Il vero pregio di Who Are Who We Are, prima incursione di Luca Guadagnino nel mondo della televisione, è paradossalmente il suo essere – sulla carta – totalmente disfunzionale. Tanti (troppi) personaggi poco caratterizzati, mancanza totale di cliffhanger, trama sottilissima e una pletora di sotto-trame che non hanno un vero e proprio inizio o una fine; semplicemente “accadono” nelle pieghe di altre storie, talvolta durando solo un episodio o due.
La sensazione è simile a quella che abbiamo provato ai tempi con The Young Pope: una sorta di disorientamento o mancanza di riferimenti. Perché quando guardiamo una serie cerchiamo forse qualcosa di diverso, seppur in forma lieve, dal grande schermo. Perché (non sempre, ovviamente) il cinema è un arte che si fonda sull’immagine e il montaggio, mentre le serie TV vivono di scrittura.
Who Are We Who Are – scritta da Luca Guadagnino, Paolo Giordano, Sean Conway, Francesca Manieri e Flavio Nuccitelli – trova nelle immagini (e nella musica) il motore di una macchina che funziona perfettamente. Piuttosto che piegare il suo stile al medium, Guadagnino approfitta della possibilità del medium stesso di “allungare” le storie. Così il regista dedica un intero episodio a una festa, lunghe sequenze in cui adolescenti si divertono in spiaggia o cercano semplicemente di passare il tempo.
IN WE ARE WHO WE ARE NON MANCANO GLI STILEMI DEL CINEMA DI LUCA GUADAGNINO
Seppure il grande successo di Guadagnino sia arrivato in concomitanza con un film con protagonista un adolescente, il regista palermitano non ha mai girato niente che avesse gli adolescenti come unici protagonisti. A Bigger Splash parlava di adulti, Call Me By Your Name di rapporti fra figli e padri, adolescenti e uomini appena maturi e Suspiria ha sì moltissime giovani come protagoniste, ma anche tanti ruoli di rilievo affidati alle streghe “anziane”
Who Are Who We Are parla molto saltuariamente di adulti, tantissimo di rapporti fra giovani. Eppure non sono gli adolescenti che conosciamo noi o che siamo stati noi, poiché Guadagnino ambienta la sua serie in un luogo col quale pochissimi di noi hanno familiarità: una base americana in Italia, dove gli adolescenti non sono tutti militari ma anche figli di militari. Fraser (Jack Dylan Grazer), Caitlin (Jordan Kristine Seamòn) e Britney (Francesca Scorsese, figlia del grande Martin) si trovano a Chioggia per il lavoro dei genitori.
LA SERIE TV WE ARE WHO WE ARE PERMETTE A GUADAGNINO DI RACCONTARE GLI ADOLESCENTI POTENDO INVENTARE UN MONDO NUOVO
Così l’ambiente dentro il quale si svolgono le vicende diventa una sorta di “non-luogo”, o meglio un luogo chiuso, limitato, con perimetri precisi oltre i quali, per i protagonisti, c’è letteralmente l’ignoto. Guadagnino ha sempre raccontato storie di stranieri in terra straniera, l’Italia, i quali presto rimangono affascinati dalla bellezza dei nostri luoghi o dal cibo. E anche in We Are Who We Are ci sono gli italiani – un po’ macchiette – che parlano praticamente solo in dialetto.
Questa scelta di ambientazioni permette ai creatori di cominciare da zero, ponendo loro la sfida di farci entrare nelle dinamiche di una base americana – durante la campagna elettorale di Donald Trump del 2016. Dunque non dobbiamo stupirci del modo in cui si comportano i protagonisti, delle loro paura e del loro disorientamento. È tutto giustificato dalla fatica di crescere in un mondo lontano dal proprio, con sulla testa la spada di Damocle del trasferimento in un’altra base e di un ennesimo nuovo inizio.
Il mondo di We Are Who We Are è fatto di adolescenti che hanno molta più fretta di crescere degli altri. Hanno molta più fame di divertimento, di esperienze. Hanno visto poco del mondo “ordinario” e pertanto pensano e si muovono tutti in questa direzione, cercando di godersi ogni momento l’uno dell’altro.
UNA STORIA DI RICERCA DOLOROSA DELLA PROPRIA IDENTITÀ
La puntata più bella di We Are Who We Are è anche uno dei racconti migliori mai girati da Luca Guadagnino. Si tratta del quarto episodio, su una festa che i protagonisti “organizzano” per il matrimonio di due di loro in una bellissima villa fuori Chioggia. I protagonisti entrano illegalmente nell’abitazione e cominciano a bere e a distruggere involontariamente tutto ciò che si trova nella casa.
Sembra un film di Gaspar Noè, per la precisione Climax. I protagonisti cominciano a bere tranquillamente in piscina ascoltando una canzone dolce di Bowie e finiscono, dopo pochi stacchi di montaggio, a “scatenarsi” con sotto Emilia Paranoica (rimescolata) dei CCCP (quindicenni americani che ascoltano i CCCP, ecco la bellezza del cinema di Guadagnino).
Questa sequenza contiene in nuce tutto ciò che è il desiderio sessuale e l’adolescenza in questa serie. Da una parte ci sono dei giovani consapevoli di se stessi e della propria identità che fanno sesso a tre o hanno amplessi sul divano mentre gli altri li guardano, d’altra parte ci sono Caitlin e Fraser, i due protagonisti ancora incerti sulla propria identità. Imbarazzati, quasi, poiché non sono come gli altri: non sono convinti, non fanno la prima mossa, non fanno parte della “normalità” rappresentata dal mondo che li circonda.
We Are Who We Are parla proprio di questi due outsider, mentre attorno a loro il mondo va velocissimo. Certi adolescenti si arruolano e vanno in missione, alcuni si sposano, altri hanno già un’esperienza in ambito sessuale completa e variegata. Mentre loro due ascoltano la musica e Fraser pontifica sulla moda e su come gli altri non capiscano ciò che lui si mette addosso.
In conclusione, la serie di Guadagnino è un racconto di adolescenti come non li abbiamo mai conosciuti, in un luogo che non abbiamo mai visto. Una storia sospesa nel tempo e che è verosimile ma al contempo inaccessibile per chi ha avuto una educazione “ordinaria”. E le opere di Guadagnino sono tutte sospese fra l’ordinario e lo straordinario, fra il famigliare e l’irraggiungibile. We Are Who We Are non è da meno. Disponibile su Sky On Demand e Now TV.