Tra i film rivelazione della stagione cinematografica, Minari è destinato a lasciare il segno. Disponibile su Sky e Now TV dal 5 maggio, il quarto lungometraggio di Lee Isaac Chung si è assicurato il Golden Globe per il miglior film straniero, nonché sei candidature ai premi Oscar 2021 e una statuetta (Miglior Attrice Non Protagonista a Yuh-Jung Youn).
Ambientato negli anni Ottanta, Minari racconta la storia di Jacob (Steven Yeun), un immigrato coreano che trascina la sua famiglia dalla California all’Arkansas, terra vista come ricca d’opportunità. L’agricoltore però deve fare i conti con le reazioni della sua famiglia, sconvolta dall’imprevisto trasferimento in un fazzoletto di terra nell’isolata regione dell’Ozark. L’arrivo dalla Corea della nonna (Yuh-Jung Youn) stravolgerà ulteriormente la loro vita, i suoi modi bizzarri accenderanno infatti la curiosità del nipotino David (Alan Kim) e accompagneranno la famiglia in un percorso di riscoperta dell’amore che li unisce…
MINARI, UNA STORIA UNIVERSALE SUL SOGNO DEI NUOVI AMERICANI
Il punto di partenza di Minari non è dei più originali: la storia di una famiglia di immigrati che tenta di trasformare il sogno americano in realtà. Ma è la chiave di lettura a fare la differenza: non c’è retorica e non c’è forzatura narrativa, la narrazione è “affidata” alla prospettiva del piccolo David, come del resto testimoniato dalle scene che trasudano un vivido ricordo d’infanzia – Minari è in parte autobiografico, ha confermato il regista – Lee Isaac Chung conosce esattamente la storia che vuole raccontare e come vuole raccontarla.
Il film mette in scena senza filtri l’impatto del viaggio di una nuova generazione di giovani americani, con una riflessione intima e personale su quello che è a tutti gli effetti l’incontro di due mondi. Minari descrive con audacia come la famiglia di Jacob affronta le difficoltà dell’integrazione, ma anche tutte le contraddizioni insite nei legami familiari, con qualche riflessione degna di nota sulla fede e sul senso di appartenenza.
MINARI, UN RACCONTO DI GRANDE SINCERITÀ MA CON ATMOSFERE ETEREE
In Minari lo spettatore entra a fare parte della famiglia di Jacob e poco importa se il film perde tensione in alcuni punti: in ogni sequenza, in ogni conversazione c’è verità, c’è naturalezza. I riflettori sono accesi sulle dinamiche universali di una famiglia che lotta per sopravvivere in un nuovo mondo e che si riscopre, non senza frizioni di sorta.
Minari deve parte del suo successo alle brillanti interpretazioni degli attori, in particolare di Steven Yeun (già straordinario in Burning) e Yuh-Jung Youn. La fotografia di Lachlan Milne è ammaliante, ma merita una menzione speciale la colonna sonora firmata da Emile Mosseri, che conferisce un’atmosfera quasi eterea alla narrazione.