Finti fotogrammi di una vecchia pellicola su cui scorrono i titoli di testa, la sigla che negli anni ’80 introduceva con l’indimenticabile scat singing di Lucio Dalla Lunedì Film su Rai Uno e Per Lucio può iniziare. Il documentario di Pietro Marcello (Il Passaggio della Linea, La Bocca del Lupo, Bella e Perduta, Martin Eden), in anteprima mondiale nella sezione Berlinale Special del Festival di Berlino 2021, si affaccia sin dall’inizio in tutta la sua originalità, dando una lettura personalissima del compianto Lucio Dalla, uomo ancor prima che artista.
PER LUCIO, IL DOCUMENTARIO DI PIETRO MARCELLO SU LUCIO DALLA RITRAE L’UOMO E L’ARTISTA
Nella narrazione della vita del cantautore e musicista bolognese, Pietro Marcello nulla concede all’agiografia; sempre pericolosamente in agguato in simili lavori. Piuttosto il pluripremiato regista casertano tanto amato dai più importanti festival cinematografici si concentra su ampi e frequenti spaccati di storia italiana – sociale, economica e del costume – focalizzando l’attenzione, in particolare, sugli anni Cinquanta e Sessanta.
A riportare in vita quegli anni troveremo personaggi iconici che hanno resistito al tempo: Ingrid Bergman, Rossellini, Nuvolari e l’Avvocato Gianni Agnelli; personaggi che nel film fanno da cornice alla formazione di Lucio Dalla, quasi a suggerire lo stesso destino anche per il cantautore bolognese.
IL DOCUFILM SU LUCIO DALLA PRESENTATO A BERLINO TROVA L’ESSENZA NEL PASSATO
Tra le cose più apprezzabili del docufilm Per Lucio, la scelta delle immagini di repertorio che ci riportano alla guerra, alle bombe, alla nascita dell’industria italiana e dei grandi gruppi come la Fiat, con tutte le loro contraddizioni e la loro perenne precarietà.
Ma anche e soprattutto pregevoli le immagini del cantautore che ci trasportano, per esempio, alla sua presenza come ospite, insieme alla madre Iole, allo Zecchino d’Oro del Mago Zurlì o alle prime interviste televisive: rimane emblematica la scena dell’intervista in cui alla domanda su chi fosse veramente Lucio Dalla, egli da la più disarmante e vera delle risposte: “Io”.
“Per lui – spiega infatti Umberto Righi (detto Tobia), il suo storico manager – non esistevano gerarchie; ogni persona era Io, a cominciare dagli ultimi e dai più umili”. Si tratta di immagini giunte a noi in bianco e nero, ma la grande cura con la quale Pietro Marcello le ha scelte e montate, unitamente ai riferimenti al poeta bolognese Roberto Roversi (che tanta importanza ebbe nella formazione di Dalla) fanno sì che esse sprigionino tutte le più variegate sfumature cromatiche.
PER LUCIO, IL CANTAUTORE BOLOGNESE TRA ANEDDOTI E TESTIMONIANZE
Lucio Dalla viene raccontato non soltanto da Tobia ma anche da Stefano Bonaga, intellettuale e filosofo, legato da un rapporto di amicizia con Dalla sin dall’infanzia: “Lucio – dice tra l’altro Bonaga – era un rapace gentile che è nato come sedotto dalla vita ma poi diventato a sua volta un seduttore. La sua per tutti è una presenza. Una presenza costante del suo corpo e della sua voce, perché aveva la rara capacità di trasformarsi e le trasformazioni non hanno età, sono immanenti e fuori dal tempo”.
In Per Lucio dai racconti dei due amici conosciamo particolari e aneddoti inediti sulla vita dell’artista, che probabilmente spiegano anche perché in realtà non sia mai stato particolarmente preso di mira, allora come dopo, da un certo perbenismo duro a morire. Anche se ovviamente non tutto è stato facile per un uomo che, all’inizio della sua carriera, ha conosciuto la povertà assoluta.
PIETRO MARCELLO CONFERMA IL SUO TALENTO TRA DOCUMENTARIO E FILM DI FINZIONE
Un film consigliatissimo, anche per chi dovesse partire da un sano scetticismo. E abbiamo usato un superlativo perché bisogna essere onesti: Pietro Marcello era un po’ ‘atteso al varco’ dopo il suo Martin Eden presentato alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia nel 2019, con il quale Luca Marinelli vinse la Coppa Volpi per la miglior interpretazione maschile, e soprattutto dopo Bella e Perduta, 85 minuti di meraviglia da recuperare per chi non lo abbia già visto.
immagine di copertina © Teche Rai