Antebellum, film con Janelle Monáe (Moonlight, Il Diritto di Contare) distribuito in Italia in direct-to-streaming su Amazon Prime Video, si pone come un nuovo capitolo del sotto-filone del ‘black horror’, cioè di quella famiglia sempre più nutrita di pellicole che ricorrono ai codici del terrore per lanciare in chiave più o meno allegorica una denuncia circa la questione razziale.
Nata in risposta alle tensioni sociali già emerse con il Black Lives Matter ma poi infiammatesi con la recrudescenza del suprematismo bianco nell’America trumpiana, questa onda ha un chiaro punto di riferimento nel Jordan Peele di Get Out e Us – Noi ma tocca con sensibilità e codici diversi anche il Vecchio Continente – si pensi al recente His House.
Antebellum, lungometraggio di debutto di Gerard Bush e Christopher Renz, si colloca con esiti ben più modesti nel solco dei suddetti illustri predecessori e racconta la storia di una donna afroamericana di successo che sarà costretta a fare i conti con quel passato di soprusi e schiavismo che ancora riecheggia pericolosamente attuale nel presente. Due storie, due epoche diverse (quella contemporanea e quella della Guerra di Secessione), ma un unico legame che unisce il tutto.
Antebellum e l’importanza del rapporto con il passato
Il rapporto col passato è importante. Ce lo dice chiaramente Antebellum quando ammette che “un passato irrisolto può avere conseguenze sul presente”, in uno dei troppo diffusi slanci didascalici e lapalissiani di cui ci rende partecipi. I dialoghi retorici e poco ispirati snocciolano massime come “Noi siamo il futuro, il nostro tempo è adesso” e più in generale il tutto si conforma agli schemi del prevedibile, con una certa canonizzazione dei tropi politicamente corretti della famiglia nera di successo e della protagonista femminile forte, che il film pone in antitesi a un’anima oscura, coloniale e chiusa che cova dietro le istituzioni e le autorità (e dietro il presente). Siamo anche dalle parti della serie Watchmen di Lindelof.
L’occhio dei due registi, anche sceneggiatori, è attento nel trovare soluzioni visive appaganti nei momenti in cui deve alternare i due archi tra i quali Antebellum si muove. Se lo spunto ha del potenziale e qualche idea registica funziona molto bene, colpisce però negativamente l’assenza di gravitas attorno a quell’unico, grande colpo di scena che troppo facilmente vende via le proprie carte.
Un film debole su temi sociali importanti
Delle due dimensioni temporali quella alla quale è affidata la componente più orrorifica è la contemporaneità, dove si manifestano strani ritorni e strane simbologie che tuttavia si adagiano in superficie e non affondano mai il colpo, lasciando deboli e inerti intere porzioni dove la protagonista Veronica assurge a null’altro che simbolico manifesto sociale.
Antebellum si comporta meglio nelle sofferenze delle piantagioni sudiste, con il suo singolare focus sul tema del rimanere in silenzio (i cui rimandi si intuiscono poi facilmente) che eppure non sopperisce alle difficoltà di entrare in empatia con personaggi aleatori, dai quali ci taglia via l’inizio del film “in corso” che va a privarci del loro background e caratterizzazione (sempre per favorire la non-poi-così-grande chiave di volta che si sciupa verso la metà di girato).
Forse sono i tempi e gli snodi calcolati male, o forse è la mancanza di originalità narrativa nel fare eco a un tema tanto importante quanto di facile abuso, ma di questo lavoro si fatica a trovare una reale identità e utilizzo ai fini dell’intrattenimento sul quale vorrebbe far leva. Antebellum si muove su binari filmici già tracciati e sulle spalle di lotte ancora in pieno svolgimento, provando a dire la sua uscendone però fuori con voce flebile e con un già visto ai limiti dello sbadiglio. Rappresenta comunque un punto interessante perché arriva sul gong della presidenza di Trump, pronto al passaggio di testimone con il neo-eletto Biden il cui nuovo corso in uno stato comunque profondamente lacerato sarà fondamentale seguire anche nei risvolti della inevitabile percezione a livello cinematografico.