La vita straordinaria di David Copperfield arriva in home video (DVD e Blu-ray) con Lucky Red su distribuzione Warner Bros. dopo un’iniziale release nelle disastrate sale italiane il 15 ottobre 2020, in uno dei momenti più tremendi per quanto riguarda la distribuzione dei film a causa della pandemia del Covid-19 e che ha visto fuggire dai cartelloni dei cinema la maggior parte dei titoli più accreditati per questo autunno e inverno, riprogrammati per il momento durante tutto l’arco del 2021 (se non, come nel caso di Soul della Pixar, destinati direttamente allo streaming).
La pellicola del regista e comico scozzese Armando Iannucci (Morto Stalin Se Ne Fa Un Altro) ha fatto il suo debutto internazionale nel settembre del 2019 al Toronto International Film Festival ed è una reinterpretazione libera e di ampio respiro di uno dei principali romanzi di Charles Dickens, probabilmente il più amato (come ammesso) dallo stesso leggendario scrittore inglese e forse anche il più autobiografico tra le creature del suo bacino letterario.
Il film si apre in seno al ricalco del romanzo nella presentazione sotto i riflettori che inondano il palco di un teatro dove è lo stesso David Copperfield a lasciar entrare dentro il flusso dei suoi ricordi gli spettatori, invitati ad accomodarsi nelle pieghe di un racconto che prende il via dall’infanzia del ragazzo e che andrà a percorrere le tappe di una gioventù prima turbolenta e poi perennemente scombussolata. Il tocco che Iannucci decide di conferire sin da subito al film, assieme all’aiuto di Simon Blackwell in sceneggiatura, si discosta dai toni ombrosi e appesantiti dalla polvere e dal fumo che pervadono i giovani protagonisti delle narrazioni di Dickens, dedicandosi piuttosto ad una sorta di totale rivisitazione del punto di vista attraverso il quale filtrare la dimensione del racconto.
Resta di fondo l’attenzione all’inossidabile tema del fanciullo e dei suoi diritti estremamente cara allo scrittore dell’età vittoriana, tuttavia affrontata con ampi bagni di luce che fondono la bolla del ricordo alla possibilità di poter convertire e riconfigurare i protagonisti tramite rimpasti che assegnino ruoli e spazio ad attori britannici di differenti origini e che lascino confluire nella sospesa realtà del film l’idea di un’Inghilterra fattasi terreno di convergenza culturale e geografica.
Quello del regista inglese è un ri-calibrare La straordinaria vita di David Copperfield dalle parti di una commedia che tratteggi la forza della sua simpatia nel corso delle eccessive due ore di film proprio sulla forza di personaggi che prendono slancio sulle eccezionali prove degli interpreti. Nel ruolo del Copperfield maturo c’è Dev Patel, narratore in prima persona della sua stessa vita intrufolatosi con voice over e fisicamente negli snodi cruciali della sua infanzia e adolescenza; Hugh Laurie e Tilda Swinton sono rispettivamente lo stralunato Mr. Dick e l’eccentrica zia Betsey Trotwood; Peter Capaldi (a conti fatti il più sacrificato del gruppo) è il rocambolesco Mr. Micawber; Benedict Wong e Rosalind Eleazar interpretano il forse un po’ troppo amante dell’alcol Mr. Wickfield e la stoica Agnes Wickfield, e così via.
Insomma un cast estremamente ampio e variegato, indubbiamente in palla e fortemente improntato a una caratterizzazione dei personaggi che manifestano una sincera predisposizione a una recitazione di fattura teatrale, spostata talvolta dalle parti del macchiettistico e di un accarezzato slapstick umorale dove, però, pare mancare una tessitura delle fila dei rapporti che leghi uniformemente assieme la sfaccettata verbosità di quelli che talvolta appaiono come assoli che dimenticano di appartenere a un numeroso coro.
È chiaro come questo questo taglio del film provenga da una precisa volontà di Iannucci nello spostare quasi lateralmente il personaggio di Copperfield in favore dell’intessitura di una variopinta umanità che di quel Copperfield è genesi primaria, dalla crudeltà del patrigno Edward Murdstone all’amicizia con il tormentato James Steerforth, e compressa negli ottimi costumi (Suzie Harman, Robert Worley) che sono schegge emanate dalle altrettanto interessanti e giocose scenografie (Cristina Casali) che fanno eco a quel palco dove la pellicola prende il via.
Resta ben da capire quanto taglio dai toni da favola sia in grado di reggere sotto il peso del suo gioco colorato e spiccato sulle spalle dei singoli individui ed elementi, dove il procedere della narrazione si accosta alla frammentaria e febbricitante creatività del suo narratore che apre archi e spesso e volentieri non ne chiude altri, puntando tutto sugli strappi di euforia dei propri teatranti che ora sono qui, un attimo dopo lì e nel mezzo rischiano di lasciarci troppo facilmente senza colpo ferire.