Avvolto in una veste seducente e al contempo ironica, L’Uomo Che Vendette La Sua Pelle (The Man Who Sold His Skin) è di fondo una riflessione politica su quello che è il dramma tristemente attuale dei rifugiati costretti a lasciare le proprie terre per emigrare alla ricerca di prospettive di vita migliori.
L’Uomo Che Vendette La Sua Pelle (The Man Who Sold His Skin) non è il solito dramma
La regista tunisina Kaouther Ben Hania presenta nella sezione Orizzonti del Festival di Venezia 2020 l’intrigante racconto di un migrante siriano obbligato a lasciare la sua terra, presto adocchiato dall’eccentrico artista di caratura internazionale Jeffrey Godefroi (Koen De Bouw), interessato ad aiutare lo sfrontato Sam (Yahya Mahayni) a raggiungere l’Europa a patto che questo accetti di diventare un’opera d’arte vivente pronta a scuotere l’opinione pubblica.
Godefroi decide infatti di tatuare sulla schiena di Sam un visto Schengen, la carta di passaggio necessaria da possedere per attraversare le frontiere dei Paesi appartenenti all’Unione Europea e unica vera fonte di valore per chi nutre le speranze di un futuro più roseo nel Vecchio Continente. Sam però scopre sulla sua pelle (letteralmente) che quello stretto è un patto non in grado di garantirgli la libertà che avrebbe voluto, nell’interessante paradosso che la Ben Hania, autrice anche della sceneggiatura, mette in moto attraverso l’opera dell’artista orientato a smuovere le acque con la mercificazione di un bene umanitario non trasferibile che assume valore nel momento in cui immesso nel flusso del bene vendibile e libero di essere trattato come oggetto di transazione.
Kaouther Ben Hania sceglie una chiave ironica e seducente
A farne le spese è quindi proprio Sam, la cui partecipazione a mostre e installazioni museali è richiesta da contratto come oggetto artistico da esporre e paralizzato prima dalla crisi umanitaria e poi dalla spietatezza del mercato economico, due facce della stessa medaglia dei disvalori lanciata in aria in un film che si cosparge per tutto il tempo di una graffiante e riuscita ironia, grazie soprattutto al magnetismo del suo dannato ma irresistibile protagonista.
L’Uomo Che Vendette La Sua Pelle (The Man Who Sold His Skin) non rinuncia nemmeno a porre una vena romantica (forse l’elemento più debole del film) alla base di quello che è sostanzialmente un dramma su una delle tragedie che più ci toccano da vicino in un palcoscenico geopolitico instabile e quotidianamente intriso delle notizie di profughi disperati e dispersi in mare. Al netto di alcune debolezze di uno script che non sempre regge un gioco di specchi e rimandi satirici, soprattutto nelle ultime un po’ troppo scolastiche sequenze (ma con una brillante scena poco prima della chiusura), il lavoro della regista regge bene l’impianto sopra il quale pone la trattazione di una delicata tematica trattata senza scadere in una facile retorica.
L’Uomo Che Vendette La Sua Pelle (The Man Who Sold His Skin) è distribuito in Italia da Wanted Cinema a partire dal 7 ottobre 2021.