S. Craig Zahler, arrivato alla terza regia della sua carriera, inizia ormai a imporsi come un nuovo maestro del genere, capace di sussumere tutta la tradizione del poliziesco, crime, action e horror cui è evidentemente legato e a espanderla – anche in qualità di sceneggiatore – oltre i limiti del cliché e del cinema di consumo, popolando i suoi film di personaggi memorabili e messaggi complessi. Dopo il fortunato esordio con il western-horror politico Bone Tomahawk (2015) e la folgorante riconferma con l’exploitation drama Brawl In Cell Block 99 (2017), fa mostra ora più che mai di tutto il suo talento con Dragged Across Concrete, disponibile in DVD e Blu ray CG Entertainment e Adler e in streaming su CG Digital.
DRAGGED ACROSS CONCRETE: UN CRIME CORALE ALLA MICHAEL MANN CON UN FORTE RETROGUSTO PULP
Il film, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia (come il lavoro precedente), è un poliziesco-crime ambientato ai giorni nostri; estremamente moderno nella sostanza ma marcatamente debitore a un certo gusto anni ’70 – e non solo. Un po’ come in un thriller di Michael Mann le vicende si sviluppano in un ambito corale, talvolta seguendo personaggi quasi del tutto slegati dalla trama principale, ma il focus principale rimane su una coppia di poliziotti interpretata perfettamente da Mel Gibson e un serioso Vince Vaughn (già superbo e intimidatorio protagonista in Cell Block 99). Due poliziotti/criminali che per un buon tratto del film quasi hanno un rapporto da buddy movie mentre però le loro scelte segnano la vita e la morte di sconosciuti innocenti, in perfetta continuità con i poliziotteschi italiani ma anche con il primo cinema di Quentin Tarantino.
LA TRAMA DI DRAGGED ACROSS CONCRETE: MEL GIBSON E VINCE VAUGHN POLIZIOTTI CRIMINALI
Gibson e Vaughn sono stati ripresi da un passante durante l’arresto inutilmente violento di un piccolo criminale messicano, e il Dipartimento di Polizia, per salvare la reputazione, annulla ogni futura promozione e li sospende senza paga per tre mesi. Stanchi di non poter garantire una vita dignitosa ai propri cari e oberati da seri problemi personali, i due uomini decidono di approfittare della pausa forzata dal distintivo per passare dall’altra parte della legge, e derubare dei criminali ‘a fin di bene’. Il proprio. La loro strada però si incrocerà sia con quella di un delinquentello afroamericano appena uscito di galera, anche lui alla ricerca di soldi facili per aiutare la famiglia in difficolta, sia con una banda spietata che coinvolgerà tutti in una vicenda molto più complicata e rischiosa del previsto.
QUELLO STRANO SENSO DI INCOMBENZA DELL’ATTUALITÀ
Se Dragged Across Concrete sfugge a ogni cliché e presenta come protagonisti personaggi incredibilmente tridimensionali, mai ascrivibili nella categoria dei ‘buoni’ o dei ‘cattivi’, la mente non può però non correre a vicende della recente attualità: l’uccisione di George Floyd negli USA per mezzo di un’immobilizzazione gratuitamente violenta (spietata e assassina, in quel caso) da parte della Polizia, ma anche lo scandalo italiano dei Carabinieri arrestati a Piacenza per il coinvolgimento in attività criminali. Se nel film di Zahler gli spunti che rimandano a una corruzione sociale fin troppo diffusa non mancano, è altresì difficile non provare almeno un po’ di empatia per questi personaggi quasi verghiani, che in consonanza con l’ideale dell’ostrica, trovano la sventura appena provano a ribellarsi a una vita di sacrificio.
NEL NUOVO FILM DI ZAHLER PREVALGONO SENSO DELLA FAMIGLIA, SCELTE CONTROVERSE E INGIUSTIZIE
Nel film del regista statunitense, tutti hanno qualcosa da perdere e tutti hanno qualcuno da proteggere. Il poliziotto Mel Gibson, ormai insensibile e dai metodi fin troppo spicci sul lavoro, è il marito amorevole di una moglie malata di sclerosi multipla e il padre premuroso una figlia che più volte ha subito aggressioni. L’altro detective, Vince Vaughn, è perdutamente innamorato di una ragazza che vorrebbe sposare ma cui non è più in grado di offrire uno stile di vita all’altezza. Il criminale appena uscito di galera, Tory Kittles, delinque per tenere lontana la madre dalla prostituzione e per provvedere al fratellino costretto sulla sedia a rotelle. Jennifer Carpenter (ritorna anche lei, dopo Cell Block 99) è una mamma dolcissima ma nevrotica, che non riesce a separarsi dal figlio appena nato per tenersi il suo lavoro in banca. Agli eventi turbinosi che si sviluppano intorno alla trama criminale, corrisponde un privato fatto di affetti, senso del dovere e generosità. Al contempo, alle migliori intenzioni corrispondono scelte molto discutibili. Il tutto all’insegna di un pervasivo e profondo senso di ingiustizia.
LA SOTTILE E NON BANALE RIFLESSIONE SUL RAZZISMO
Discorso a parte è quello che vale la pena di fare sul tema del razzismo, che è trattato dal cineasta in un modo straordinariamente intelligente e amaramente ironico. Disseminati qui e lì lungo il metraggio, insieme a più di una battuta non poco divertente, vi sono simbolismi mai smaccati che però riflettono pienamente lo sguardo ‘color blind’ con cui Zahler vede i suoi personaggi, a sottolineare che la questione della razza è solo un’illusione a vantaggio dei potenti nel gioco delle parti tra poveri.
I poliziotti sembrano macchiarsi di violenza razziale, ma in realtà il loro comportamento eccessivo non ha nulla a che fare con il razzismo. La famiglia del personaggio di Gibson è esasperata dal comportamento di piccole ‘gang’ di ragazzi neri, ma non ha mai discriminato in base al colore della pelle. Al contempo gli afroamericani si camuffano da bianchi per portare a termine un colpo e non destare sospetti, ma appena iniziano a togliersi il cerone rosa dalla faccia iniziano a ricevere ordini umilianti. E ancora, nel climax finale, il criminale nero si rivolge al poliziotto-criminale bianco chiamandolo “negro”, quasi a riconoscergli l’appartenenza alla medesima realtà sociale, pur con tutti gli ovvi punti di distanza.
LEONI E CACCIATORI, MA TUTTI IN UNA GABBIA DA CUI È DIFFICILE SCAPPARE
Così, tra dubbi morali, eterogenesi dei fini e una certa dose di avventatezza, il disegno di S.Craig Zahler di dipana lungo ben due ore e mezza di pellicola che, pur avendo abbastanza materiale per imbastire una miniserie, passano in un soffio. È qui che la regia, il montaggio, lo script e le musiche (quelle sì, smaccatamente anni ’70) fanno magnificamente il loro dovere di tenere incollato lo spettatore allo schermo.
In Dragged Across Concrete il destino di classe è qualcosa da cui non si scappa: nel suo mondo tridimensionale, in cui perfino le vittime più anonime hanno una profondità rara, la società è un (video)gioco delle parti da riprogettare. Che siate fieri leoni della Savana o esperti cacciatori da safari, rischiate tutti di esser prigionieri della stessa gabbia.