal 28 maggio disponibile direttamente su RaiPlay.it. L’ultimo lungometraggio del regista di Torino racconta in chiave moderna la Natività, senza cadere nel misticismo ma fornendo allo spettatore uno spaccato di vita vera, di realtà dei giorni nostri.
Giuseppe (Ivano Marescotti) gestisce il bar e la stazione di servizio di una zona rurale del Sud Italia e rimane vedovo con due figli già adulti, Nicola (Nicola Nocella) e Luigi (Michele Morrone), il primo un fornaio con famiglia ed il secondo un tossico. Dopo la morte della moglie, Giuseppe non ha alcuna intenzione di rinunciare alla gestione del bar e fa dei colloqui per un collaboratore: dopo aver chiesto alla comunità africana di mandare “uno di loro”, nella vita del protagonista irrompe Bikira (Virginia Diop), giovanissima con un passato difficile alle spalle. I due, Nicola e Bikira, si innamorano e si sposano, creando un grosso scandalo nel paese…
BAR GIUSEPPE, UNA STORIA UNIVERSALE AMBIENTATA AI GIORNI NOSTRI
Come già messo in evidenza, Bar Giuseppe – in ebraico significa figlio di Giuseppe – esplora in chiave contemporanea il legame tra Giuseppe e Maria, ma non solo. Ci troviamo di fronte ad un uomo giusto, di poche parole, umile, semplicemente un grande lavoratore. Un uomo dilaniato dal dolore per la perdita della moglie, taciturno e senza fronzoli. Laconico come Giuseppe viene descritto nei Vangeli, sempre un passo indietro. E in un’epoca come la nostra, chiassosa e colma di parole vuote, il suo essere muto – quasi una statua in determinate sequenze – rappresenta una grande lezione. I suoi silenzi sono pensieri da decifrare: in lui le mani contano più della bocca, il lavoro più delle parole.
E al centro della storia c’è anche il bar di Giuseppe, congrega di persone variegate e, storicamente, un luogo dove c’è mescolanza di personaggi di ogni genere, razza, età e religione. Qui l’umanità si incontra, uno spazio di accoglienza e reciproco scambio. Un locale che riunisce tutti gli spaccati della società, compreso il razzista di turno che si scaglia contro i migranti gridando che “tutta l’Africa in Italia non ci sta”.
IL FULCRO DI BAR GIUSEPPE É L’ACCETTAZIONE DELL’ALTRO
Migrante da poco arrivata in Italia – i suoi genitori sono stati uccisi dal Governo ed è riuscita a compiere il “viaggio della speranza” grazie ai genitori adottivi – Bikira è una giovane con grande forza e grande bontà d’animo. Una ragazza di una bellezza pura, senza filtri, con un sorriso che nasconde un passato di difficoltà ed un presente ricco di speranza. Il primo incontro con Giuseppe è a dir poco intenso: nonostante il suo essere silenzioso, Bikira riesce a vedere in lui un mondo.
Nonostante l’apparente distanza, Giuseppe e Bikira si comprendono e si amano di un amore puro: loro dimostrano che con il sentimento più forte che esista è possibile superare tanti ostacoli è possibile mettere da parte diversità razziali, generazionali, di classe e quant’altro. Il fulcro di Bar Giuseppe è certamente l’accettazione dell’altro: il film è ambientato ai giorni nostri e si svolge in un momento particolare della storia dell’umanità, con il dramma dei migranti vissuto quotidianamente.
Negli ultimi anni la catastrofe umanitaria è degenerata esponenzialmente, con il Paese che sembra incapace di aprire le braccia a gente in difficoltà che fugge da stati di miseria. Bikira è una giovane africana sbarcata da poco, una profuga come lo sono stati Giuseppe e Maria. Cosa non ci consente di scavalcare i muri, fisici e non? Perché non riusciamo a mettere da parte le differenze razziali e generazionali così da abbracciare la fratellanza? Bar Giuseppe non vuole dare un giudizio politico, Giulio Base sembra piuttosto intenzionato a spingere lo spettatore a porsi delle domande.
La sceneggiatura di Bar Giuseppe rispecchia il suo protagonista, è semplice e volutamente scarna: il lavoro di sottrazione riesce infatti a far crescere esponenzialmente l’intensità del film. La regia è variegata, con un occhio di riguardo per droni e movimenti di macchina. E – ancora – Base dimostra una particolare attenzione per i campi lunghi, una sorta di sguardo divino, nonché per i dettagli particolari ed i tagli dell’immagine.
Bar Giuseppe è certamente un film ardimentoso, delicato e tremendamente attuale. Una storia che ha diverse possibilità di lettura e che non è “riservata” solo ai credenti: è un’opera dalla grande sensibilità umanistica – pregio raro.