L’Incredibile Storia dell’Isola delle Rose è il film Netflix che segna il ritorno di Sydney Sibilia dopo il trionfo creativo e produttivo della trilogia di Smetto Quando Voglio. Prodotta ancora una volta da Groenlandia di Matteo Rovere e dello stesso Sibilia, la pellicola porta sullo schermo la storia vera dell’Isola delle Rose, micronazione coincidente con una piattaforma appena fuori dalle acqua Italiane costruita e fondata nel 1968 dall’ingegnere Giorgio Rosa.
L’INCREDIBILE STORIA DELL’ISOLA DELLE ROSE: ELIO GERMANO E UNA MICRONAZIONE CHE SEMBRA UNO STABILIMENTO BALNEARE
Siamo alla fine degli anni ’60 e Giorgio Rosa (Elio Germano) è un geniale e stralunato ingegnere che ha appena passato l’esame di stato. Ottusamente allergico a ogni regola, gira per le strade di Bologna con un trabiccolo su quattro ruote che si è costruito da sé. Assecondando i suoi eccentrici vaneggiamenti e nel tentativo di fare colpo sulla sua ex Gabriella (Matilda De Angelis), Giorgio decide di costruirsi un mondo su misura e, nell’arco di un anno, erge dal nulla una piccola piattaforma totalmente indipendente appena al largo delle acque italiane. Nonostante sia sostanzialmente solo una discoteca a cielo aperto, inizia la sua folle battaglia perché venga internazionalmente riconosciuta come stato sovrano. Il Governo Italiano, nelle persone del Presidente Leone (un irriconoscibile Luca Zingaretti) e del Ministro dell’Interno Franco Restivo (Fabrizio Bentivoglio) non potrà restare a guardare.
DOPO UN ESORDIO FOLGORANTE, UN PASSO FALSO PER L’OTTIMO SYDNEY SIBILIA
Quando inizi la carriera con una commedia divertente, intelligente e significativa come Smetto Quando Voglio e, come secondo passo, rivoluzioni l’industria cinematografica italiana imbastendo su quell’esordio una trilogia senza precedenti produttivi per il nostro paese, le aspettative non possono che essere altissime. Senza sbagliare un colpo, in pochi anni Sydney Sibilia è passato dall’essere uno sconosciuto a diventare quasi un piccolo punto di riferimento per il cinema italiano, col suo talento creativo e imprenditoriale che per certi versi non sfigura al fianco della costruttiva follia del suddetto Giorgio Rosa.
La vicenda realmente accaduta sulla quale si basa il suo nuovo film Netflix L’Incredibile Storia dell’Isola delle Rose è sicuramente tanto strana e tragicomica da porsi come materiale ideale per uno script. Un capitolo tra i più eccentrici nella storia della nostra nazione, eppure ormai quasi dimenticato. Nello scrivere la sceneggiatura Sibilia si fa ancora una volta affiancare da Francesca Manieri (Smetto Quando Voglio, We Are Who We Are, Il Primo Re, Figlia Mia, e Dove Cadono le Ombre della compianta Valentina Pedicini) eppure stavolta qualcosa va decisamente storto e, nel trovare un equilibrio tra lo spunto e l’invenzione, i due sembrano perdere di vista ciò che rende interessante una storia.
I PROBLEMI DI SCENEGGIATURA DI L’INCREDIBILE STORIA DELL’ISOLA DELLE ROSE
Nonostante sulla carta la storia funzioni, basta andare oltre il pitch per accorgersi che questo film senza carattere e sospeso maldestramente tra i generi sembra avere davvero poco da dire. A dispetto delle premesse, infatti, L’Incredibile Storia dell’Isola delle Rose non diverte come commedia, non emoziona nei suoi risvolti più vagamente seriosi e non fa riflettere in quanto storia vera. Questo principalmente perché il protagonista, a differenza della sua controparte reale, non è un visionario ma semplicemente un mezzo babbeo con la mentalità di un tredicenne, incapace di distinguere uno stato da una balera.
Quando si raccontano accadimenti veri sullo schermo, a meno che la storia di partenza non abbia già dinamiche degne della finzione più estrema (si pensi alla serie Netflix Tiger King), è bene tenere presenti quelle due o tre regole che già da sole bastano a garantire una narrazione coinvolgente se non significativa. Per qualche misteriosa ragione invece, lo script di Sibilia e Manieri disinnesca e normalizza ogni interessante asperità di partenza e trasforma una storia dalle suggestioni vagamente torbide e pruriginose in scialbe motivazioni sentimentali.
LA STORIA VERA DELL’ISOLA DELLE ROSE
Per capire le differenze tra il vero Giorgio Rosa e il personaggio incarnato da un Elio Germano non troppo in parte bisogna partire proprio dalle misteriose scelte di scrittura e di casting. La versa storia dell’Isola delle Rose è quella di un sogno di libertà e trasgressione, con motivazioni probabilmente più venali che ideologiche, che dal suo concepimento alla sua messa in atto è durato quasi un ventennio.
Quando nel 1955, ormai laureato da 5 anni, l’ing. Rosa conobbe quella che sarebbe poi diventata sua moglie, già coltivava da tempo quell’idea. L’uomo non voleva infatti sentir parlare di un rapporto troppo stabile o di metter su famiglia, perché aveva un ‘misterioso grande progetto’ in cantiere. Scoperta la verità, nel 1960 Rossella decise di sposare il marito e quell’idea, e nello stesso anno fondò con il consorte la SPIC – Società Per l’Iniezione di Cemento, di cui diventò presidentessa – il marito assunse invece il ruolo di direttore tecnico.
Quello stesso anno i due iniziarono a inoltrare alla capitaneria di porto di Rimini numerose richieste di sperimentazioni in mare. Sulla Riviera giravano soldi a fiumi e il turismo stava crescendo come mai prima di allora, quindi non incontrarono resistenze di sorta. Il complesso progetto dell’Isola delle Rose continuava a prendere corpo.
COSA DI FACEVA NELL’ISOLA DELLE ROSE? SI BALLAVA E BASTA?
Nel 1961 nacque il figlio della coppia, Lorenzo, e tre anni dopo era tutto pronto per entrare in azione. Sfruttando i propri innovativi brevetti, che a differenza delle piattaforme Eni prevedevano tralicci costruiti interamente a terra, l’ing. Rosa iniziò a rivolgersi a cantieri navali e maestranze per iniziare la costruzione. Quel cantiere in alto mare avrà per la prima volta una superficie calpestatile (delle semplici assi di legno) solo nel 1966.
Siamo nel 1968. L’Isola delle Rose esiste e, mentre l’attenzione della stampa nazionale si fa morbosa e il flusso turistico diventa rapidamente ingestibile, quella macchina da soldi a modo suo non illegale viene accusata in modo fondato o meno di ogni attività illecita: gioco d’azzardo con cifre altissime, prostituzione, trasmissioni radiofoniche illegali e addirittura collusione con potenze del blocco sovietico. Quel che è certo è che nell’Isola delle Rose c’è un flusso di fondi internazionali (tutti esentasse?) e persone da molti giudicato incontrollato e pericoloso, inaccettabile a pochi km dalle coste Italiane. Non una questione di semplice repressione – anche perché in quel 1968 lo Stato aveva già le sue belle grane con movimenti studenteschi e operai – ma anche di sicurezza nazionale.
L’INCREDIBILE STORIA DELL’ISOLA DELLE ROSE E QUELLE SCELTE DI CASTING INCOMPRENSIBILI
Presentata la straordinaria storia vera di Giorgio Rosa, che se intersecata con i movimenti sessantottini avrebbe potuto garantire al film quel perfetto mix di commedia, crime e critica politica che aveva caratterizzato la trilogia di Smetto Quando Voglio, diventa evidente che trasformare lo sforzo di una vita in una ragazzata fatta per amore nell’arco di 12 mesi è praticamente un suicidio creativo. La scelta del cast peraltro, che vede il quarantenne Germano nei panni di un neolaureato e la venticinquenne De Angelis nei panni di una docente di diritto, è l’ennesimo inspiegabile attentato alle grandi potenzialità di un progetto che invece è sbagliato nella sua essenza.
A questo aggiungiamo che la caratterizzazione offerta da Germano (che fin qui aveva avuto un anno d’oro tra Favolacce e Volevo Solo Nascondermi) sulla scrittura debole del suo personaggio non aiuta affatto: non è chiaro perché lo spettatore dovrebbe creare un legame emotivo con un personaggio che più che geniale appare vagamente idiota, e che mentre l’Italia combatte per il cambiamento fa una battaglia di una futilità disarmante.
Sydney Sibilia avrebbe tranquillamente potuto scegliere di calcare la mano sugli aspetti meno rassicuranti della storia vera, o anche di trarne semplicemente una vaga ispirazione e di muoversi in una direzione radicalmente diversa. L’Incredibile Storia dell’Isola delle Rose invece affoga in una mediocritas che di aureo non ha nulla. Un peccato, per un autore che si è sempre distinto per un coraggio e una visione fuori dal normale. Siamo però certi che questo sia solo un passo falso, e che al prossimo lavoro ritroveremo quello straordinario giovane (ma già maturo) talento di cui l’industria cinematografica italiana ha un grande bisogno.