Apples (titolo originale Mila) segna il debutto al lungometraggio del regista e sceneggiatore greco Christos Nikou, già autore nel 2012 del corto Km nonché secondo assistente di regia di Lanthimos in Dogtooth e direttore di seconda unità per Linklater in Before Midnight. Il film, presentato nella sezione Orizzonti del Festival di Venezia 2020 e reso contemporaneamente disponibile in streaming su Festival Scope, è scritto da Nikou insieme a Stavros Raptis, casting director che qui si cimenta con la sua prima sceneggiatura.
LA WEIRD WAVE GRECA: UN MOVIMENTO ‘A FORMA DI LANTHIMOS’
Il film si inquadra perfettamente in quel movimento che taluni chiamano la “weird wave” greca, cioè in quella tendenza che nell’ultimo decennio ha visto i giovani autori ellenici cimentarsi con storie aventi in comune un sapore surreale o addirittura strambo. La verità è che, nonostante alcune perle isolate e alcuni registi dal solido talento come Athina Rachel Tsangari (Chevalier) o Babis Makridis (Miserere), semplicemente l’immaginario della Settima Arte al di là dello Ionio non si è mai ripreso dall’impatto creativo del duo Lanthimos-Filippou, che da Kynodontas in poi hanno involontariamente dato il via a un’ondata di emulazione più o meno incontrollata.
APPLES (MILA): IN UN MONDO CHE NON SA RICORDARE UN UOMO VUOLE DIMENTICARE
Nikou e Raptis non si sottraggono a questa tendenza e, come fanno i loro punti di riferimento cinefili, partono da una premessa assurda per studiarne gli effetti. Apples (Mila) infatti, senza tante spiegazioni, ci trascina in una realtà nella quale un’amnesia pandemica sta privando una moltitudine di individui della propria identità. Per i casi più gravi il sistema sanitario greco prevede un programma di reinserimento nella società che passa attraverso la costruzione posticcia di nuovi ricordi; un compito dopo l’altro, una polaroid dopo l’altra. Aris Servetalis (già visto in Alps di Lanthimos e L di Makridis) è il candidato ideale per questo programma di azzeramento e ricostruzione dell’identità, ma forse la sua amnesia è semplicemente voglia di lasciarsi alle spalle un passato con cui non vuole avere niente a che fare.
L’OBLIO E LA MEMORIA: UN TEMA RICCHISSIMO DI OPPORTUNITÀ CHE APPLES (MILA) COGLIE SOLO IN PARTE
Chiunque sia entrato in contatto con i meravigliosi libri del grande neurologo, divulgatore e scrittore Oliver Sacks (dal più celebre dei quali fu tratto il film Risvegli) ha ben presente le mille implicazioni della memoria nella costruzione di una nostra identità emotiva, e chi abbia avuto la fortuna di imbattersi nel bellissimo Alla Ricerca della Memoria – Il Cervello, La Mente e il Passato dello psicologo e professore ad Harvard Daniel L. Schacter sa quanto, ancor più della memoria, sia importante l’oblio, cioè la capacità di dimenticare.
Nel trattare temi tanto stimolanti Nikou sembra purtroppo subito perdere interesse verso una prospettiva più ampia per concentrarsi sul percorso emotivo del suo protagonista. Il risultato è che elementi ‘weird’ come la cura per l’amnesia finiscono per sembrare un po’ fini a se stessi, e che lo straordinario potenziale allegorico di una storia su una società che perde o rinnega il ricordo del passato viene prontamente disinnescato dalla svolta intimista del film.
Vi sono elementi che funzionano e molto bene, sia chiaro: l’arco evolutivo del personaggio interpretato da Servetalis non è certo imprevedibile ma ciononostante garantisce un soddisfacente coinvolgimento empatico allo spettatore, nel quale emozione e riflessione si accompagnano con grazia e sobrietà. Rimane però l’impressione di assistere al frutto di un lavoro poco a fuoco, che parte da stimoli preziosissimi ma non sa bene come trattarli. Più che un film sulla memoria, Apples (Mila) sembra infatti un film sul dolore e la solitudine. Nel raccontare quest’ultimi eccelle con grande tatto e originalità, certo, ma se vi aspettate un film sull’importanza del ricordare resterete inevitabilmente delusi. Con la sua opera seconda il pur interessante Nikou dovrà necessariamente puntare a una visione più precisa e definita.