Quest’anno la sezione Orizzonti della 77. Mostra del Cinema di Venezia, se consideriamo la qualità e i nomi di peso presenti in concorso (tra cui il Leone d’Oro Lav Diaz e Uberto Pasolini), ci ha regalato pellicole di estremo interesse. Tra i film che ci hanno colpito segnaliamo Yellow Cat del giovane regista kazako Adilkhan Yerzhanov, lungometraggio dalla personalità molto forte (l’opera è disponibile in streaming su Festival Scope).
YELLOW CAT È LA STORIA DI UN EX DETENUTO CHE VUOLE INSEGUIRE IL SOGNO DI UNA VITA
Yellow Cat, ambientato nella steppa kazaka, racconta la storia di Kermek (Amazat Nigmanov), ex detenuto con la passione verso la Settima Arte che assieme alla prostituta Eva (Kamila Nugmanova) decidono di lasciarsi alle spalle una vita miserabile per un obiettivo bizzarro: quello di aprire un cinema sulle montagne. Tuttavia i nostri protagonisti dovranno affrontare molte peripezie (ostacolati, in primis, dalla mafia della zona) per realizzare il loro grande sogno.
LA CURA ESTETICA E IL RAPPORTO TRA I PROTAGONISTI SONO I PUNTI DI FORZA DI YELLOW CAT
Regista d’esperienza nonostante la giovane età, Adilkhan Yerzhanov con Yellow Cat realizza un’opera che, unendo generi diversi, racconta un mondo a noi sconosciuto come una favola grottesca, ironica ma anche capace di regalare momenti amarissimi.
La pellicola, se vogliamo dare un’etichetta, è una commedia sui generis ma, nel corso della sua durata, si evolve utilizzando gli espedienti narrativi del film romantico e del road movie; l’atmosfera di Yellow Cat è volutamente surreale, però questa scelta ha il merito di accentuare maggiormente la carica drammatica del lungometraggio nei frangenti in cui il regista vuole essere critico nei confronti della desolazione morale e culturale delle zone rurali della steppa (in cui il cinema è una via di fuga da un’esistenza gretta).
Yerzhanov dirige con mano sicura ed elegante: la messa in scena ricorda molto un certo tipo di cinema nordeuropeo (alla Roy Andersson per intenderci, anche se meno estremo) caratterizzato da inquadrature fisse costruite nei minimi dettagli che esaltano l’uso della profondità di campo; inoltre la splendida fotografia dà risalto ad una location incontaminata, quasi fuori dal tempo, dall’anima selvaggia e dura, come gli abitanti del luogo. Per chi non è avvezzo ai film dai tempi dilatati (sono presenti moltissimi piano-sequenza qui) la visione potrebbe risultare non facilissima ma la costruzione del bellissimo rapporto tra i due protagonisti (perfetta la scelta di casting e bravissimi gli interpreti) porta lo spettatore ad affezionarsi a loro e a seguirne le vicissitudini, fino al finale che si allontana dai toni spensierati della prima parte.
Nonostante lo script sia tutt’altro che innovativo, Yellow Cat meritava assolutamente la sua presenza nella ricca selezione di Orizzonti di quest’anno; la bellezza estetica e l’amore che il regista prova nei confronti dei suoi personaggi regalano al lungometraggio quella magia che difficilmente può lasciare indifferenti.