Koreeda Hirokazu è uno dei registi giapponesi più apprezzati degli ultimi anni: grande narratore di storie familiari, ha un legame innegabile con il Festival di Cannes, dove i suoi ultimi film (Father and Son, Little Sister, Ritratto di Famiglia con Tempesta e Shoplifters) sono stati presentati con grande successo, vincendo nel 2013 il Premio della Giuria e nel 2018 la Palma d’Oro; ma vanta anche un saldo rapporto con Venezia, che battezzò il suo esordio cinematografico come documentarista nel 1995 e dopo tanti anni lo tornò ad ospitare nel 2017 con Il Terzo Omicidio (titolo internazionale The Third Murder, titolo originale Sandome No Satsujin) e poi nel 2019 con Le Verità – proposto come film d’apertura. Ora finalmente il suo legal thriller presentato alla 74. Mostra del Cinema è disponibile in noleggio o acquisto digitale su CG Digital, piattaforma di streaming di CG Entertainment.
Il Terzo Omicidio: Koreeda e il legal drama.
L’avvocato Shigemori (Masaharu Fukuyama) si incarica di difendere un uomo di nome Misumi (Koji Yakusho) sospettato di una rapina con omicidio annesso. L’accusato era già stato in prigione (sempre per omicidio) trent’anni prima e le possibilità per l’avvocato di vincere il caso sono quasi nulle, visto che il suo cliente si dichiara colpevole (rischiando in questo modo la pena di morte). Andando avanti con le indagini però, raccogliendo le testimonianze dei familiari della vittima e del suo assistito, Shigemori comincia a dubitare della colpevolezza dell’uomo.
Koreeda, muovendosi in un territorio inusuale, descrive con sagacia il sistema giudiziario giapponese.
Lasciando in questa occasione da parte il pianeta familiare, l’acclamato regista e sceneggiatore questa volta punta il dito contro la giustizia del paese del Sol Levante: secondo Koreeda, al sistema non interessa tanto stabilire con certezza l’innocenza o la colpevolezza dell’imputato ma, come succede anche negli Stati Uniti, l’interesse dei giudici è solo quello di portare a casa più condanne possibili (possibilmente senza riaprire i processi) mentre per gli avvocati l’importante è non compromettere la linea difensiva (anche a danno del proprio cliente).
La pellicola è divisa in due parti: nella prima il regista si prende i suoi tempi costruendo l’impalcatura narrativa dell’opera, dove tratteggia i personaggi e la vicenda in maniera dettagliata ma nella seconda metà il ritmo cambia, grazie ai continui plot twist e alla grande capacità di Kore-eda di instillare il dubbio sul vero responsabile dell’omicidio. Fatta ovvia eccezione per Le Verità, dei film dell’autore giapponese questo probabilmente è il più “occidentale” nella messa in scena ma, oltre al tema della giustizia, viene trattato un altro concetto molto importante della cultura nipponica: quello della vergogna. In una società dove l’onore e le apparenze sono fondamentali, la preoccupazione maggiore dell’imputato non è la pena di morte in sé bensì infangare il nome (in Giappone questo significa la morte sociale) di una persona a lui cara.
Il Terzo Omicidio non scioglie nel finale il dilemma sulla presunta colpevolezza di Misumi e in una bellissima sequenza mostra proprio l’ambiguità del suo personaggio. Una mossa forse furba, che però contribuisce ad arricchire di una dimensione soggettiva una pellicola impeccabile nella scrittura e nella forma.