Quello di The Duke, presentato tra i fuori concorso del Festival di Venezia 2020, è un sapore squisitamente british, a partire dalla leggerezza di una tipica ironia che considera i suoi due interpreti principali, Helen Mirren e Jim Broadbent, come la chiave di volta di un racconto giocato sull’onda della simpatia che nasconde il cuore di un raffinato sguardo al sociale.
Rogert Mitchell alla regia dell’irriverente The Duke
Siamo nella Newcastle del 1961 e Kempton Bunton (Broadbent) è un energico sessantenne alla perenne ricerca di una battaglia da combattere a forza di affronti alle autorità. Non ha nemmeno un soldo in tasca e a questo giro il mulino a vento nei confronti del quale alzare le armi è quello del canone tv. La signora Bunton (la Mirren) invece è l’altro peso che controbilancia con la sua pragmaticità, e un certo animo incupito dalla prematura scomparsa della figlia, la vaghezza sognante del marito.
La storia di The Duke, dal regista Roger Mitchell e sulla irriverente sceneggiatura di Richard Bean e Clive Coleman, è quella del vero Bunton, accusato di aver rubato il ritratto del Duca di Wellington di Francisco Goya dalla National Gallery di Londra. E se in un primo momento i sospetti della miope polizia si indirizzano tutti nell’attesa che venga fuori che a rubare l’opera sia stato qualche italiano (erano i giorni dell’anniversario del furto della Gioconda), si apre il siparietto familiare che vede coinvolto anche il figlio (Fionn Whitehead) nel gestire la patata bollente di un quadro sul quale chiedere un riscatto per rimpinguare le piangenti casse della famiglia e quelle per affrontare, a spada sfoderata, la crociata di un uomo qualsiasi e idealista.
Jim Broadbent e Helen Mirren in piena sintonia comica
Sono gli anni sovraeccitati di un agognato ritorno alla normalità e alla prosperità (per alcuni) dopo i turbolenti decenni della guerra, e Mithcell fa riflettere tutte le contraddizioni e i contrasti di una società nell’uomo comune Bunton, nel corpo di un mattatore Jim Broadbent chiaramente divertito dal ruolo e che manifesta a caratteri cubitali la folgorante sintonia con una più contenuta Helen Mirren, che tuttavia dall’alto della sua classe e bravura riesce con pochi e graffianti scambi a regalare momenti all’insegna di un tipico humor anglosassone.
Chiaro, The Duke non si interessa poi più di tanto a lasciarsi mettere i bastoni tra le ruote da impedimenti narrativi o svolte che possano rallentarne il delizioso ritmo (scansa gli ostacoli semplicemente spostandoli nei fuori campo), ma proprio in questo trae la forza di film che non vuole riconoscersi altro che nel sorriso, e riso, in grado di suscitare spolverando dallo scaffale un piccolo pezzetto di Storia che poi ripone con delicatezza lì dove l’ha trovato.