Tenet, una singola parola palindroma, è la risorsa principale che accompagna il protagonista del nuovo film di Christopher Nolan in una battaglia per salvare il mondo, tra intrighi spionistici internazionali e le sorprendenti implicazioni di una tecnologia capace di stravolgere la nostra idea di tempo. Tenet però è anche molto di più di un semplice film. Da una parte infatti è la prima grande produzione Hollywoodiana a scommettere sulle sale cinematografiche (senza alcuna concessione parallela allo streaming) dopo le dure restrizioni imposte dall’ancora viva epidemia di Covid-19, e con una release worldwide costretta ad anticipare il mercato domestico e a rinunciare al day-and-date con gli USA. Dall’altra è la dimostrazione che, anche con il cinema in stato comatoso a causa del Coronavirus, ci sono titoli capaci di generare un hype eccezionale. D’altronde è il film con il più alto budget di sempre di uno degli autori più popolari e polarizzanti dell’attuale panorama registico, sempre in grado di generare attorno ai propri film una vibrante aura di interesse e curiosità.
Questo perché nella sua filmografia Christopher Nolan ha sempre più cercato l’ibridazione tra cinema di genere, vocazione autoriale e intrattenimento, nella forma di grandi macchinazioni narrative che spesso diventano un pretesto per far sprigionare alle immagini sullo schermo una carica spettacolare quasi ludica. Una fusione di intenti sulla quale in alcuni momenti si è rimasti scottati (Nolan e chi lo guarda), ma sempre lodabile. Un’idea di settima arte ambiziosa ma comunque piuttosto accessibile, che mai si lascia ridimensionare né frenare da una certa complessità dello script, e che fin qui non si era però mai arenata nella complicatezza.
TENET: UN COMPLICATO CALEIDOSCOPIO D’AZIONE CHE PREDILIGE LA TENSIONE EMOTIVA ALL’EMOZIONE
Se opere come Inception e Interstellar riuscivano a regalarsi con un accettabile compromesso tra complessità e immediatezza al pubblico, con Tenet Nolan sembra gettare la spugna nel voler far combaciare a tutti i costi i tasselli di un puzzle spazio-temporale, dimostrandosi interessato a offrire allo spettatore un’esperienza cinematografica ancora prima di una storia. Con uno degli atti di maggiore onestà intellettuale che vedrete mai compiere da un autore, affida infatti alle parole di un suo personaggio una battuta che è quasi una dichiarazione di intenti: «Non cercare di capire, sentilo». Tenet è l’occasione per il cineasta londinese di rivendicare in maniera tanto cristallina quanto ai limiti dell’arroganza che la sua arte risiede nel continuo impulso visivo, nello stimolo alla tensione emotiva più che nell’emozione stessa.
Accogliendo il suddetto invito ad abbandonarsi a quel che accade sul grande schermo, si accetta senza troppe domande che sia l’azione a irrompere gloriosamente e con la delicatezza di un martello pneumatico sulla scena; un’azione che sin dai primi istanti aggredisce una scena d’apertura da cuore in gola ma che va accettata nella sua parziale ‘incomprensibilità’. Ad accompagnare il pubblico da lì in poi ci penseranno i brevi e frequenti intermezzi in cui i personaggi dialogheranno e si interrogheranno reciprocamente con spiegoni in pieno stile nolaniano. Il tessuto narrativo mai come questa volta è una base sulla quale cucire una crescente spettacolarità della visione, che non intende cedere nemmeno per un momento lo spazio a una resa tridimensionale dei protagonisti.
CHRISTOPHER NOLAN SCENEGGIA TENET SENZA IL FRATELLO, MA JOHN DAVID WASHINGTON E ROBERT PATTINSON COMPENSANO QUALCHE LACUNA DELLO SCRIPT
Jonathan Nolan, fratello del regista che ha co-firmato la sceneggiatura di molte opere di Christopher, stavolta non partecipa alla writers’ room e ciò traspare nell’assenza di quel tocco esperto nell’umanizzare i protagonisti. Come già in Dunkirk, il regista firma da solo il copione, e il risultato è che quella componente emotiva che ha dettato il successo dei suoi lavori più riusciti sembra perdere forza.
A restituire vividezza alla storia ci pensa fortunatamente la felice scelta di casting di John David Washington (figlio d’arte di Denzel, già visto in Blackkklansman) e Robert Pattinson, due soggetti ideali cui affidare il viaggio nell’inversione temporale che pervade tutto il film. Il primo è l’attore-soldato ideale alle dipendenze di un regista-generale che gli cuce addosso la didascalica e ben poco fraintendibile nomea di “The Protagonist” (ancora, con una certa arroganza), mentre il secondo è perfettamente a proprio agio nei panni del coprotagonista carismatico. Non che la cosa stupisca, dato che Pattinson è una delle punte di diamante della sua generazione, in grado di svincolarsi dal successo pop dei Twilight con un percorso di crescita continua, cimentandosi con pellicole autoriali quali Good Time, L’infanzia di un Capo, The Lighthouse e High Life ma anche guadagnandosi il mantello del Crociato di Gotham nel cinecomic attualmente in lavorazione The Batman (qui il trailer italiano).
Dal momento che in Tenet il gioco è tutto nella manifestazione di un puro spettacolo a cavallo tra spy story da guerra fredda e heist movie (elemento che saccheggia da Inception), a completare il vortice cinematografico arriva anche la Bond – pardon, Tenet – girl Elizabeth Debicki. È lei forse il più debole tra gli anelli di congiunzione del film, ma con il suo indubbio magnetismo regge bene quale contrappeso di un antagonista tanto stereotipato quanto funzionale – che ha il volto di Kenneth Branagh.
IN TENET CHRISTOPHER NOLAN È AL MASSIMO DELLA SUA ONESTÀ INTELLETTUALE
Dopotutto non c’è trucco e non c’è inganno, l’unico reale interesse di Nolan (quante volte ce lo fa capire nelle due ore e mezza di girato) è quello di pompare a mille la fibra adrenalinica del film, scandita al millimetro dalla sempre incalzante colonna musicale di un puntuale Ludwig Göransson, autore delle musiche di The Mandalorian che qui sostituisce Hans Zimmer, impegnato con la soundtrack del Dune di Villeneuve.
In questo nuovo film di Nolan non è importante se siano background e motivazioni dei personaggi a essere sacrificati sull’altare dell’intrattenimento, perché i personaggi stessi sono considerati solo quali agenti in grado di generare dinamiche in una giostra che viaggia per mezzo globo e lascia assaporare allo spettatore appagato ogni tipologia di scenario ludico. D’altronde non dimenticherete facilmente il primo scontro a armi invertite, e sarebbe disonesto non riconoscere la genialità di alcune trovate visive che sono pura ingegneria cinematografica. Tenet è un film che fa delle scatole da aprire, delle porte da spalancare, dei codici da decifrare i macguffin posti a scheletro di un Christopher Nolan mai così sfacciatamente Christopher Nolan. Nel bene e nel male.
Durante la visione potreste cercare di scardinare una ad una le scatole cinesi all’interno delle quali Tenet avvolge cervelloticamente il suo nucleo e magari rimanere delusi nel trovare meno di quanto avreste sperato. Oppure potreste cercare di abbandonarvi ai tanti «non capisco» del film e rinunciare allo star dietro alle quasi irraggiungibili supposizioni teoriche di una elastica e ‘comoda’ fisica quantistica (quanto piace, negli ultimi anni…), magari divertendovi anche un po’ di più.
LA SPIEGAZIONE DELLA TRAMA DI TENET E IL SIGNIFICATO DEL FINALE
Ma di cosa parla nello specifico Tenet? Di seguito tenteremo di darvi un’infarinatura generale per quello che riguarda la struttura narrativa della pellicola seguendo il più possibile la timeline di ciò che avviene durante le due ore e mezza di girato. Il consiglio è quindi di procedere solamente se avete già visto il film e volete avere un’idea più chiara sugli eventi che si susseguono nel corso di quest’avventura intorno al pianeta.
ATTENZIONE!
DA QUI IN POI SEGUONO SPOILER, SIETE AVVISATI
Come detto fin qui, Tenet è fondamentalmente una spy story che vede come protagonista John David Washington, il cui personaggio viene semplicemente autodefinito, appunto, come “The Protagonist”. Non vengono fornite maggiori informazioni sul suo background, se non quelle essenziali che permettono di comprendere che si tratti di un agente operativo statunitense della CIA perfettamente addestrato per le operazioni ad alto rischio. All’inizio del film, durante la spettacolare scena d’apertura, lo vediamo intento a recuperare a Kiev una sorta di cubo che contiene plutonio. La missione si rivelerà essere in realtà un test e sarà nelle sequenze che seguono che i tasselli iniziano a svelarsi progressivamente grazie anche al gioco di incastri dove entrano in scena personaggi di congiunzione tra le varie fila del racconto, come quello della scienziata interpretata da Clémence Poésy e che illustra per la prima volta il potere di proiettili innestati da una tecnologia proveniente dal futuro (che verrà genericamente definita col nome di Tenet) in grado di invertire il flusso temporale investendo oggetti e persone.
La scienziata, inoltre, mostra al protagonista anche reperti di una catastrofe futura non ancora avvenuta ma i cui segni sono già rintracciabili fisicamente nel presente a causa proprio dell’inversione del tempo. Da qui parte una staffetta che porta il personaggio di Washington a cercare l’origine di queste armi dove fa il suo ingresso anche il Neil di Robert Pattinson, quello che inizialmente viene presentato come un intermediario e che aiuta The Protagonist a carpire informazioni da una trafficante indiana che indirizza i due verso Andrei Sator (Kenneth Branagh), considerato la testa del serpente e il punto di connessione con il futuro. Dopo un breve incontro con un sempre elegante Michael Caine, Washington viene fatto avvicinare alla moglie di Sator, Kat (Elizabeth Debicki), per tentare di stabilire un contatto con il criminale russo. L’agente promette di aiutare la donna, mercante d’arte, a liberarsi dal ricatto che vede Sator costringerla nella morsa di un matrimonio infelice tenendo sotto chiave un quadro falso di un ex amante di Kat fatto autenticare come originale.
Per far questo viene organizzata una rapina all’aeroporto di Oslo, dove è conservata la copia del Goya in questione, e mentre l’operazione sembra volgere per il meglio compaiono due soldati per cui il tempo è invertito (che in seguito scopriremo essere lo stesso Protagonista) che vengono ricacciati indietro durante il combattimento. A questo punto Kat accetta di fissare un incontro tra l’agente sotto copertura e Sator, che a seguito di alcune peripezie obbliga, minacciandolo, il personaggio di Washington a rubare da un convoglio un altro cubo contenente plutonio, obiettivo che The Protagonist vuole sottrarre in realtà al criminale. Mentre lui e Neil sono in fuga vengono però intercettati da Sator e da una squadra di automobili in inversione che tiene sotto minaccia Kat, così da costringere l’agente a nascondere il cubo e a ingannare il russo. Nelle sequenze che seguono il Protagonista è comunque costretto a rivelare la menzogna nel tentativo di salvare la vita alla mercante d’arte, che viene colpita allo stomaco con un’arma da fuoco in inversione dallo stesso Sator che spiega di agire su entrambi i percorsi temporali.
Ora Neil chiama i rinforzi e giunge in scena una squadra speciale addestrata al combattimento inverso e capitanata da Ives (Aaron Taylor-Johnson) che aiuta The Protagonist a passare dall’altra parte del flusso per tentare di fermare il recupero da parte di Sator del ‘plutonio’/artefatto e nel contempo favorire la guarigione della donna ferita. Dopo alcuni scontri il plutonio finisce definitivamente nelle mani del criminale russo, mosso da un male incurabile, che a questo punto rivela i propri piani in accordo con l’umanità del futuro (la posterità) volti alla distruzione del presente tramite l’inversione del processo di entropia. Dopo il passaggio di Washington, Pattinson e Debicki nella versione al contrario della missione all’aeroporto di Oslo che abbiamo già avuto modo di vedere nella prima parte del film, Kat sta meglio e il trio si divide viaggiando ancora a ritroso con la donna che raggiunge la versione più “anziana” di Sator (quella che abbiamo conosciuto lungo tutto il corso della narrazione) impedendogli di suicidarsi (prevenendo così l’innescarsi della distruzione, collegata al suo battito cardiaco) prima che due squadre, una inversa con Neil e una no con The Protagonist, disinneschino il dispositivo ‘al plutonio’ in una ex città sovietica abbandonata.
Segue un imponente e visivamente spettacolare scontro tra i palazzi diroccati della città, con le due squadre che riescono a raggiungere con una “manovra a tenaglia temporale” il dispositivo da disinnescare e quindi porre fine alla minaccia di Sator, nel frattempo ucciso da Kat. Nelle battute conclusive di Tenet Neil rivela a The Protagonist di essere stato assoldato per l’operazione dal personaggio di Washington stesso in quello che per l’attore di BlacKkKlansman è un futuro ancora da disegnare, mentre per Pattinson è una storia già stata scritta e conclusa. Mentre Neil sale a bordo di un elicottero che lo porterà via possiamo vedere che indossa una stringa di nastro rossa, la stessa che porta legata allo zaino un agente non identificato che salva la vita a The Protagonist a inizio film durante l’assalto al teatro dell’opera, rendendo a questo punto chiara la dimensione circolare di una narrazione intricata e in alcuni frangenti forse troppo parziale.
SINOSSI BREVE DI TENET (SPOILER)
Riepiloghiamo l’ossatura essenziale di Tenet. Un agente segreto indaga su un trafficante di armi russo che riceve ordini dal futuro. Scopre che l’uomo collabora per distruggere l’umanità del presente, in modo che quella del futuro (in possesso di una tecnologia per vivere il tempo a ritroso) possa salvarsi da una catastrofe climatica. Usando quella stessa tecnologia, il protagonista tornerà sui propri passi per porre rimedio a un suo errore e salvare il mondo.