Dopo lo straordinario successo ottenuto in patria (nel Regno Unito, oltre ad essere lo show più seguito in streaming su Sky del 2020, l’episodio pilota è stato visto da 2,23 milioni di persone, secondo debutto assoluto dopo Chernobyl), è arrivato anche in Italia su Now TV e Sky Atlantic la prima stagione di Gangs Of London, serie creata da Matt Flannery e dal regista Gareth Evans. Per chi ancora non lo conoscesse, Evans è l’autore che ha rivoluzionato il concetto di action sul grande schermo con la saga di The Raid: con i due film d’arti marziali di produzione indonesiana, il cineasta gallese ha settato un nuovo standard che ha influenzato profondamente anche Hollywood (dalla trilogia di John Wick ad Atomica Bionda, passando per il film Netflix Tyler Rake, tutti hanno preso ispirazione dalle sue pellicole cult).
In Gangs Of London Evans e Flannery (fidato direttore della fotografia del regista), dopo la parentesi gothic horror di Apostolo, tornano al crime drama con una storia corale che mostra la capitale inglese sotto una luce diversa di quella che siamo abituati a vedere in TV o al cinema.
GANGS OF LONDON RACCONTA LA LOTTA PER IL POTERE SCATURITA DALLA MORTE DI UN POTENTE BOSS MALAVITOSO
Lo show Sky racconta le vicissitudini dei Wallace, famiglia criminale capitanata dal carismatico Finn Wallace (Colm Meaney) che fa il bello e il cattivo tempo a Londra; tuttavia la morte improvvisa di Finn, per mano di un paio di ragazzini, sconvolge gli equilibri della malavita londinese. La pesante eredità la raccoglie il figlio Sean (Joe Cole) che, grazie anche all’aiuto della madre Marian (Michelle Fairley), tenta di mantenere il controllo sulla città malgrado gli storici alleati dei Wallace, la famiglia Dumani, e le altre gang non reputino il giovane all’altezza del ruolo. In questo scenario si inserisce Eliott (Sope Dirisu), un agente sotto copertura che riesce a guadagnarsi la fiducia di Sean ma la sua integrità morale è messa a dura prova.
SKY, CON GANGS OF LONDON, CI REGALA UN’EPOPEA CRIMINALE ADRENALINICA E PIENA DI COLPI DI SCENA
Prendendo spunto da un vecchio progetto accantonato (una storia tra gang ambientata nel sud-est asiatico), Gareth Evans mette in scena una Londra cosmopolita non solo nella sua struttura sociale ma anche nel tessuto criminale. Molti addetti ai lavori hanno accostato Gangs Of London a serie come Peaky Blinders (con cui condivide Joe Cole, il protagonista del nuovo show Sky) e Gomorra (serie molto seguita anche in Inghilterra) ma in comune con questi prodotti c’è solo la coralità del racconto criminale poiché la creatura di Evans e Flannery ha una personalità estremamente spiccata.
Se osserviamo i primi nove episodi, escludendo il quinto (di cui parleremo successivamente), possiamo notare come la stagione sia caratterizzata da due fasi ben distinte: quella iniziale (le prime quattro puntate), oltre ad avere il compito di introdurre la storia, definisce in modo netto lo stile visivo e narrativo peculiare di Gangs Of London; nella seconda fase invece, a seguito anche di una presenza meno invasiva di Evans nella supervisione, il metodo di scrittura diventa più canonico, nonostante non manchino scelte registiche azzeccate e grandi colpi di scena.
Le vicende del clan Wallace sono ovviamente il fulcro del progetto Sky però, mano a mano che la trama avanza, emergono al di fuori della famiglia personaggi carismatici e soprattutto il vero protagonista dello show, ovvero Eliott (un convincente Sope Dirisu), a scapito del rampollo di casa Wallace (un Joe Cole sempre impeccabile). Il season finale inoltre sintetizza chiaramente le intenzioni degli sceneggiatori per il futuro: nonostante il susseguirsi forsennato di eventi dell’ultimo episodio (probabilmente sarebbe stato meglio gestire gli sviluppi narrativi avendo a disposizione dieci puntate, invece di nove), le scelte di Evans e soci sono coraggiose e niente affatto scontate, rimescolando le carte in tavola con un’atmosfera che unisce pulp e spy story (grazie all’arrivo di nuovi, misteriosi agenti esterni).
Gangs Of London, attraverso l’espediente della guerra di potere per il controllo della criminalità di Londra, in realtà è una serie che si sofferma molto sulla tematica dello scontro generazionale, in particolare legato al difficile rapporto tra genitori e figli; il cattivo esempio trasmesso dai padri e dalle madri condiziona inevitabilmente una società sempre più corrotta e avara di valori (non è un caso che, in diverse scene, vediamo bambini che assistono ad azioni efferate).
LA VIOLENZA GRAFICA E LA REGIA SUPERLATIVA DI GARETH EVANS SONO I VERI ELEMENTI DISTINTIVI DI GANGS OF LONDON
A leggere solo la sinossi, Gangs Of London non sembra così diversa da tante altre serie presenti nel panorama televisivo; tuttavia, fin da quando ha fatto il suo debutto l’episodio pilota, il prodotto Sky ha fatto molto parlare di sé. Quali sono gli elementi che lo rendono così diverso dagli altri crime del piccolo schermo? La violenza e la straordinaria regia di Gareth Evans nelle scene d’azione.
Da quando le migliori produzioni televisive, nel corso degli ultimi vent’anni, hanno un taglio molto più cinematografico, anche grazie agli ingenti investimenti dei canali a pagamento e dei servizi streaming (che, rispetto alle reti generaliste, hanno meno limitazioni dal punto di vista della censura), la rappresentazione della violenza in TV ormai non fa più scalpore. Gangs Of London alza però ulteriormente l’asticella (anche più dello show Cinemax Banshee, famoso per la sua brutalità), mostrando sullo schermo le efferatezze compiute dalle gang senza nascondere nulla (torture e improvvisate estrazioni di proiettili annesse). Il pubblico più mainstream potrebbe trovare le scene violente respingenti (in Inghilterra alcuni spettatori si sono addirittura rivolti all’OFCOM per i suoi contenuti) ma, per una serie di questo tipo, è necessario un approccio così radicale perché nella giungla criminale londinese che ci viene mostrata nessuno riesce moralmente a salvarsi; qui non è così semplice empatizzare con i personaggi, perché la violenza delle loro azioni tende ad allontanarci da loro (compresa la Marian di Michelle Fairley, capace immediatamente di far dimenticare Lady Stark).
Altro grande punto di forza di Gangs Of London sono le scene d’azione e, in particolare, la regia di Gareth Evans: lo straordinario talento del cineasta gallese è cosa nota (il suo stile unico, in grado di mescolare cinema, fumetto e immaginario videoludico, ha fatto scuola); ciononostante c’era la curiosità di vedere se, al di fuori del contesto indonesiano, ci avrebbe regalato momenti memorabili in stile The Raid. Missione compiuta: il regista ci regala perle difficili da dimenticare (ricordiamo che, oltre ad aver diretto il pilot, ha supervisionato le sequenze action del secondo, terzo e quarto episodio); l’apice però Evans lo raggiunge con la quinta puntata, uno stand-alone che rappresenta probabilmente l’ora televisiva più intensa ed entusiasmante (solo Bagman di Better Call Saul e pochissime altre eccezioni possono partecipare alla competizione) del 2020.
Già rinnovata per una seconda stagione, Gangs Of London è la nuova frontiera dell’action in televisione che fa impallidire blockbuster dal budget ben più rilevante; l’augurio è che gli autori possano mantenere lo stesso coraggio, nella scrittura e nella regia, senza farsi influenzare dalle richieste del pubblico (rischio che, dopo l’episodio finale, è davvero concreto). Perché qui gli ingredienti per una serie cult ci sono tutti.