Soul (qui la recensione) è il nuovo film d’animazione targato Pixar, disponibile in release direct-to-streaming sulla piattaforma Disney+. La pellicola diretta da Pete Docter (Up, Inside Out) e Kemp Powers narra di un jazzista di mezza età alle prese con importanti scelte esistenziali. L’uomo, in seguito a un incidente, si ritroverà nel mondo delle anime e avrà la possibilità di riscoprire la propria passione per la musica mentre aiuterà e verrà aiutato da una giovane anima ancora in cerca di vocazione.
SOUL: IL FILM PIXAR IN STREAMING SU DISNEY+ È UN FILM PER BAMBINI O PER ADULTI?
Perfettamente nel solco della lunga tradizione Pixar (pensiamo anche ad Alla Ricerca di Nemo, WALL•E e Coco), Soul usa i canoni del cinema per l’infanzia per trattare tematiche estremamente mature. Il film infatti ci ricorda come non sia necessario essere o avere dei bambini per vedere un ‘cartone animato’, e anzi sembra avere molto più da dire a un pubblico adulto.
Sin dai tempi della tragedia greca l’astrazione dalla realtà è un espediente utile a raccontare l’universale, e nel caso di Soul – e dei Pixar Studios in generale – l’arte degli animatori è funzionale a trasportarci in un mondo che non esiste, creando una menzogna fatta talmente bene da permetterci di osservare da vicino i grandi problemi esistenziali.
IL SIGNIFICATO DI SOUL, TRA FILOSOFIA E PSICOLOGIA
Soul infatti, dietro le vicende in un jazzista improvvisamente alle prese con il mondo dell’immateriale, nasconde un piccolo compendio di filosofia oltremondana, declina l’universale dell’aldilà e riflette sulla psicologia della costruzione del sé, nonché sull’importanza della resilienza. Soul è tutto questo e molto di più, perché è un racconto sofisticato che propone varie chiavi di lettura.
Chi non ha tutti gli strumenti per cogliere i significati e le citazioni – come i bambini – gode comunque a un livello più superficiale dello spettacolo e ha accesso al messaggio del film, mentre chi ha la maturità necessaria per leggere tra le righe può godere pienamente della profondità di una sceneggiatura malinconica e riflessiva.
UN FILM DI ANIME E SOGGETTI: LA SPIEGAZIONE DELL’EPIFANIA DA JOYCE A SOUL
Soul, come esplicita il titolo, è un film sull’anima, ma paradossalmente dà grande importanza anche ai moltissimi oggetti che costellano il racconto. Chi ha letto James Joyce coglie l’importanza dell’epifania (dal greco epiphànein, rivelare), e cioè di quel senso di inattesa rivelazione spirituale che nasce da un oggetto, un gesto o una situazione qualsiasi, schiudendo al soggetto le porte del mondo interiore.
Una caratteristica fondamentale dello stream of consciousness (ma già presente nella letteratura di Joyce sin dalla raccolta Gente di Dublino) e del romanzo psicologico, per la quale un oggetto in sé insignificante in determinate condizioni si carica di un intenso significato. Soul ricorre proprio a questa tecnica: nel film sembra infatti che anche solo una foglia o un biglietto della metro possano in qualche modo racchiudere il senso della vita.
Il primo oggetto che ci interessa citare è una foglia, o meglio una samara (il frutto secco di un acero), che cade da un albero. Una come tante che, in una bella giornata autunnale, cade senza traiettoria spinta dal vento e si ferma tra le dita di Joe Gardner, il protagonista della storia. L’uomo, pur non essendo proprio in sé, in quel momento ha tutti i sensi aperti a cogliere ogni emozione e scoprire che vivere è bello. La samara poi resterà nella tasca di Joe, che quando tornerà a essere se stesso ricorderà quel momento: la foglia quindi smetterà di essere solo una foglia e diventerà il correlativo oggettivo della scoperta della vita nella sua totalità.
La scena in cui Joe Gardner (che nella versione italiana ha la voce di Neri Marcorè) tornerà a casa affranto e svuoterà le tasche, sarà infatti indicativa. Oltre alla samara, vedremo un lecca lecca, una crosta di pizza, un pezzo di ciambella, un rocchetto di filo e un biglietto della metro: tutti oggetti raccolti nel corso della vicenda. Tre di questi sono oggetti smangiucchiati, e non è certo un caso.
SOUL E LA MEMORIA EVOCATIVA: L’EREDITÀ DI PROUST, ELIOT E MONTALE
Chi ha letto Marcel Proust sa l’importanza dei sapori e di cosa accade nella nostra mente. Dal suo Alla Ricerca del Tempo Perduto nasce quel concetto che oggi ricordiamo come ‘Madeleine de Proust’, sulla potenza evocativa degli oggetti o dei sensi verso le emozioni e i ricordi.
Qualche anno dopo il capolavoro di Proust, fu T.S. Eliot a portare nella poesia quella stessa idea, teorizzando il «correlativo oggettivo» come «una serie di oggetti, una situazione, una catena di eventi pronta a trasformarsi nella formula di un’emozione particolare». Il nostro Eugenio Montale lo recuperò poi pochi anni dopo, in Ossi di Seppia, e ad oggi questo tipo di associazione è alla base della neuroscienza delle emozioni (si veda il bellissimo Alla Ricerca della Memoria di Daniel Schacter).
IL POTERE DELLA PIXAR: L’ESEMPIO DI RATATOUILLE
La grandezza delle storie Pixar sta nel non dover scomodare chissà quale cultura letteraria per far passare in modo potente e immediato concetti tanti importanti. Si pensi all’essenzialità di una celebre scena da un altro capolavoro dello studio, Ratatouille, per ricordarci quanto sia potente il cibo e capire come vada ad agire sulla nostra memoria scoperchiando i nostri ricordi più profondi.
La crosta di pizza in Soul è il correlativo oggettivo della scoperta del gusto e del piacere legato al cibo: guardando la crosta morsicata, infatti, il protagonista ricorda ciò che ha provato nel primo momento in cui l’ha assaporata. Il lecca lecca è invece la rivelazione di un nuovo sé, perché si ricollega a un momento in cui Joe si guarda come se fosse la prima volta – e forse lo è. Il pezzo di ciambella, poi, rappresenta la scoperta della musica: guardandolo, il jazzista ricorda il momento in cui, mentre l’addentava, ha ascoltato per la prima volta una melodia scoprendo l’effetto che faceva.
Ci sono infine il rocchetto – correlativo oggettivo del rapporto con la madre – e un biglietto della metro – che gli ricorda la volta in cui ha goduto dell’aria che passava da una grata nel marciapiede.
LE LIBERE ASSOCIAZIONI: UN’ODISSEA NELL’ANIMA
Da questo preciso istante il lettore di Joyce riconosce la sintassi apparentemente strampalata del racconto che non procede più con un senso logico, un ordine causale o cronologico, ma è legato per libera associazione. Un flusso di suggestioni che parlano direttamente dall’anima e all’anima. La strada è quella tracciata nell’Ulisse dallo scrittore e drammaturgo irlandese con le parole, mentre in Soul la ritroviamo affidata alla forza delle immagini.
Tutto ciò dimostra una delle più importanti caratteristiche delle grandi opere narrative: la pluralità di livelli di lettura e la stratificazione del significato. Il fruitore colto potrà perdersi nei rimandi del narratore e cogliere ogni sfumatura del messaggio artistico, ma chiunque – letteralmente anche un bambino – potrà cogliere grazie a poche efficaci immagini l’essenza di concetti tanto profondi. Un cartone animato è per tutti, ed ecco perché quando se ne fa una piccola opera d’arte diventa qualcosa di così speciale.