Tra gli intellettuali francesi più importanti della seconda metà del Novecento non si può non parlare di Bernard-Henri Lévy: figura carismatica del Sessantotto, il filosofo classe 1948, attraverso la sua attività culturale ed artistica quasi cinquantennale, gode ancora oggi di grande considerazione all’interno dell’opinione pubblica non solo transalpina ma anche internazionale.
Convinto sostenitore dell’Europa, Lévy negli ultimi anni è stato severamente critico nei confronti dei consensi sempre più massicci raccolti dalle forze populiste e sovraniste: Princesse Europe, film diretto da Camille Lotteau presentato nella sezione Fuori Concorso della 77. Mostra del Cinema di Venezia e reso contemporaneamente disponibile in streaming su Festival Scope, analizza le riflessioni di BHL riguardo al fallimento del progetto europeo così come concepito alle origini.
PRINCESSE EUROPE È IL FILM-REPORTAGE SULLO SPETTACOLO TEATRALE DI BERNARD-HENRI LÉVY LOOKING FOR EUROPE
Princesse Europe segue la tournée teatrale dello spettacolo di Lévy, di cui è autore ed interprete, in giro per l’Europa; il periodo in cui è stato girato il film, ovvero il 2019, coincide con le elezioni europee ed è l’occasione per l’intellettuale francese di capire quale strada stia percorrendo oggi l’UE, tra Brexit e forze antieuropeiste sempre più rilevanti nello scacchiere politico.
CON IL PRETESTO DELLA RIFLESSIONE SULL’EUROPA DI OGGI, PRINCESSE EUROPE È IN REALTÁ UNO SPOT NON RICHIESTO DI LÉVY
Al suo secondo lungometraggio da regista (in campo documentaristico nasce come montatore), Camille Lotteau con Princesse Europe cerca di ragionare, a metà tra lo sperimentale e l’instant movie, sull’attualità europea attraverso un lungo viaggio tra riflessioni, platee numerose ed incontri (anche con politici e personaggi controversi) sul futuro della UE.
I primi minuti sembrano indirizzare l’opera ad un discorso critico sulle discutibili politiche europee degli ultimi anni (ci sono infatti molte riprese a Lampedusa, luogo simbolo dell’inefficienza dell’Unione in campo di immigrazione) ma ben presto Princesse Europe si svela per quello che è effettivamente: un lungo spot di un intellettuale che, seppur brillante e stimolante, ha una personalità narcisistica e autoreferenziale estremamente accentuata. In quasi due ore, nonostante gli argomenti trattati siano moltissimi, la narrazione non riesce mai a definire chiaramente il messaggio del film, anche perché la figura strabordante di Bernard-Henri Lévy mette sempre in secondo piano il focus della pellicola; anche nei momenti più interessanti, come l’incontro di BHL con il presidente ungherese Viktor Orbán o il dibattito serrato tra il filosofo transalpino e Steve Bannon (capo stratega della campagna elettorale del presidente americano Trump), il lavoro di Lotteau non sviluppa in maniera adeguata una condivisibile tesi sulla crisi dell’Europa unita dato che il suo ingombrante protagonista è l’unico, vero centro di interesse per il regista.
Per questo motivo Princesse Europe è una gigantesca occasione sprecata: in questo periodo così delicato per il futuro dell’Unione Europea è necessaria un’analisi lucida e senza filtri su come risolvere le problematiche strutturali di un progetto politico ambizioso ma dal percorso accidentato; dell’ennesima pubblicità ad un vanitoso seppur straordinario uomo di cultura potevamo sinceramente farne a meno.