Unico film italiano ad essere presentato nella sezione Settimana Della Critica della 76. Mostra del Cinema di Venezia e finalmente disponibile in DVD CG Entertainment / Wanted o in streaming su CG Digital, Tony Driver è una docu-fiction firmata da Ascanio Petrini il cui protagonista è un personaggio reale quanto eccezionale.
TONY DRIVER, CONDANNATO ALL’ESILIO IN UNA TERRA NATALE CHE NON SENTE PIÙ SUA
Pasquale Donato è un italiano, originario della Puglia, trasferitosi però negli Stati Uniti all’età di nove anni. Una vita da americano insomma: la scuola, gli amici, il lavoro, un matrimonio e un divorzio, i figli. Fino a quando però il suo mestiere da tassista lo porta a scontrarsi con il mondo dell’immigrazione messicana, e quindi all’arresto. Sorpreso a trasportare illegalmente un gruppo di migranti irregolari, la scelta che gli viene concessa è tra due opzioni: la galera o il rimpatrio in Italia per dieci anni. Tony sceglie la libertà nel paese natio, ma la solitudine del ritorno è peggiore di quello nelle sbarre. Dopo soli cinque anni, Tony pianifica un viaggio per recarsi in Messico e da lì cercare di entrare negli Stati Uniti illegalmente.
Ascanio Petrini, di origine pugliese come il suo protagonista, dirige un film sull’immigrazione nel periodo storico che ha registrato più tensioni a tale riguardo. Soprattutto, dirige un film sul sogno americano durante una delle presidenze più conservatrici, nazionaliste e reazionarie che gli USA ricordino, quella di Donald Trump. Non si risparmia infatti Pasquale a maledirlo ogni volta che qualche rete televisiva lo nomina, lui che ha fatto della campagna anti-immigrazione il punto forte della sua candidatura alla Casa Bianca.
TONY DRIVER SUSCITA SENTIMENTI CONTRASTANTI NELLO SPETTATORE, MA NON MANCA MAI L’EMPATIA
Eppure lo sguardo di Petrini non si sofferma mai su aspetti totalmente politici, facendo di Tony Driver un film profondamente umano oltre che esteticamente interessante. L’accostamento a un film cult, Taxi Driver di Martin Scorsese, è da intendersi allora come chiave di lettura. Il soprannome che è stato effettivamente affibbiato al protagonista si presta in questo modo alla rilettura che il regista ne vuole dare. Quella di un uomo sempre al limite di qualcosa: della legalità, di un paese, di un giudizio. Tony suscita l’empatia di un pubblico che non può non accorgersi della sofferenza che quel rimpatrio, in una terra non più sua, gli sta causando. Eppure è un criminale, qualcuno che ha sfruttato la disperazione altrui per guadagno. Lo spettatore assiste ora a una commedia, ora a un dramma sull’identità, non riuscendo a capire le proprie emozioni nei confronti del protagonista. Ma il legame rimane.
Merito di una regia che decide di non staccarsi mai da Pasquale, assicurando solo a lui l’attenzione totale. Il sogno americano, ironicamente raffigurato nella bandiera a stelle e strisce posta fuori dal camper in cui Pasquale vive, è nei film oltreoceano motivo di orgoglio. Ed è esattamente così che lo percepisce il protagonista. Ma nello sguardo dello spettatore, quello stesso sogno si trasforma in un pensiero malinconico nei confronti di Pasquale, ormai lontano dai suoi affetti, dalla sua casa e da quel paese che decide l’identità.
Tony Driver è un film complesso e al tempo stesso immediato. Petrini racconta l’immigrazione da un punto di vista inedito in Italia e parla di identità a un popolo che non la conosce più. Divertente, ironico, profondo e emozionante, la storia di Pasquale Donato, il Tony Driver del confine messicano, si assicura empatia e partecipazione.