I’m Your Man (titolo originale Ich Bin Dein Mensch), presentato in concorso al Festival di Berlino 2021, è un’irresistibile e intelligentissima commedia romantica a tinte sci-fi diretta da Maria Schrader – nota soprattutto come attrice per il suo ruolo in Deutschland 89 e come regista di quattro puntate di Unorthodox. La cineasta, che firma anche lo script a quattro mani con Jan Schomburg adattando un racconto di Emma Braslavsky, utilizza il pretesto della fantascienza per analizzare da un punto di vista originale i rapporti di coppia. Il risultato è una storia che all’inizio è semplicemente esilarante ma che con il suo sviluppo rivela una profondità tutt’altro che scontata.
I’M YOUR MAN, LA TRAMA
Siamo in un futuro prossimo e Alma (Maren Eggert) è un’appassionata paleografa che per finanziare un suo progetto di ricerca presso il Museo di Pergamo a Berlino accetta di partecipare a un esperimento scientifico. La donna, single e con una relazione importante alle spalle, dovrà passare tre settimane in compagnia di Tom (il Dan Stevens di La Bella e la Bestia e Legion), un androide di nuova generazione concepito su misura per essere il suo uomo ideale. Nel percorso che precederà la valutazione della validità e dell’ammissibilità sociale di questo nuovo passo della robotica, da presentare a un’impiegata della fabbrica dei robot (la Sandra Hüller di Vi Presento Toni Erdmann), la donna passerà da una sprezzante avversione a qualcosa di sempre più simile al coinvolgimento emotivo.
TANTISSIME RISATE CHE POI CEDONO IL PASSO A RIFLESSIONI PROFONDE ED EMOZIONANTI
Nel suo primo atto il film della Schrader, ottimamente girato e fotografato, si presenterà comunque una commedia sofisticata ma incredibilmente esilarante, nella quale gli spunti offerti dal modo di fare robotico di Tom alimenteranno gag riuscitissime. In tal senso è esemplare la scena di apertura, nella quale ancora non è dichiarata la natura artificiale dell’androide e assistiamo a un primo appuntamento da incubo, in cui una donna esigentissima mette sotto spietato esame il suo possibile partner.
Quello stesso contesto, però, ben racchiude anche la vera anima del film. In quel locale, che poi scopriremo popolato di ologrammi, il robot Tom è l’unica presenza veramente tangibile, presente con tutta la sua materialità per rendere felice Alma.
LA REGISTA DI UNORTHODOX FIRMA UN ECCELLENTE RACCONTO SENTIMENTALE
Lo spunto su cui più si concentra I’m Your Man, che con l’avanzare del suo svolgimento si fa sempre più serioso e simile a un film romantico di grande qualità, è il senso dei rapporti di coppia. Certo, già Villeneuve con la Joi di Blade Runner 2049 ci aveva reso partecipi di una complessa riflessione sul virtuale, ma qui paradossalmente la lente dell’autrice è concentrata completamente sull’esperienza umana. Non ci metteremo molto a capire che, pur se fatta di carne e sangue, è forse Alma a condurre un’esistenza veramente robotica: nella sua vita ha rinunciato alla ricerca della felicità, che da una prospettiva incredibilmente nichilista derubrica a «endorfina, dopamina e serotonina» di cui può anche fare a meno.
(continua dopo la clip)
I’M YOUR MAN, UNA RIFLESSIONE SULL’ESPERIENZA UMANA E L’ARTIFICIALE
È così che, in un tortuoso percorso di avvicinamento tra l’ilare e l’emozionante, sia Tom che Alma scopriranno sempre più la propria umanità, benché la donna si renda conto benissimo che ogni interazione con quell’uomo perfetto – che uomo non è – somiglia a «una recita senza spettatori» e che nei loro discorsi in realtà «sta parlando da sola». Ma in fondo, come ci ricorda lo script, è una questione di fede: allo stesso modo nel quale può essere confortante credere in un Dio che non esiste, può rendere felici dedicarsi a un essere umano che non è tale. Eccola la profondità dello script: l’esperienza umana è nella sfida dell’interazione difficile col mondo che ci circonda o nel coltivare ciò che sentiamo più umano?
I’m Your Man è un lavoro assolutamente ottimo, che sposa con rara grazia le risate più fragorose a momenti decisamente intimistici e regala una manciata di scene che, da sole, basterebbero a reggere il film. Pensiamo all’androide che si ‘specchia’ nell’ideale di bellezza incarnato da una statua antica, in un breve montaggio di ‘epic fail’ resi perturbanti da una musica tutt’altro che divertente, e da un incontro del robot con un branco di cervi niente affatto spaventato dalla sua natura in un certo senso ‘sovrumana’.
L’artificiale può essere molto più e molto meno del naturale, ma la questione ha senso di esistere solo se vista dal complicato, fragile e contraddittorio punto di vista di una vita umana. Senza quello sguardo, semplicemente, la vita artificiale esiste senza bisogno di un senso. Ma forse, certi rapporti tra umani sono più artificiosi dell’esperimento più innaturale.
I’m Your Man viene distribuito in Italia da Koch Media a partire da giovedì 14 ottobre 2021.
(foto di copertina di Christine Fenzl)