Una delle sorprese di questa Festa del Cinema di Roma è sicuramente il documentario lituano The Jump, diretto da Giedrė Žickytė. Un documento che accende i riflettori su uno dei casi politici più importanti della Guerra Fredda, utilizzando immagini di archivio, testimonianze dirette ma non solo. Il racconto parte dal 1970, giorno del Ringraziamento, piena Guerra Fredda: la Guardia Costiera statunitense si propose di incontrare una nave sovietica appena ancorata al largo di Martha’s Vineyard. In quello stesso giorno venne fissata una conferenza tra Usa e Urss per discutere i diritti di pesca nell’Oceano Atlantico. Nel corso dei colloqui, il marinaio lituano Simas Kudirka saltò sulla barca americana, cercando di conquistare finalmente la libertà. Dopo ore di attesa, il contrammiraglio William B. Ellis ordinò di consentire a un gruppo del KGB di salire a bordo della Vigilant per riportare Kudirka sulla nave sovietica. Il marinaio lituano venne processato per tradimento dall’Unione Sovietica e condannato a dieci anni di carcere, ma successive indagini rivelarono che Kudirka poteva rivendicare la cittadinanza americana attraverso la madre e gli fu consentito di andare negli Stati Uniti nel 1974.
THE JUMP: IL DOCUMENTARIO DI GIEDRE ZICKYTE PRESENTATO ALLA FESTA DEL CINEMA DI ROMA
Reduce da Master and Tatyana e I’m not from here, Giedrė Žickytė ha deciso di affrontare uno dei casi politici più delicati della Guerra Fredda. La vicenda di Simas Kudirka ha rischiato di compromettere i rapporti tra i due Paesi e, soprattutto, ha scatenato reazioni incredibili negli States. Il lavoro della regista nata a Mosca si apre con una carrellata di immagini di archivio, che iniziano ad alternarsi alle testimonianze delle persone coinvolte in questa appassionante vicenda (da Ralph W. Eustis a Paul E. Pakos, fino alle attiviste lituane Daiva Kezys e Grazina Paegle) e alla rievocazione in prima persona dello stesso Kudirka, oggi novantenne. The Jump ha qui uno dei suoi punti di forza: il protagonista riesce a trasmettere allo spettatore i sentimenti vissuti cinquant’anni fa, nel momento più delicato della sua vita. E lo fa prendendo carta e penna e ricalcando la lettera scritta agli americani, oppure spiegando come tentò di divincolarsi dal KGB. Senza forzature, ma con trasparenza.
L’ASSURDA STORIA VERA DI SIMAS KUDIRKA
The Jump non è solo un approfondimento sul salto del disertore lituano – folle e romantico – da una nave all’altra e sulle sue conseguenze, ma è anche un’analisi di come la storia di un semplice uomo possa essere in grado di cambiare il corso della storia. L’iniziativa di Kudirka rischiò di compromettere il già delicato rapporto tra Usa e Urss, provocando un’ondata di proteste contro il governo americano. I telegiornali e la carta stampata iniziarono ad occuparsi della storia di questo marinaio lituano – solo alla ricerca della sacrosanta libertà – che nel giro di pochi mesi diventò un “tema” fondamentale per la politica a stelle e strisce, anche in termini di puro consenso. Senza dimenticare i cambiamenti politici in tema di asilo da parte della Guardia Costiera degli Usa.
Ma non solo. The Jump è anche uno studio sull’effettiva consistenza del “sogno americano”. E non è tutto rose e fiori. Esemplare in tal senso l’intervista che Kudirka rilasciò a un’emittente statunitense: il lituano spiegò in un inglese stentato come gli americani sono ricchi e fortunati, a tal punto da non apprezzare appieno ciò che hanno. Basti pensare ai tanti sprechi, ai tanti beni buttati via senza motivo, al poco valore dato alle cose di tutti i giorni.
Il lavoro della Žickytė è di ottima fattura ed è particolarmente interessante il ruolo ricoperto da The Defection of Simas Kudirka, film televisivo con Alan Arkin nei panni di Simas Kudirka. Il montaggio a quattro mani di Thomas Ernst e Danielius Kokanauskis è un valore aggiunto da non sottovalute. Insomma, ci troviamo davanti a uno dei migliori documentari dell’ultimo periodo.