Per parlare di Godzilla Vs Kong, nuovo capitolo del MonsterVerse diretto da Adam Wingard e in uscita direttamente in streaming sulle principali piattaforme VOD dal 6 maggio 2021 con Warner Bros, è necessario fare un passo indietro e soffermarci sul percorso che ha portato a un nuovo scontro tra i due celeberrimi mostri giganti. Dobbiamo infatti ricordarci come negli ultimi anni – almeno prima della pandemia – nel mercato filmico non si faceva che parlare di “universi cinematografici”.
GODZILLA VS KONG E LA MODA DEI “CINEMATIC UNIVERSE”
Sulla scia dell’enorme successo del MCU, diverse case di produzione si erano lanciate a capofitto in impegni imponenti senza capirne le logiche e i motivi che avevano reso i supereroi dei Marvel Studios così popolari. Mentre la sussidiaria dei The Walt Disney Studios si concentrava a stabilire meticolosamente personaggi e temi in singoli film da poter, forse, in base alle risposte del pubblico, riunire organicamente in unico filone narrativo, tutti gli altri hanno tentavano la strategia opposta: creare blockbuster chiassosi e monumentali più interessati a dare il la a nuovi elementi piuttosto che curarsi dei propri, mostrandosi per quello che erano veramente: mere imprese commerciali piene di talenti e risorse ma prive di idee. Ed ecco così universi nati e morti con un solo film, vecchie pellicole dissotterrate per sequel senz’anima, abomini confusionari riportati in vita da hashtag millantando chissà quale “voce creativa stroncata”, ecc.
DA GODZILLA DI GARETH EDWARDS AL MONSTERVERSE
Una piccola e bizzarra eccezione però, sta forse nella più discreta, ma dall’animo ferale, voce del così detto Monsterverse. Quando nel 2012 la Legendary pictures annunciò di essere al lavoro su un nuovo remake americano di Godzilla che sarebbe collimato in un vero e proprio cinematic universe con altri mostri sacri (letteralmente) del cinema, il pubblico reagì entusiasta, ma la Legendary non aveva fatto i conti su due importantissimi elementi: l’assenza di un filone conduttore “umano” e la reale fama dei suoi protagonisti.
Se è vero che Godzilla è un’icona pop conosciuta da tutti, il suo reale peso cinematografico è sempre stato ristretto alla sua patria d’origine, il Giappone, fuori dal quale ha goduto di un successo underground, con solo pochi appassionati realmente interessati alle sue pellicole, e con queste premesse, il primo Godzilla, diretto da Gareth Edwards ormai nel 2014, era forse il modo sbagliato per iniziare un universo narrativo. Il film era di ottima fattura (complice una grande regia e una produzione di enorme qualità), ma dall’animo insicuro, incerto sull’essere un vero monster movie fine a se stesso o un qualcosa di più, rimanendo bloccato in un limbo fin troppo dimenticabile. Alla fine della visione, lo spettatore non aveva nessun personaggio in carne ed ossa a cui ancorarsi per i film successivi (avendo ucciso l’unico buono a metà film), ed allo stesso tempo non aveva visto e vissuto abbastanza quello che sarebbe dovuto essere il protagonista del film, Godzilla, per seguirlo con interesse in possibili sequel.
THE KING OF MONSTERS VS THE KING OF SKULL ISLAND: VERSO IL SUCCESSO ‘INASPETTATO’ DI GODZILLA VS KONG
Questo primo passo falso ha minato la fiducia del pubblico, che ha reagito tiepidamente all’ottimo Kong: Skull Island, come anche al visivamente impressionante Godzilla: King of the Monsters, da molti criticato proprio per l’eccessiva assenza di personaggi umani; e così, il Monsterverse si trovava con tre pellicole dall’enorme impatto visuale che, in pieno stile Marvel, erano in primis grande intrattenimento e solo in secondo piano una base su cui costruire un universo narrativo, ma minate dall’assenza di un vero e proprio legame empatico con il suo pubblico che invece era stata la struttura portante della casa delle idee.
Consci dei propri errori e sfiduciati dai tiepidi risultati al box office, gli esecutivi della Warner, non contenti di aver distrutto già due universi cinematografici, decisero di ordinare tagli e re-shoots della nuova pellicola, Godzilla Vs Kong (remake dell’ormai lontano Il Trionfo di King Kong – King Kong Vs Godzilla del 1962), in modo da renderla più digeribile ad un pubblico disinteressato ai film che l’avevano preceduta, e per trasformarla nel capitolo conclusivo della saga; eppure, contro ogni prospetto, il film, ritardato svariate volte per la pandemia e tumulti interni, è un successo. Uscito in America il 31 Marzo, la pellicola, seppur disponibile anche in streaming sulla piattaforma HBO Max, distrugge i record degli incassi durante la pandemia prima ancora del suo arrivo nel nostro paese.
GODZILLA VS KONG, LA TRAMA
Dopo essere stato acclamato come salvatore del nostro pianeta, Godzilla inspiegabilmente comincia ad attaccare diverse città, dividendo l’opinione pubblica fra chi lo considera ora una minaccia globale e chi invece sospetta che dietro a tutto questo ci sia qualcosa di più. Fra questi troviamo la giovane Madison Russel (Millie Bobby Brown), salvata da Godzilla 5 anni prima, e Bernie Hayes (Brian Tyree Henry), ingegnere per la compagnia Apex Cybernetics e che sostiene che gli attacchi del titano siano causati proprio dagli esperimenti di quest’ultima.
L’Apex infatti, è alla ricerca di una nuova fonte di energia per lo sviluppo di armi di difesa contro i titani, e decide di finanziare una spedizione, capitanata dal ricercatore Nathan Lind (Alexander Skarsgård), verso la terra cava, luogo d’origine di Godzilla e delle altre creature gargantuesche, come Kong. Per questa ragione, il Dr Lind decide di convincere la Monarch, associazione governativa che tiene Kong sotto osservazione, a lasciare che sia quest’ultimo a guidarli verso la terra cava, seguendo il suo naturale istinto per ritornare a casa. Ad aiutarlo ci sono la Dr.essa Ilene Andrews (Rebecca Hall) e la sua figlia adottiva Jia (Kaylee Hottle), bambina sordomuta in grado di comunicare con Kong tramite il linguaggio dei segni.
IL MERITO DI GODZILLA VS KONG È CHE CONOSCE I PROPRI LIMITI E NON SE NE VERGOGNA
Se queste possono sembrarvi un mucchio di informazioni, beh, sappiate che sono tutte sviscerate dal film in appena 20 minuti. Godzilla Vs Kong infatti, è perfettamente cosciente dei limiti dei suoi personaggi in carne e ossa, e decide quindi di muoversi il più velocemente possibile pur di lasciare spazio alle sue star in CGI. Una buona notizia per chi è in vena di una sana dose di mindless action, ma che rivela l’entità dei trambusti interni della produzione.
Se la continuity dei film precedenti era già piuttosto vaga in modo da garantire anche ai neofiti della serie di non perdersi nessun elemento (salvo poi riempirla con fumetti ed extra per i fan più accaniti), qui si possono fortemente vedere gli effetti dei tagli ordinati dall’alto: personaggi stabiliti come fondamentali che spariscono del tutto, linee narrative che nascono e muoiono precocemente e senza risoluzione, ecc. Nonostante tutto questo però, il film scorre senza nessun vero intoppo o errore, e fa la scelta giusta decidendo di affidare il ruolo di vero protagonista della pellicola non ad un attore pronto a sparire dopo qualche ciak, ma proprio ai due mostri, ed in particolare, a Kong.
L’AZIONE DI GODZILLA VS KONG, TRASCINANTE E STILIZZATA DA TINTE FLUO
Senza perdersi in linee di dialogo banali e poco interessanti, il film lascia che a guidare la storia sia la mimica facciale e fisica dello scimmione, che funge contemporaneamente da grande spettacolo e da motore della trama, rilegando agli umani il mero compito di esporre il minimo delle informazioni necessarie per comprenderla. Per tutto il resto, il film si muove fra combattimenti, scene d’azione e riprese che mostrano il vero potere di questa saga: le sue immagini.
Se nonostante la loro bellezza le altre pellicole del monsterverse erano state criticate per l’eccessivo uso di effetti particellari e ambientazioni buie per “coprire” le sue creature, questo film invece fa l’esatto opposto. Grazie anche ad una grande varietà visiva, che gioca fra scene d’azione in pieno giorno ad altre illuminate da luci fluo dal sapore neon wave, da ambientazioni urbane ad altre al limite del fantasy con le scene nella terra cava, Godzilla Vs Kong non solo riesce ad intrattenere e divertire, ma anche a sorprendere grazie al suo stile ed una regia chiarissima e cristallina da parte di Wingard (che del resto, era già stato considerato da Peter Jackson per dirigere un possibile sequel del suo King Kong).
IL FILM GIUSTO AL MOMENTO GIUSTO
Sarebbe facile cercare debolezze nella trama di quello che, in fondo, è un guilty pleasure in piena regola, magari però paragonandole agli insuccessi di recenti blockbuster ben più ambiziosi (su tutti Tenet). La verità però è che Godzilla VS Kong non solo è un trionfo di intrattenimento puro, ma probabilmente il film giusto per staccare la spina, e magari, ritornare in sala. Se è vero che il sonno della ragione genera mostri, quelli in questa pellicola potrebbero invece aiutarvi a dimenticare i vostri, almeno per i suoi 113 minuti di durata. Che siate dei fan del genere Kaiju (per cui non mancheranno chicche e citazioni) o che siate solamente in cerca di una più che legittima fuga dalla realtà, Godzilla VS Kong è decisamente il film che fa per voi.