Tides è lo sci-fi di Tim Felhbaum presentato nella sezione Berlinale Special al Festival di Berlino 2021. Co-sceneggiato da Mariko Minoguchi e Jo Rogers, il film vede nel cast Nora Arnezeder e Iain Glen (Game of Thrones). Sullo sfondo di una Terra ormai inabitabile, la seconda missione di recupero del pianeta è nelle mani della giovane astronauta Blake (Nora Arnezeder) e dalla cui decisione dipende il destino di un’umanità già decimata.
TIDES TRACCIA UN PERCORSO GIÀ NOTO, SULLE CONSEGUENZE POSSIBILI DELL’ANTROPOCENE
Con una scenografia e una fotografia crepuscolare, Tim Felhbaum propone un tema familiare e che nasce da un’urgenza sociale sempre più impellente. L’influenza dell’Antropocene sul pianeta Terra viene qui analizzata nella sua parabola discendente. In un corso e ricorso storico, Tides rinvia a un’umanità iper-tecnologica che vive una condizione socio-politica di barbarie. Così, il film di Felhbaum piega sulla linea già tracciata dal Miller di Mad Max. Il film nell’articolazione fra narrazione lineare e analettica, permette l’immedesimazione di un futuro che è già passato. Proprio questa forma di simulazione neuro-narrativa si allinea con le attuali politiche per la tutela dell’ambiente.
“FOR THE MANY”, IL POST-APOCALITTICO E LE DERIVE UTILITARISTICHE IN TIDES
Il tema arci-noto, l’impostazione action di uno script leggermente obsoleto e la curvatura etica consequenzialista introducono una narrazione semplice. Il film, in questo andamento dello script lievemente smorzato e claudicante, si mostra comunque audace per scenografia e sonoro. In quel motto ossessivamente ripetuto “for the many”, come un coro che invita a ricordare lo scopo della nuova umanità, si configura lo sviluppo del dilemma etico che Blake (Nora Arnezeder) si trova a dover fronteggiare. Questo si riallaccia al principio normativo del dovere e della sua estensione verso le generazioni future.
FELHBAUM E IL TEMA DELLA SCOMPARSA DELLA VITA
La natura assente è uno dei temi portanti di Tides. La regia mette in scena una totale privazione di specie biologiche, resa da una scenografia che evita colori accesi, tipicamente naturali. Questo dispositivo dello script produce dissonanza rispetto alla condizione umana. Così, Felhbaum, partendo dal senso di privazione, punta a riabilitare il valore dell’originaria co-appartenenza tra uomo e natura.
TIDES, LA RICERCA DI SÉ E IL VALORE SIMBOLICO DEL FANCIULLO
Immersa in una lotta che è individuale e universale, Blake rievoca nei propri ricordi un bisogno tutto biologico. La totale carenza di vita e la sua ricerca costituiscono il tema racchiuso nella narrazione di Tides. Nuove politiche, nuove forme di gestione e controllo sociale si innestano in una storia in cui emerge la paura dell’estinzione. Il film di Felhbaum, in ogni caso, non brilla e rimane su un sentiero già battuto, senza ridisegnarne in forma originale i temi e gli intrecci. Tides, tuttavia, ama mettere a nudo la condizione umana. Sferra un colpo di coda a quell’antropocentrismo mai superato, sottolineando il valore dell’imperativo etico di custodire e proteggere. In questo senso, la figura del fanciullo, come metafora della nuova vita, diventa simbolo di rinascita, utile a riscattare e ribattezzare un’umanità biologicamente non ancora estinta, ma eticamente già perduta.
immagine di copertina © Gordon Timpen / BerghausWöbke Filmproduktion GmbH