In occasione del centenario del regista, Il Casanova di Federico Fellini esce in versione restaurata in DVD e Blu ray CG Entertainment, arricchita di importanti contenuti extra come il documentario “E il Casanova di Fellini?”. Un’opera, Il Casanova, che vanta un cast internazionale e un premio oscar per i costumi insignito al leggendario Danilo Donati, già vincitore di un Academy Award nel ’69 per gli splendidi abiti del Romeo e Giulietta di Franco Zeffirelli.
IL CASANOVA DI FEDERICO FELLINI TRA LIBERTINAGGIO, FUGHE E FREAK
Uscito nel 1976, Il Casanova di Federico Fellini è la storia del più famoso seduttore di tutti i tempi, interpretato da un iper-truccato Donald Sutherland che potrebbe essere uscito dal The Rocky Horror Picture Show. Il protagonista del film è un libertino vagabondo che fugge dal carcere di Piombi di Venezia per scappare a Parigi, a Forlì, a Londra, poi in Svizzera e in Germania. Giacomo Casanova si trova quindi a vagabondare nell’europa centro-orientale del ‘700, ritrovandosi in appartamenti e ville abitate da diversi “freaks” con i più disparati interessi, dalla magia nera all’esoterismo.
Se pensiamo a quanto le memorie delle regista abbiano influenzato la sua opera cinematografica, dovremmo pensare a tutti i suoi film come opere “storiche”. Le pellicole di Fellini, però, non hanno apparentemente un intento storiologico, nemmeno nell’ambizione. Amarcord, girato qualche anno prima di Casanova, può essere oggi considerato una testimonianza della Rimini di quegli anni, anche se alla fine, pensandoci e ripensandoci, è “soltanto” un film di Fellini.
FELLINI DALLA MEMORIA ALLA FANTASIA
Il Casanova di Federico Fellini e Fellini Satyricon, però, hanno il vantaggio di essere ambientati in un passato molto lontano, esterno al regista e allo sceneggiatore. Sono film che escludono memorie dirette di Fellini, mentre si trovano pieni delle sue fantasie. Non a caso, i due film sopracitati, sono stati entrambi scritti da Fellini con Bernardino Zapponi e allestiti dallo scenografo e costumista Danilo Donati. Entrambe le opere sono vagamente ispirate a due romanzi, per mezzo dei quali il regista può liberarsi da se stesso, dai suoi ricordi, dalla pressione di dover parlare di momenti della sua vita.
Pensando infatti famosi i dettagli e gli aneddoti legati alla travagliata produzione, cominciata nel 1973, passate di mano diverse volte – da De Laureantis a Rizzoli per poi finire nelle mani di Grimaldi -. Dopo essere stato scelto come protagonista, Sutherland si preparò ossessivamente per interpretare Casanova, leggendo e studiando l’epoca e il personaggio, per poi sentirsi deluso dalle idee di Fellini: il regista di Rimini voleva raccontare la sua versione del seduttore veneziano.
Il film diventa dunque un racconto a episodi tratti in parte da Storia della mia vita, l’autobiografia di Casanova, e in parte dalla mente di Fellini. Così come per Fellini Satyricon, i due sceneggiatori si trovano a immaginare tasselli aggiuntivi per un racconto picaresco divertentissimo e spettacolare da vedere.
Il Casanova di Fellini è, in conclusione, un film che ama e compatisce il suo protagonista, icona di donnaiolo per eccellenza. Sembra che il destino di “Giacomo” sia quello di passare da donna a donna, per un rapporto intimo che dura lo spazio di un amplesso – sempre meccanico, sempre ripetitivo – e che non sfocia mai in una conversazione o in qualcosa di più profondo. Per come lo conosciamo nella cultura contemporanea, infatti, il nobile veneziano è un grande amatore indegno di aspirare a qualcosa di più.
La storia di un individuo che Fellini, nel suo stupendo libro Fare un Film, descrive come “uomo che non è mai nato, una funebre marionetta senza idee personali, sentimenti, punti di vista”.