Estraneo a Bordo (titolo originale Stowaway), distribuito in direct to streaming su Netflix, è lo sci-fi con cui Joe Penna offre, quasi ironicamente, una traslazione nello spazio interstellare delle condizioni da chiusura forzata che hanno un sapore tragicamente noto. Con uno script che mantiene un tono drammatico, Estraneo a bordo si nutre di densità e sospensione emotiva, garantite da un esiguo numero di attori (quattro): Anna Kendrick, Toni Collette, Shamier Anderson e Daniel Dae Kim. Una prova che, di certo, non regge il confronto con la claustrofobia condizione limite della missione interspaziale che tanti, fra i quali Cuarón con Gravity (2013), hanno offerto agli spettatori. Il film di Penna, si pone parzialmente sulla parabola discendente preceduto da Ad Astra di Gray (2019) e The Midnight Sky di (e con) George Clooney (2020).
ESTRANEO A BORDO, IL FILM NETFLIX TRA SPAZIO E DILEMMI ETICI
Una ricercatrice medica (Anna Kendrick) e un biologo (Daniel Dae Kim), sotto la guida del loro comandante (Toni Collette), prendono parte a una missione spaziale di durata biennale che prevede uno spostamento su Marte. Quando la navicella è già fuori dall’orbita terrestre, la scoperta di un clandestino a bordo cambia le sorti della missione. L’estraneo (Shamier Anderson) e un danno irreparabile all’impianto di produzione di ossigeno mettono in pericolo la vita di tutto l’equipaggio. Il configurarsi di queste nuove condizioni spinge irrimediabilmente verso la valutazione di drammatiche scelte morali.
IN ESTRANEO A BORDO DILEMMI MORALI FUORI DALL’ORBITA TERRESTE
In un’atmosfera nota, e con un sonoro asfissiante, Estraneo a bordo misura la condizione umana fuori da orbite sicure. La sperimentazione sulla creazione di nuova vita, si pone in una paradossale contrapposizione con la sopravvivenza individuale. In questo caso, è un quarto passeggero improprio che modifica l’esperimento, perturbandolo. Con la complicità dell’espressione marmorea di Toni Collette, il film di Penna ripercorre un genere, proiettando in forma realistica la natura umana fuori dal proprio centro di gravità. La scenografia arida e l’occhio della regia, infatti, spingono la narrazione fuori dall’asse sicuro del mondo umano. Qui, ogni barlume di moralità di affievolisce, fuori dalla compressione della legalità e dallo sguardo esteso dell’altro.
VUOTI E SILENZI NEL FILM DI PENNA
Senza poter arrivare agli alti livelli dei silenzi di Interstellar (2014), mutuati dal kubrikiano 2001 – Odissea nello spazio (1968) e ancora più da Solaris di Tarkovskij (1972), Penna tenta un recupero della vacuità in una dimensione diversa. Il vuoto e il silenzio, unitamente alla riduzione della relazioni umane, sono elementi essenziali che costruiscono lo senario di Estraneo a bordo. L’idea è quindi una missione spaziale della durata di due anni che abbandona l’uomo ai propri demoni, quando la vita è messa all’angolo.
ESTRANEO A BORDO E L’ALTERAZIONE DEGLI EQUILIBRI
Come si diceva, la presenza del passeggero indesiderato – ritenuto dal capitano “non significativo” – altera l’equilibrio interno del sistema. Il microcosmo sociale della navicella è messo in pericolo, facendo presagire il crearsi di una pericolosa condizione pre-sociale. Penna crea una storia dai tragici risvolti etici, in cui l’obbligo della sopravvivenza fa dell’estraneo il primo utile sacrificabile. Nella psicosi, nella paranoia delle ristrettezze e del silenzio, nell’isolamento, nelle inquadratura prospettiche dei corridoi interni alla navicella, nelle tracce sonore tese, si genera un errore pareidolico che riporta l’impressione visiva verso quella filmografia che sa di presenza umana promiscua e spazi claustrofobici: in sostanza, un esperimento da psicologia sociale.
LE SUSPENCE MORALI DEL FILM DI JOE PENNA
Che sia in una sperduta località montana o a distanze siderali tra pianeti come in Estraneo a bordo, la natura umana viene brutalmente messa alla prova. Le solitudini sofferte nel rimorso e la prospettiva della morte imminente, sono circoscritti a uno spazio e a un tempo extra-antropici, ma allo stesso tempo profondamente legati a ciò che è specificamente umano. La suspence, qui, non trova sfogo in una mera forma da action-movie, quanto nella tensione psichica interna ai tragici protagonisti. Ma questa è una tradizione già conosciuta, che non aggiunge nulla alla filmografia di genere, se non, naturalmente, lo schema differenziato di personaggi e situazioni proposte dalla sceneggiatura.
TRA SITUAZIONI LIMITE E SACRIFICIO ETICO: ESTRANEO A BORDO E IL SENSO DI DEJA-VU
Estraneo a bordo, anche nella risoluzione narrativa, si aggancia all’idea di riscatto morale ottenuto tramite il sacrificio personale. Un evento che va a tipicizzare gli sci-fi interstellari partendo dal configurarsi di una situazioni-limite. Di certo, rincuora osservare una proiezione ideale di ciò che l’uomo sceglie di essere rispetto alla pulsione istintuale dell’autoconservazione. Tuttavia, questo non offre originalità al prodotto di Penna che, pur nella sua romantica inquadratura finale, finisce solo col generare un forte senso di deja-vu.