Nonostante la pandemia abbia costretto la chiusura delle sale e sconvolto un intero settore dello spettacolo, l’edizione 2020 del Torino Film Festival, in programma dal 20 al 28 novembre, si terrà ugualmente. Un programma di 133 titoli tra lungometraggi, mediometraggi e cortometraggi sarà a disposizione di tutti sulla piattaforma streaming di MyMovies: una piccola rivoluzione resiliente che fa del Festival torinese, a tutti gli effetti, la prima kermesse cinematografica italiana di un certo livello che avrà luogo (o non luogo) interamente online. Anche quest’anno abbiamo preparato una piccola guida da utilizzare come una bussola tra i numerosi film in programma, segnalando tutte quelle proiezioni secondo noi da tenere d’occhio.
TFF: i film da vedere del concorso Torino38
La sezione competitiva propone al solito opere prime e seconde, in piena sintonia con la mission del TFF: scoprire i nuovi talenti del cinema, nello stesso modo con cui si è fatto in passato con nomi del calibro di Damien Chazelle, David Gordon Green e Pablo Larraín. Quest’anno la selezione dei film in concorso ha cercato anche di impegnarsi scrupolosamente per seguire il criterio del “50/50 by 2020” lanciato dal Toronto Film Festival: e dunque per la prima volta viene riservato uno spazio equo alle produzioni realizzate da registi donne e a quelle realizzate da registi uomini. Fra i tanti titoli alcuni meritano una certa attenzione e sono assolutamente da cerchiare sul programma.
Memory House
Ci sono grandi attese per l’esordio del brasiliano João Paulo Miranda Maria già conosciuto nel 2017 alla Biennale di Venezia per un notevolissimo cortometraggio, Meninas Formicida. Questo suo debutto nel lungo, già passato da San Sebastian e selezionato da Cannes, è un’opera ipnotica, simbolica e politica, quasi un’allegoria del recupero delle radici che si accoda meravigliosamente al nuovo cinema brasiliano dal sapore magico e ancestrale: per intenderci lo stesso del Bacurau di Kleber Mendonça Filho e Juliano Dornelles. Da mettere in lista insomma, anche perché nel frattempo il regista brasiliano sta preparando due nuovi lungometraggi, di cui uno in lingua inglese, dagli stessi produttori di Call Me By Your Name di Luca Guadagnino e Ad Astra di James Gray.
Moving On
Opera prima della regista coreana Yoon Dan-bi, un dramma familiare che ha già vinto premi importanti in giro per il mondo (il Citizen Critics’ Award al Busan International Film Festival e il Bright Future all’ultimo Rotterdam) e che fino all’ultimo è stato in lizza per essere il film da mandare ai prossimi Oscar per rappresentare la Sud Corea. Promette benissimo.
Identifying Features
Già in concorso nel World Cinema Dramatic dell’ultimo Sundance, arriva dal messico ed è diretto dalla regista Fernanda Valadez. Un road movie molto ben fatto su una madre in cerca del figlio scomparso durante il suo viaggio verso gli Stati Uniti e che riesce a raccontare, attraverso l’intimità di un rapporto perduto, il dramma collettivo di un intero paese.
Poppy field
Il romeno Eugen Jebeleanu, regista teatrale di lungo corso, debutta dietro la macchina da presa con questo dramma LGBTQ: il protagonista è un poliziotto gay (non dichiarato) e la storia si ispira a un fatto reale avvenuto durante una proiezione del film statunitense The Kids Are All Right interrotta da un gruppo ultra-conservatore e omofobo.
The Evening Hour
Opera seconda del newyorkese Braden King, già vincitore nel 2011 del premio della giuria a Berlino con il suo Here. Un thriller poliziesco ambientato in una piccola città della West Virginia che si fonde con un dramma sulle cittadine dell’america rurale. Anche questo è passato da Rotterdam e pare abbia fatto un figurone.
I film Fuori Concorso del Torino Film Festival 2020
Nei precedenti anni la sezione fuori concorso, Festa Mobile, selezionava il meglio dai circuiti dei Festival internazionali. Quest’anno, complice i pochi prodotti in circolazione, il TFF ha deciso farla diventare una sezione in cui presentare alcune opere prime e seconde che non hanno trovato spazio nel concorso Torino 38 ma anche uno spazio messo a disposizione di importanti realtà festivaliere indipendenti di Torino come Seeyousound e Fish&Chips. Una novità assoluta è rappresentata dal significativo numero di cortometraggi fuori concorso raggruppati nei programmi speciali Issues e Scuole di Cinema, dedicati rispettivamente a temi di rilevanza sociale e ad alcuni lavori provenienti dalle scuole di cinema di tutto il mondo.
Billie
Un documentario sulla leggendaria signora del jazz e del blues Billie Holiday, una delle più grandi cantanti di tutti i tempi che ha cambiato il volto della musica americana. A dirigerlo c’è il britannico James Erskine, già autore di altri doc-biopic memorabili (da Pantani a Socrates) che per l’occasione ha attinto a 200 ore di interviste inedite che la giornalista Lipnack Kuehl raccolse alla fine degli anni ’60 per ricostruire la breve e controversa vita di Billie Holiday e farne una biografia mai edita.
Calibro 9
Dopo 45 anni arriva il sequel di Milano Calibro 9, prototipo del noir all’italiana, diretto nel 1972 da Fernando Di Leo. Il regista Toni D’Angelo, che per l’occasione ha rimesso insieme il cast (almeno quello sopravvissuto) dell’epoca, si propone di tracciare un ponte ideale tra il celebre racconto sulla malavita organizzata di fine anni ’70 e il contesto criminale della ‘ndrangheta di oggi. Un omaggio che vede, fra gli interpreti, Marco Bocci, Ksenia Rappoport, Michele Placido, Alessio Boni e Barbara Bouchet.
Cleaners
Vero caso cinematografico filippino, Cleaners è un coming of age ad episodi, in cui sono narrate con nostalgia le storie di alcuni studenti all’ultimo anno di scuola. Ma ciò che sorprende del film di Glenn Barit è che tutte le scene sono ricreate da 30.000 fotocopie in bianco e nero, colorate con evidenziatori ed editate alla velocità di 8 fotogrammi al secondo per renderle animate. Una trama visiva unica e appropriata per un film che parla di ricordi: cosa sono i ricordi se infatti degli imprecisi facsimili delle nostre esperienze?
Il Buco in Testa
Prima mondiale del nuovo film di Antonio Capuano che dopo una incursione nella commedia con l’ultimo film che aveva per protagonista Biagio Izzo, torna a firmare una pellicola impegnata su un grande tema irrisolto della storia italiana: quello degli anni di piombo. Ispirato alla storia di Antonio Custra, poliziotto ucciso a Milano durante scontri di piazza nel ‘77, Il buco in testa è soprattutto il resoconto dell’incontro fra l’assassino di Custra, che nel frattempo ha scontato la pena, e la figlia del brigadiere. Ma anche la ricostruzione della vita di una ragazza nata due mesi dopo la morte del padre.
A Shot Through the Wall
Dopo dieci anni di carriera come regista di cortometraggi, Aimee Long debutta nel lungo raccontando la storia di un giovane poliziotto cino-americano che entra in crisi dopo aver sparato accidentalmente a un uomo afroamericano innocente. Visione di grande attualità che esplora il tema della brutalità della polizia in America e indaga con intelligenza anche il cortocircuito fra media, giustizia e politica razziale nella moderna New York.
Le stanze di Rol: l’eredità della sezione Afterhours
Quella che in passato era la sezione più dedicata ai film di genere, Afterhours, in questa edizione diventa Le stanze di Rol, in omaggio al celebre sensitivo torinese Gustavo Rol. Ma, al netto del cambio di titolo, questa continua ad essere quella parte di programma in cui trova spazio il cinema più borderline. La novità, è che, oltre ai lungometraggi, quest’anno il cartello è arricchito da mediometraggi e cortometraggi. A fiuto, rimane una delle sezioni più interessanti in assoluto in cui si possono incontrare delle vere e proprie perle per gli amanti dell’horror, dello slasher e del grottesco.
The Dark and the Wicked
Nel 2008, Bryan Bertino riuscì a spiazzare un po’ tutti col suo The Strangers, rivisitazione sorprendente dell’home invasion in salsa horror. Da allora, il regista ha diretto altri due film, Mockingbird e l’allegorico The Monster. Poi, è stato fermo per quattro anni. Con The Dark and the Wicked torna dietro la macchina da presa, con un horror rurale che affronta un’altra creatura mostruosa, ovvero il microcosmo familiare, con echi alle atmosfere psicologiche di Babadook e di Mama. Una delle visioni più imperdibili di questo Torino Film Festival.
Lucky
Imitation girl fu uno dei miglior sci-fi del 2017. Affrontava il significato dell’esistenza seguendo le vicende di un’aliena che si materializza dal nulla assumendo le fattezze di una giovane umana. Tre anni dopo Natasha Kermani, regista statunitense con origini iraniane, torna a dirigere il suo secondo film, Lucky, già proiettato al Fantasia International Film Festival dopo essere stato presentato in prima mondiale al South by Southwest. Opera dal sapore bizzaro, fra lo slasher e la satira, capace rielaborare l’home invasion con una critica sociale verso la normalizzazione della violenza sulle donne. Sorprendente.
Fried Barry
Dal Cape Town arriva il primo lungometraggio dello scrittore e regista sudafricano Ryan Kruger, basato sul suo stesso omonimo cortometraggio che ha ottenuto 59 selezioni ufficiali e 13 vittorie nei festival di tutto il mondo. Un viaggio nel caos, nel delirio e nel non-sense, che segue le vicende di Barry, eroinomane rapito dagli alieni. Droga, psichedelia e oscenità: qui, si fa sul serio. Per chi ama l’estremo il piatto è servito.
Breeder
Jens Dahl non è uno qualunque: è il co-sceneggiatore di Pusher – l’inizio, il film che ha lanciato la carriera di Nicolas Winding Refn. Nel suo secondo lungometraggio (che nel titolo ricorda un altro film di Refn, Bleeder) il regista danese racconta un esperimento di biohacking che intrappola una giovane coppia in una situazione alquanto pericolosa, chiedendosi fino a dove ci si possa spingere per rimanere giovani per sempre. Horror fantascientifico e moderna rilettura del survival-movie che avrebbe dovuto essere presentato all’ultimo Festival Cannes.
Funny face
Qualche anno fa nel suo Dark Night Tim Sutton raccontò la strage di Aurora del 2012, quando, durante la proiezione di The Dark Knight Rises di Christopher Nolan, lo studente James Holmes uccise 12 persone a colpi di arma da fuoco. Con Funny Face il regista statunitense torna a esplorare un territorio borderline, ma questa volta lo fa raccontando le vicende di un eroe mascherato, Saul, che vuole farsi giustizia della speculazione edilizia senza regole e della gentrificazione imposta al suo quartiere. Un giustiziere maledetto, a metà fra il Joker di Todd Phillips e il Taxi Driver di Scorsese, con atmosfere che si rifanno al filone del cinema neo-metropolitano dei fratelli Safdie.
Le altre sezioni
A ruota alle tre sezioni principali ci sono anche quelle dedicati ai documentari: qui il programma è vastissimo, ma su tutti vi segnaliamo Dear Werner (Waking on Cinema) di Pablo Maqued, un doc sul viaggio a piedi che Werner Herzog fece nel 1974 da Monaco a Parigi con lo scopo di scongiurare la morte di Lotte Eisner, figura fondamentale del cinema tedesco. Merita attenzione anche la sezione Back to life, con una notevole selezione di film restaurati fra cui il controverso Avere vent’anni di Fernando di Leo. Infine, ai margini di questa sezione, uno speciale omaggio ad Antonella Rucci con due puntate della storica trasmissione di RaiTre di cui è stata autrice: Blob.