What Do We See When We Look at the Sky? (Ras vkhedavt, rodesac cas vukurebt?) è una delle opere più interessanti che abbiamo visto ad un festival cinematografico negli ultimi anni. Un film georgiano – scritto e diretto da Alexandre Koberidze, presentato in concorso al Festival di Berlino 2021 – che racconta una storia d’amore maledetta, con un realismo magico e un ritmo che conquista.
What Do We See When We Look at the Sky? è una magica storia d’amore surrealista
Il film racconta di Lisa e Giorgi, una farmacista e un calciatore che si incontrano per strada e si innamorano a prima vista, dandosi appuntamento per il giorno dopo. Tuttavia, il mattino dopo, i due si svegliano in corpi diversi – con attori diversi a interpretarli – e senza riconoscersi allo specchio. Non è solo il loro aspetto fisico a cambiare: Lisa non può più fare la farmacista perché non si ricorda nulla della farmacologia, mentre Giorgi non sa più calciare un pallone. I due cominciano una nuova vita nella quale torneranno ad incrociarsi.
Dentro What Do We See When We Look at the Sky? la “magia” scorre negli oggetti e negli altri esseri viventi. Lo impariamo da un narratore esterno che ci dice, per esempio, che una telecamera di sorveglianza, una sera, aveva cercato di mettere in guardia i due protagonisti rispetto alla maledizione che li avrebbe colpiti.
Nel film di Koberidze, grazie alla magia – che significa tante cose, come vedremo – si muovono i protagonisti nella meravigliosa Kutaisi in Georgia. Giorgi e Lisa si incontrano subito dopo aver “cambiato forma” poiché vanno entrambi a lavorare nel bar in cui si sarebbero dovuti incontrare: lei fa la cameriere, mentre Giorgi sostanzialmente viene incaricato dal proprietario del bar di fare il “butta-dentro” sul ponte.
What Do We See When We Look at the Sky? e quell’atmosfera suadente e rilassante
Dopo la premessa iniziale, What Do We See When We Look at the Sky? diventa un film assolutamente imprevedibile. Koberidze apre una serie infinita di sotto-trame, talvolta completamente slegate dal main plot. Il film si svolge durante un’estate con i mondiali – non quelli del 2018 – e durante l’opera seguiamo quattro cani che talvolta si incontrano per vedere le partite, mentre più spesso si recano in quattro angoli precisi della città per seguire il mondiale. Poi vediamo pasticceri decorare torte in modo assurdo, una strano museo della musica, una montagna di persone che si trovano in qualsiasi luogo per vedere le partite di calcio in qualsiasi modo – anche da dentro la macchina, oppure in uno schermo gigante di cui non si può fruire per via della fortissima luce del sole che ci batte sopra.
Un film in crescita continua
Se guardassimo soltanto alla trama principale, What Do We See When We Look at the Sky? avrebbe le cifre giuste per essere una commedia commerciale da 90 minuti, una specie di variazione sul tema del “body swap” con un finale dolce e riconciliante: un amore a prima vista, due che si perdono, si inseguono e miracolosamente ritrovano.
Invece la cosa più bella del film di Koberidze è come si prenda i suoi tempi, come cresca a dismisura in termini di tradizioni raccontate, luoghi mostrate, sequenze, personaggi, sotto-trame. Durante tutti i suoi 150′ di durata, What Do We See When We Look at the Sky? non sembra mai voler tirare le fila di quello che ha raccontato; semmai il contrario. Addirittura ad un certo punto vediamo una sequenza lunghissima nella quale ci sono dei bambini che giocano a calcio con Un’Estate Italiana in sottofondo.
Insomma quest’opera di Koberidze – grazie anche alla sognante colonna sonora eseguita da un cimbalom – riesce nel raro intento di essere “rilassante”, ovvero in grado di catturare lo spettatore e cullarlo per 150′, attraverso una storia originale e raccontata con calma, cura e un ritmo regolare per tutto il tempo. Una piccola perla che speriamo potrà essere distribuita in futuro.
immagine di copertina © Faraz Fesharaki/DFFB