Guardando Zathura: Un’Avventura Spaziale, film del 2005 recentemente riproposto in blu-ray e DVD da CG Entertainment e Sony HE con un ricco corredo di contenuti speciali, si ha la nettissima sensazione di assistere a un remake in chiave fantascientifica dell’indimenticabile Jumanji di Joe Johnston (Wolfman, Captain America: The First Avenger). C’è un gioco di società magico che anziché essere intagliato nel legno è fatto di latta, al posto della giungla abbiamo lo spazio e al posto di leoni e scimmie troviamo lucertoloni antropomorfi e robot, ma il meccanismo narrativo è pressoché lo stesso. Certo, non c’è il compianto Robin Williams (su cui si reggeva buona parte della pellicola del 1995), ma se può essere di qualche consolazione tra i comprimari troviamo Kristen Stewart e non manca una piccola parte a Tim Robbins.
LA SFIDA IMPOSSIBILE E IL DISASTRO AL BOX OFFICE
Il fatto che Zathura a un primo sguardo possa sembrare una copia carbone dell’avventura per ragazzi di vent’anni prima, non è un caso né è frutto della spregiudicata volontà di qualche produttore di saccheggiare un prodotto che ha rappresentato un punto di riferimento per una generazione di giovanissimi cinefili per replicarne il successo. Anche perché, dovendo competere in sala con Harry Potter e il Calice di Fuoco, Zathura non solo ha clamorosamente floppato non riuscendo a ripagare il budget di 65 milioni di dollari, ma è andato in rosso di una trentina di milioni.
ZATHURA E JUMANJI, RACCONTI GEMELLI DALLO STESSO ILLUSTRATORE DI THE POLAR EXPRESS
Tale impressionante somiglianza è semplicemente dovuta al fatto che entrambi i film sono adattamenti di libri di Chris Van Allsburg, pluripremiato illustratore di libri per bambini che, oltre ad aver istoriato numerose edizioni di libri altrui (celebre il suo lavoro per la saga de Le Cronache di Narnia), ha firmato di proprio pungo il materiale originale tanto di Jumanji quanto di Zathura. Anche un altro suo libro è diventato un popolarissimo film per l’infanzia – parliamo di The Polar Express – ma la sua attività non si è limitata alla carta stampata, dato che Chris Van Allsburg è anche stato visual artist per La Sirenetta made in Disney.
ZATHURA È IL FILM CHE HA CONVINTO LA MARVEL AD AFFIDARE L’AVVIO DEL MARVEL CINEMATIC UNIVERSE A JOHN FAVREAU
La mano e le idee del disegnatore statunitense sono quindi riconoscibilissime, ma ad emergere prepotentemente dai fotogrammi della pellicola è un altro talento d’eccezione, quello di John Favreau. Zathura infatti si colloca in una posizione decisamente particolare nella filmografia di Favreau, e nonostante il botteghino tutt’altro che lusinghiero è a suo modo responsabile dell’avvio di quel MCU con cui la Marvel avrebbe dominato un decennio di cinema americano. Favreau, che aveva debuttato dirigendo Vince Vaughn (e se stesso, replicando la coppia già vista in Swingers di Doug Liman) nel 2001 con la semisconosciuta ma piuttosto riuscita crime comedy Made, all’epoca di Zathura era reduce dallo straordinario di successo del suo Elf, ironica pellicola natalizia con un incontenibile Will Ferrell che sarebbe poi divenuta un cult stagionale. L’avventura spaziale in questione, pur non brillando per originalità e risentendo di effetti speciali a dir poco grossolani, denota in realtà l’ottima mano di Favreau nel cimentarsi con le scene d’azione e il suo innato talento per il ritmo, e infatti sarà proprio questa capacità di coniugare commedia e azione, film per ragazzi e toni più seriosi a convincere la Disney ad affidargli le redini di Iron Man, che come tutti sappiamo avrebbe definito il tono di tutti i cinecomic dei Marvel Studios a venire.
IL FASCINO DI UN’AVVENTURA NAÏF IN UN MOMENTO IN CUI I FILM PER RAGAZZI INIZIAVANO A PRENDERSI MOLTO SUL SERIO
Zathura, inevitabilmente limitato dalla sua natura derivativa e un po’ meno appetibile al pubblico adulto rispetto a Jumanji fosse anche solo per l’assenza di un vero protagonista adulto, rimane però un ottimo esempio di avventura per ragazzi. Un film tra gli ultimi a proporre un’idea (molto apprezzabile) di cinema avventuroso per ragazzi di chiara matrice anni ’80, in un momento storico in cui la proposta di Hollywood per il pubblico più giovane stava radicalmente cambiando a favore di toni più epici e sviluppi narrativi seriali (per l’appunto con il franchise di Harry Potter e la Infinity Saga). Anche se, a ben vedere, il vero precursore fu nel 1984 La Storia Infinita di Wolgang Petersen. Con i suoi 100 minuti di puro intrattenimento, Zathura si fa amare non solo per la solida confezione regista ma proprio in virtù del suo principale difetto: quell’essere innocentemente, simpaticamente e anacronisticamente naïf.