Le Sorelle Macaluso della grande regista teatrale Emma Dante, presentato in concorso al Festival di Venezia 2020, conferma le problematicità emerse già nella prima regia cinematografica dell’autrice palermitana (Via Castellana Bandiera, selezionato a Venezia 7 anni fa) e vede corrispondere a una definizione del setting iniziale ricca di spunti una costruzione decisamente più canonica del resto del film.
Le sorelle Macaluso e il cinema di Emma Dante
Ispirato all’omonima rappresentazione teatrale del 2014, la Dante porta in concorso alla 77. Mostra del Cinema di Venezia un lavoro di adattamento sulla forza di una sceneggiatura scritta assieme a Elena Stancanelli e Giorgio Vasta, che rivela la perfetta divisione in atti di un’opera che chiaramente ha la sua resa migliore trasposta dal vivo su di un palco.
L’onda di femminilità travolgente che irrompe nello schermo sin dal primo frame, con le cinque sorelle dalla più giovane nel pieno dell’infanzia alla più adulta affacciata al mondo post-adolescenziale, riesce a catturare con traporto nella turbolenza dei primi minuti che introducono nel vissuto di questa famiglia di sole figlie di cui davvero poco ci viene detto. «Anche i colombi devono mangiare in piatti belli» e proprio i colombi bianchi saranno il delicatissimo fil rouge e la più commovente delle simbologie che offre un film che tocca fugacemente e senza lasciarsi impregnare adeguatamente dall’esperienza di vita di queste giovani ragazze che divengono donne nel corso di una narrazione che si sposta rapidamente avanti negli anni. Salta negli snodi chiave di un percorso umano irrimediabilmente spezzato da un evento traumatico che torna e non lascia spazio alla possibilità del dimenticare, marchiando a fuoco l’anima di un legame di sangue messo a dura prova dalla spietatezza della realtà.
Un dramma familiare che non affonda nel dolore
La Dante però accarezza solamente questo eterno ritorno del dolore in quello che è un dramma da camera che nelle camere della casa dove le sorelle sono cresciute trova i segni del passaggio del tempo e degli sfregi lasciati dal trauma; dove alla gioiosa vitalità delle prime sequenze della pellicola (in alcuni lampi musicali che si accostano anche brevemente al mondo dei videoclip) è presto sostituita dalle urla e dai piatti rotti nella tipica declinazione dell’urto familiare che nel cinema italiano trova sempre un piccolo spazio dove potersi inserire.
Qui affiora la fragilità di un testo filmico che riconosce la sua forte potenzialità nella rappresentazione teatrale e che per questo lavora con particolare intensità su interpretazioni costruite a partire dall’attenzione prestata allo studio prossemico, e che resta in definitiva nel solo tratteggio dell’elaborazione di quelle che sono le conseguenze di vita legate allo strappo non rimarginabile che si pone a scintilla della sofferenza.
Le Sorelle Macaluso finisce finisce come inizia, non interessandosi sostanzialmente di delineare un quadro più allargato attorno alle sue protagoniste che cambiano e mutano nel corso del tempo, ma ponendo il cuore della questione nell’essenza poco definita delle sue interpreti. Un limite nell’ottica di un’opera drammatica che possa dirsi profonda e completa. Le Sorelle Macaluso, uscito nelle sale italiane il 10 settembre 2020 su distribuzione Teodora Film, è ora disponibile in DVD e Blu-ray CG Entertainment / Teodora nonché in streaming sulla piattaforma CG Digital.