Sono ben sei anni che David Cronenberg, maestro del body horror nonché uno dei cineasti di genere più influenti degli ultimi quarant’anni, è sparito dal radar del panorama cinematografico: se escludiamo alcune dichiarazioni che hanno fatto molto rumore, come il sorprendente endorsement a favore di Netflix fino ad arrivare alla polemica con Francis Ford Coppola per la vittoria del Premio della Giuria al Festival di Cannes di Crash nel 1996, non si hanno notizie recenti su nuovi lungometraggi da parte dell’autore canadese.
L’ultimo lavoro di Cronenberg al cinema è Maps To The Stars, lungometraggio del 2014 presentato a Cannes dal cast all-star che prende di mira con sguardo lucido il mondo, solo all’apparenza dorato, dello spettacolo; grazie a CG Entertainment e Adler Entertainment la pellicola è disponibile sia nei formati classici home video (DVD e blu-ray) nonché in streaming sulla piattaforma CG Digital.
MAPS TO THE STARS RACCONTA LE VICENDE DI UNA FAMIGLIA DISFUNZIONALE DI SUCCESSO
In Maps To The Stars Cronenberg mette in scena la storia della famiglia Weiss, ossessionata dal successo e dalla fama: Sanford Weiss (John Cusack) è un terapista guru con tanti VIP tra i suoi clienti, il figlio tredicenne Benjie (Evan Bird) è una star della TV finito in riabilitazione per droga mentre la figlia Agatha (Mia Wasikowska), misteriosamente sfregiata, è appena uscita da un ospedale psichiatrico. La ragazza stringe amicizia con un autista di limousine, Jerome (Robert Pattinson), e diventa l’assistente personale di Havana Segrand (Julianne Moore), un’attrice che ha il grande sogno di interpretare lo stesso ruolo della madre nel remake di un film del passato. Tormentata dal fantasma della mamma defunta, Havana è intenzionata a trovare ad ogni costo la strada verso la redenzione ma il percorso è impervio.
IN MAPS TO THE STARS EMERGE IL RITRATTO DI CRONENBERG DEL LATO PIÙ SGRADEVOLE DI HOLLYWOOD
L’insofferenza di David Cronenberg nei confronti dell’industria audiovisiva odierna non è una novità (il regista ha dichiarato candidamente che “non faccio più film perché sono stanco e annoiato di fare cinema”) e, in un certo senso, in Maps To The Stars emerge tutto il suo disprezzo e la sua frustrazione nei confronti di Hollywood e del jet set.
L’autore di Videodrome e di A History Of Violence, dopo il controverso Cosmopolis (film che ha spaccato in due critica e pubblico), rappresenta qui con cinismo e velenosa ironia un mondo effimero, ipocrita e senza alcun valore in grado di distruggere, fisicamente e moralmente, chiunque ne venga fagocitato (soprattutto i giovani, molto più vulnerabili). Maps To The Stars non è un’opera che vuole ammiccare allo spettatore perché è in grado di mettere a dura prova chi guarda lasciando, alla fine della visione, una sensazione di profondo disagio; nessun personaggio della pellicola è amabile, è praticamente impossibile potersi affezionare a loro (non è un caso che il lungometraggio non sia stato premiato al botteghino, incassando nel mondo solo 4 milioni di dollari a fronte di un budget di 13). Per questo motivo bisogna sottolineare il lavoro fatto da tutto il cast, in primis il premio Oscar Julianne Moore (premiata a Cannes per l’interpretazione) ma anche gli altri (Mia Wasikowska, John Cusack e Evan Bird su tutti) sono stati all’altezza del compito.
Attraverso l’utilizzo del digitale Cronenberg, seppur con uno stile registico molto diverso rispetto ai suoi classici, porta comunque avanti la sua poetica: la Hollywood che il cineasta rappresenta, in maniera fredda e verosimile, è un vero e proprio inferno sulla terra (mascherato da paradiso) dall’atmosfera così lugubre e malsana da far impallidire la maggior parte degli horror che attualmente escono al cinema. Dopo un film del genere, non sorprende che il maestro canadese sia fermo dal 2014; Maps To The Stars però è la dimostrazione di quanto siano ancora importanti artisti indipendenti e lungimiranti del calibro di David Cronenberg, sempre più rari al giorno d’oggi.