Non Conosci Papicha, presentato al Festival di Cannes 2019 in Un Certain Regard e ora disponibile in DVD e noleggio digitale CG Entertainment/Teodora, segna il debutto al lungometraggio di finzione della regista algerina Mounia Meddour. Valso un César per la Miglior Opera Prima alla Meddour e uno come Miglior Attrice Emergente alla protagonista Lyna Khoudri (che ritroveremo in The French Dispatch di Wes Anderson), il film racconta di una giovane universitaria aspirante stilista che lotta per i suoi sogni durante la Guerra Civile Algerina.
Non conosci Papicha, una battaglia di gioia e libertà sullo sfondo dell’estremismo islamico
Siamo nel 1991 e in Algeria inizia un conflitto interno tra il Governo e il fronte islamista. Alla costante ascesa dell’estremismo islamico seguono non pochi cambiamenti, tra i quali una morsa sull’autodeterminazione dell’universo femminile: le donne si trovano improvvisamente in un clima di oppressione, in cui la loro libertà di pensiero e di espressione viene minata. La storia della studentessa appassionata di moda Nedjma, detta Papicha, e della sua cerchia di amiche – giovani simboli della lotta contro le ingiustizie – si intreccia così con i reali eventi geopolitici dello stato nordafricano. In un contesto in cui gli spazi democratici si restringono a vista d’occhio, la scelta di organizzare una sfilata di moda diventerà un gesto dal forte significato politico.
Mounia Meddour racconta una storia di ordinaria repressione
Quella raccontata in Non conosci Papicha è purtroppo una storia come tante, che tragicamente rappresenta la realtà di quanti si ritrovano vittime della guerra e dell’oppressione, mentre vedono volar via i loro sogni insieme ai propri diritti. Nedjma passa da una vita piuttosto felice e spensierata ad una che non le appartiene: non può più pensare e indossare ciò che vuole, essere indipendente, esprimere la sua interiorità e combattere contro ciò che ritiene ingiusto. A ben vedere però i segnali dello stravolgimento in corso c’erano già tutti, a partire dagli attentati terroristici che funestavano il paese, ed erano solo la leggerezza e la spensieratezza della giovane età che facevano sperare Nedjma in un futuro migliore. Ma la sua disperazione, i pianti e le urla diventano il segno di quanto sia difficile rivendicare la propria individualità in un contesto che vuole silenziarla.
Il mondo della moda come risposta al velo: espressione contro oppressione
Una delle conseguenze della guerra civile e della propaganda islamista è l’imposizione dell’hijab: un velo che diventa l’emblema dei sogni distrutti e dello smarrimento interiore. L’obbligo normalizzante di vivere coperte e nascoste rappresenta l’esatta antitesi delle aspirazioni di quel gruppo di ragazze che progettava di fare dell’espressione attraverso la moda e la bellezza il proprio futuro. È così che dei semplici indumenti diventano un atto di ribellione al pari di una rivolta armata. Le ragazze stesse, con il proprio talento, i propri corpi e la propria volontà si trasformano nel simbolo del riscatto, del coraggio e della voglia di vivere.
Non Conosci Papicha e un pervertimento della normalità che ci riguarda da vicino
Non conosci Papicha è costruito su una sintesi di composizione degli opposti, con immagini di degrado e distruzione che si alternano sistematicamente ad altre piene di vita. Questa complessità è ben rappresentata da una scena all’inizio del film, nella quale Nedjma si reca in discoteca con un taxi attraversando una città tutt’altro che pacifica, mentre la radio riassume allo spettatore quel drammatico contesto. La ragazza – come dovrebbe essere – ride e si diverte a truccare un’amica, eppure in quella normalità c’è qualcosa di irragionevolmente proibito. Neanche nel locale la contraddittorietà di un contesto in pieno cambiamento viene a mancare: mentre sulla pista si balla al ritmo della musica, nei bagni c’è una compravendita clandestina di abiti.
Se la precisa collocazione storica del film lancia una chiara denuncia politica dell’estremismo religioso, è facile astrarre un messaggio valido in tutti quei contesti sociali nei quali pressioni più o meno invasive richiedono a chiunque non si adatti alle aspettative della collettività di reprimere la propria identità, che sia sessuale o culturale. Ma, come ci ricorda il film, certe battaglie di libertà vanno sempre combattute.